Dopo anni di annunci, luglio 2021 è una data da segnare come l’inizio di un nuovo corso nella cosiddetta space economy che non è solo la conquista di Marte. I viaggi compiuti da Richard Branson con la sua Virgin Galactic e da Jeff Bezos con Blue Origin hanno dimostrato che lo spazio può essere un posto dove viaggiare, anche solo per turismo. Ma è davvero l’inizio di una nuova era turistica? La risposta è no se guardiamo ai costi. Lo spazio resta una meta solo per miliardari e lo resterà per molto tempo.
L’apertura del cosmo al turismo e la normalizzazione dei viaggi spaziali è un obiettivo che le aziende e i loro fondatori miliardari intendono raggiungere. Non si ha però un’idea di quando ciò potrà davvero avvenire. Per emulare Branson, i suoi clienti dovranno pagare almeno 250 mila dollari per un posto. Ha già annunciato però che si tratta di offerte e i prezzi sono destinati a salire. Sono già 600 i passeggeri prenotati per i primi voli previsti nel 2022.
Il prezzo proposto da Virgin Galactic è un affare se confrontato con i costi per salire sul razzo New Shepard di Blue Origin. La compagnia di Bezos non ha reso noto il costo del biglietto per le missioni, probabilmente due previste nel 2022. Ha però messo all’asta per 28 milioni di dollari un posto sul primo volo con equipaggio.
Sia Virgin Galactic, sia Blue Origin al momento offrono viaggi in giornata (andata e ritorno in pochi minuti). Solo SpaceX di Elon Musk punta a mandare in orbita per qualche giorno i turisti che saliranno sulla capsula Crew Dragon e potranno pagare almeno 55 milioni di dollari.
La strada per arrivare a prezzi accessibili al pubblico è lunghissima e, per ora, i viaggi spaziali restano esperimenti finanziati da miliardari in cerca di novità e una possibilità per gli scienziati di fare ricerche sulla microgravità e il trasporto rapido. Tanto che nessuno sa, nemmeno i fondatori delle aziende, quali saranno i prezzi dei prossimi viaggi.
Musk non ha detto quanto costerà ai potenziali passeggeri volare su Starship. Virgin Galactic non ha detto quanto prevede di addebitare i biglietti per il suo nuovo aeroplano spaziale. SpaceShipThree, proprio come Blue Origin, non ha rivelato i prezzi di New Shepard.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il turismo spaziale è solo una piccola parte della space economy che è esplosa negli ultimi dieci anni grazie ai progressi nella tecnologia missilistica e satellitare. Imprenditori e finanzieri stanno invadendo questo settore che una volta era terra solo dei governi. Secondo un’analisi di The Economist, nel 2020 sono stati investiti 28 miliardi di dollari in attività spaziali. Tutto nella speranza di emulare il successo di SpaceX, che ha ridotto il costo dei lanci orbitali grazie ai suoi ingegnosi razzi riutilizzabili ed è valutato 74 miliardi di dollari. L’affare c’è per tutti.
Il mercato spaziale è stimato oggi a 400 miliardi di dollari e potrebbe raggiungere 2.700 miliardi entro il 2045 secondo stime PwC e Bank of America Merril Lynch. Per Morgan Stanley l’intera economia spaziale genererà 1.100 miliardi di dollari di entrate entro il 2040. UBS prevede 800 miliardi di dollari entro il 2030. Secondo UBS, il turismo spaziale darà un grande contributo a quello totale se si dimostra un trampolino di lancio per sostituire l’aviazione di massa a lungo raggio con i viaggi ipersonici. Ma a questi prezzi è improbabile.
Per Olivier De Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier, bisogna allargare lo sguardo oltre il cielo per rendersi conto che l’economia spaziale porterà benefici in tutti gli ambiti e offre occasioni di investimento in diversi settori: dalle telecomunicazioni all’agricoltura di precisione, passando per il settore delle assicurazioni e l’industria.
Con la messa in orbita di una rete di satelliti di osservazione della Terra, per esempio, i dati raccolti permetteranno di sviluppare soluzioni di prevenzione e sistemi di gestione dei rischi e delle risorse. Consentiranno anche di ridurre il digital divide, lottare contro il cambiamento climatico o preservare la biodiversità.
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Note
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