La Cina è stata la protagonista economica di agosto 2023 con diverse azioni che hanno lo scopo di dare una spinta ai mercati e aumentare la fiducia degli investitori. Ma non solo. Dopo il fallimento di Evergrande, la Cina vuole spingere sul cambiamento dell’architettura finanziaria globale, facendo pendere l’ago del potere economico verso l’Asia.
L’estate in Cina
Ecco cosa ha visto in particolare l’estate cinese:
- Il caso Evergrande e la manovra a sostegno dei mercati. Il fallimento della società immobiliare Evergrande, agonizzante dal 2021, è arrivato. Il governo cinese ha reagito dimezzando l’imposta di bollo applicata su tutte le transazioni azionarie allo 0,05%. Probabilmente non sarà sufficiente a riportare fiducia, dato che il settore immobiliare vale circa il 30% dell’intera economia cinese, secondo dati National Bureau of Economic Research.
- Il taglio dei tassi per dare fiato all’economia. A metà agosto la Banca centrale cinese, People Bank of China, ha ridotto il tasso di riferimento sui prestiti ad un anno (LPR) di 10 punti base al 3,45% dal precedente 3,55%. Mentre il tasso a cinque anni è stato lasciato fermo al 4,20%. A luglio era già stato tagliato il tasso sui prestiti alle banche commerciali ad un anno con una svalutazione dello yuan.
- Il rilancio del progetto di un Fondo monetario asiatico. Da tempo la Cina accarezza il progetto di contrapporre al Fondo monetario internazionale (FMI) un organismo asiatico. Il nuovo assetto dei Paesi BRICS emerso a fine agosto può dare forza al progetto.
Perché la Cina vuole un Fondo monetario asiatico (FMA)
La sfida tra Cina e Stati Uniti per il primato di economia più grande del mondo sta mettendo in dubbio il ruolo del Fondo monetario internazionale (FMI).
Cosa fa il FMI
- FMI: missione salvare le economie. Nato alla fine della seconda guerra mondiale, negli ultimi 40 anni è diventato l’organo deputato alla gestione degli shock finanziari a livello globale attraverso programmi di assistenza che hanno dato priorità alle politiche di liberalizzazione commerciale e finanziaria, di privatizzazione e di deregolamentazione dei mercati.
- Il voto degli Stati Uniti pesa di più. FMI ha 190 Stati membri, tra cui l’Italia. Per prendere una decisione occorre l’85% del voto favorevole dei membri. Il voto degli Stati Uniti pesa per il 16,5% e per questo spesso è stato determinante nelle scelte.
- I Paesi amici degli Stati Uniti sono favoriti. Negli ultimi anni FMI ha preso decisioni in soccorso del debito di Paesi strategici per l’economia americana come Argentina, Egitto e Pakistan. I Paesi asiatici lamentano di essere dimenticati.
Le vie alternative della Cina a FMI
- La via cinese per scavalcare FMI. Cina, ma anche Arabia Saudita, negli ultimi 20 anni hanno lanciato iniziative per “sostituirsi” al FMI finanziando Paesi emergenti. Per esempio, la cinese Belt and Road Initiative (BRI) lanciata una decina di anni fa.
- Il credito della Cina verso i Paesi emergenti. La Cina ha investito milioni di dollari in Paesi medi ed emergenti con l’obiettivo di creare partnership commerciali. Oltre 60 Paesi oggi devono alla Cina più del 10% del loro debito estero.
- Il braccio di ferro tra Cina e FMI. Il Fondo monetario internazionale ha chiesto ai creditori cinesi di ridurre i debiti cancellandoli o svalutandoli e di allungare le scadenze. La Cina non è d’accordo.
- Il fallimento del mediazione del G20. Nell’anno della pandemia il G20 aveva cercato di mediare tra le parti, lanciando un tavolo per coordinare il rifinanziamento e la ristrutturazione dei debiti (Common Framework for Debt Treatment beyond the DSSI), cercando di mettere insieme membri FMI con Cina, Arabia Saudita, India, Kuwait e Turchia. A distanza di tre anni non si sono mai riuniti.
Il progetto di un FMA
- Il rilancio del Fondo monetario asiatico. L’idea è antica, risale al 1997, e ad averla fu il Giappone. Nella primavera 2023 l’ha rilanciata la Malesia e la Cina la appoggia. Secondo l’analisi di Columbia Threadneedle Investments, un FMA consentirebbe ai Paesi asiatici di diversificare i propri impegni finanziari, promuovendo l’autonomia, la solidità della rete di sicurezza e la stabilità dei mercati finanziari locali. Inoltre, aiuterebbe la Cina a realizzare le sue ambizioni di internazionalizzazione del renminbi.
- Il rafforzamento dei BRICS aiuta. Se l’unione fa la forza, l’allargamento dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) è un’arma in più nelle mani della Cina. Da gennaio 2024 i BRICS diventeranno 11 con l’ingresso di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. L’elenco è destinato ad aumentare nei prossimi anni.
- La corsa contro il G7. L’obiettivo è evidente: contrapporsi ai Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti). Oggi i Paesi del G7 producono il 43% del Prodotto interno lordo (PIL) globale contro il 26% dei BRICS. Con l’allargamento a 11 Paesi il PIL globale dei BRICS sale al 36%.
IDEE DI INVESTIMENTO
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I migliori fondi azionari mercati emergenti
- BSF Emerging Markets Equity Strategies Fund Classe E2 EUR ACC è un fondo azionario Paesi emergenti che investe almeno il 70% del suo patrimonio in azioni e titoli legati alle azioni, compresi i derivati) e, se ritenuto opportuno, liquidità e strumenti quasi monetari. Può assumere esposizioni di investimento lunghe, sintetiche lunghe e sintetiche corte, a seconda delle condizioni di mercato. Partito nel 2015, il fondo rende a tre anni il 12,62% (dati Morningstar aggiornati ad agosto 2023). L’Asia emergente vale il 43% del portafoglio, l’Asia Paesi sviluppati pesa il 23,18%. Tecnologia, beni di consumo e finanza sono i settori più rappresentati.
- M&G (Lux) Global Emerging Markets Fund Classe A Usd Acc è un fondo azionario Paesi emergenti che investe sui mercati emergenti con un’ottica di lungo periodo di cinque anni applicando i criteri ESG. La selezione dei titoli privilegia società le cui prospettive a lungo termine sono sottovalutate. Partito nel 2018, il fondo rende a tre anni l’11,22% (dati Morningstar aggiornati ad agosto 2023). L’Asia emergente vale il 39,5% del portafoglio, l’Asia Paesi sviluppati pesa il 28,8%. Finanza, tecnologia e beni di consumo ciclici sono i settori più rappresentati.
- RAM (Lux) Systematic Funds – Emerging Markets Equities Classe F è un fondo azionario denominato in dollari specializzato nei mercati emergenti che investe prevalentemente nel mercato asiatico. Lanciato nel 2009, ha un rendimento dell’8,16% a tre anni (dati Morningstar aggiornati ad agosto 2023). Finanza, tecnologia e beni di consumo ciclici sono i primi settori in portafoglio. L’Asia emergente vale il 38,2% mentre l’Asia Paesi sviluppati il 28,5%.
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Note
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