La pandemia ha fatto fare un salto indietro all’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 che punta ad ottenere la parità di genere, non solo tra sessi ma anche tra razze, culture, reddito e istruzione. Lo ha certificato Gender Gap Report 2021 a cura del World Economic Forum (WEF). Serviranno almeno 135 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere (erano 95 anni nell’analisi 2020 del WEF).
Ma come si misura la parità di genere? Oltre all’analisi del WEF che è un punto di riferimento per chi investe ci sono diversi indici a cui fare riferimento.
- Gender Gap Report 2021 WEF prende in considerazione le politiche messe in campo dai Paesi. In testa alla classifica ci sono da sempre i Paesi nordeuropei (Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia) che hanno misure per la famiglia importanti. In Europa spiccano Germania e Francia, nelle prime venti. Gli Usa sono trentesimi e l’Italia è bel oltre il sessantesimo posto.
- Gender Index Equality del European Insitute for Gender Equality (EIGE) misura la capacità dei Paesi dell’area nelle politiche di uguaglianza. A livello europeo è questo il punto di rifermento. Ogni anno l’indice assegna all’UE e agli Stati membri un punteggio da 1 a 100. Il punteggio di 100 significa che un Paese ha raggiunto la piena parità tra donne e uomini. In media l’UE ha un punteggio di 67. In testa alla classifica anche qui ci sono i Paesi Nordici (Svezia, Danimarca, Finlandia). Nell’edizione 2021 hanno presi punti in più i Paesi che hanno gestito meglio il tema salute.
- Il Bloomberg Gender Equality index (GEI) che monitora 380 aziende in 44 Paesi, 17 italiane. Questo colloca l’Italia tra i primi quattro Paesi a livello globale impegnate a divulgare i loro sforzi per sostenere l’uguaglianza di genere attraverso lo sviluppo di politiche, la rappresentanza e la trasparenza. L’adesione all’indice è volontaria da parte delle aziende che devono comunicare una serie di informazioni ogni anno. Grande importanza viene data alla flessibilità sul lavoro, il gender gap e l’inclusione.
- Gender Equality Index, lanciato a giugno 2021 da Aberdeen Standard Investments Research Institute (ASIRI), mette in fila 29 paesi sviluppati a livello globale attribuendo loro un punteggio sulla base di molteplici fattori economici, politici e di empowerment. Svela anche alcune informazioni sorprendenti sulla persistente diseguaglianza di genere. Anche in questo caso il punteggio massimo è 100 e ai primi posti ci sono i Paesi del Nord Europa (Svezia, Danimarca, Norvegia). L’obiettivo dell’indice è sensibilizzare maggiormente riguardo al fatto che la parità di genere è davvero fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un paese.
IDEE DI INVESTIMENTO
Aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro può rilanciare la crescita della produttività, oggi stagnante. Infatti in tutte le economie dell’OCSE la partecipazione femminile è più bassa rispetto a quella maschile. La She economy è un tema di investimento di lungo termine e uno dei temi delle lettere S e G della sigla ESG degli investimenti sostenibili.
Investire sulle donne e sul ruolo che possono avere nel rilancio dell’economia significa puntare sull’economia dell’inclusione.
- Online Sim offre un portafoglio modello che punta sull’uguaglianza di genere che ha un rendimento annualizzato del 15,14% (dati aggiornati a luglio 2021). Costruito in collaborazione con Main Street Partners, boutique finanziaria inglese specializzata in ESG. Il portafoglio investe in fondi tematici con un preciso obiettivo di investire nella parità di genere. Oppure su fondi generalisti che puntano su aziende ben posizionate su alcune metriche legate al tema (per esempio, percentuale di donne in CdA, percentuale di donne nel top management, la soddisfazione degli impiegati). Queste metriche vengono ricalcolate periodicamente e comunicate all’investitore in modo da dargli il senso di un investimento tangibile con degli obiettivi chiari e trasparenti.
- Per inserire in portafoglio un singolo fondo che guarda alla parità di genere, ci sono fondi tematici specializzati sulla gender diversity. Nordea 1 – Global Gender Diversity Fund, un azionario internazionale partito nel 2019 (+19,70% de gennaio 2021 secondo dati Morningstar aggiornati a luglio 2021); RobecoSAM Global Gender Equality Impact Equities D EUR, partito a ottobre 2020 in Italia, con una storia di gestione più lunga perché ha subito un cambio di denominazione (+15,28% de gennaio 2021 secondo dati Morningstar aggiornati a luglio 2021); e un fondo tematico che punta sull’inclusione a tutto tondo BNP Paribas Inclusive Growth Classe Classic Eur Acc, che nasce dalla ridenominazione del fondo BNP Paribas Human Development (+14,42% da gennaio 2021 secondo dati Morningstar aggiornati a luglio 2021). Il fondo introduce una nuova strategia di investimento orientata alla crescita inclusiva, investendo su aziende che dimostrano un approccio proattivo verso la riduzione delle disuguaglianze legate al reddito, all’istruzione, al genere, all’origine etnica, geografica, all’età o alla disabilità.
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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