Mentre sulle Borse europee soffiano venti populisti e il mercato si interroga sulle conseguenze del cambio di governo in Spagna e sulle prossime mosse del neo Governo italiano giallo-verde, a Wall Street spira forte il vento della ripresa di utili aziendali e occupazione. Tanto che il mercato americano, nella settimana più turbolenta per le Borse europee dal 2011, è riuscito a girare in positivo grazie a un ottimo rapporto sull’occupazione americana a maggio: il numero di posti di lavoro creati è stato superiore alle stime e il tasso di disoccupazione è calato più del previsto al 3,8%, il minimo da aprile 2000.
A far ben sperare sull’andamento del mercato americano sono gli utili aziendali. «La recente stagione dei risultati negli Stati Uniti è stata sorprendentemente positiva, e soprattutto tale vigore non è stato interamente determinato dalla riforma fiscale, come indicano le revisioni al rialzo delle stime sulla crescita futura dell’EBIT (utili al lordo di interessi e imposte)». Così scrivono nell’analisi mensile sui mercati Toby Nangle, co-responsabile asset allocation globale e responsabile multi-asset EMEA, e Maya Bhandari, gestore di portafoglio, multi-asset di Columbia Threadneedle Investments.
Questa non è una buona notizia per la crescita futura degli utili nei mercati emergenti e in Europa che, secondo i gestori di Columbia Threadneedle Investments, è frenata dai movimenti delle valute. I dati giapponesi sono risultati invece generalmente in linea con le attese, rendendo la performance degli Stati Uniti sorprendentemente incoraggiante.
IDEE DI INVESTIMENTO
La forza del dollaro e le turbolenze europee hanno fatto tornare l’appetito per il mercato azionario americano. Le ragioni per essere positivi sul mercato americano sono tante. Ecco quali secondo l’analisi dei gestori:
- Nel 2018 le azioni USA hanno registrato un andamento in linea con le azioni globali, segnando il passo rispetto ai mercati giapponesi ed europei;
- l’assenza di una sovraperformance suggerisce che gli sgravi fiscali dell’amministrazione Trump erano stati in precedenza scontati dai mercati;
- le valutazioni azionarie statunitensi sono diventate più convenienti dall’inizio dell’anno e il mercato statunitense ospita imprese globali dominanti che continuano ad attrarre investimenti.
La voglia di America cresce ma bisogna tenere conto di una serie di contro e di alcuni appuntamenti chiave che possono attivare turbolenze e volatilità a Wall Street. Ecco quali, secondo il calendario macroeconomico di giugno:
- Il primo appuntamento chiave è atteso il 12 e 13 giugno con la riunione della Banca centrale americana (FED). Le previsioni sono per un rialzo dei tassi, il secondo del 2018, dopo che a maggio erano rimasti fermi. L’altro dato chiave atteso riguarda gli ordini di fabbrica e agli ordini di beni durevoli, termometri dell’andamento produttivo e dei consumi;
- Restano latenti le tensioni relative alla guerra dei dazi in atto tra Washington e Pechino e tra Washington e Bruxelles che possono tornare a pesare in ogni momento sui mercati. In particolare, Cina e Stati Uniti hanno avviato il terzo round negoziale per tentare di risolvere i contenziosi bilaterali su commercio ed economia, con i dazi per 50 miliardi che dovrebbero partire a metà giugno. Sono già operativi in Europa, invece, i controversi dazi su acciaio e alluminio, rispettivamente del 25% e del 10%, che sono attivi anche per Canada e Messico. L’Unione europea è già pronta a dare battaglia;
- Lo scenario di una guerra commerciale su scala globale resta preoccupante. Il rischio escalation è dunque elevatissimo e il tema dei dazi è uno dei punti chiave in discussione ai lavori del G7 dei capi di Stato e di governo in programma l’8 e 9 giugno in Canada, dove Trump rischia di trovarsi per la prima volta davvero isolato dagli altri leader delle principali potenze mondiali;
- Un altro punto chiave per il mercato americano è lo storico summit tra Donald Trump e il leader coreano Kim Jong un, confermato per il 12 giugno a Singapore e che potrebbe aprire la strada all’accordo di pace in Corea. E c’è un altro vertice storico a cui si lavora silenziosamente e che potrebbe vedere la luce nelle prossime settimane: quello tra Donald Trump e Vladimir Putin, con l’obiettivo di creare un clima di disgelo.
Per puntare sulla borsa americana, secondo un’analisi di Morningstar, la scelta migliore è un fondo specializzato sulla Borsa americana che adotti uno stile growth (Categoria Morningstar: Azionari America Large Cap Growth).
La top ten dei migliori fondi azionari large cap America a stile growth
Prodotto | Rendimento YTD | Rendimento 1y | Rendimento 3y |
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PrivilEdge - Sands US Growth (EUR) NA | 22,36% | 26,57% | 11,81% |
Morgan Stanley Us Growth Classe A Eur | 20,37% | 25,51% | 16,13% |
Brown Advisory US Equity Growth € B | 16,83% | 21,47% | 10,48% |
Edgewood L Select - US Select Growth A EUR | 16,16% | 19,43% | 14,21% |
Bgf Us Growth Fund Usd Classe E2 | 15,55% | 23,68% | 11,51% |
Wells Fargo (Lux) Worldwide Fund - U.S. Large Cap Growth Fund A USD Acc | 15,22% | 20,70% | 11,10% |
T. Rowe Price Funds SICAV - US Blue Chip Equity Fund A10 USD | 14,71% | 22,56% | --- |
Jpm Us Growth D (acc) - Usd | 14,62% | 20,84% | 11,07% |
Goldman Sachs US Focused Growth Equity Portfolio P Inc USD | 14,45% | 16,40% | 7,83% |
Lord Abbett U.S. Growth Leaders Fund A USD Acc | 14,27% | 20,54% | 10,39% |
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Note
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