Fino a 5 anni fa il nucleare era bandito da qualsiasi documento di sostenibilità energetica. Oggi il mondo si è capovolto. La transizione energetica in atto ha riportato in auge i reattori nucleari. Questi sono destinati a diventare una parte più importante del mix energetico. Soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza dell’obiettivo zero per le emissioni da raggiungere entro il 2050.
Cosa è accaduto? Le carenze di energia, in particolare in Asia e in Europa, hanno aumentato la domanda globale di combustibili fossili. Queste carenze non possono essere colmate facendo affidamento solo sull’eolico e sul solare. La soluzione è riportare in vita il nucleare. Tanto che l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) dà per scontato che per raggiungere di emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario un raddoppio dell’energia nucleare a livello globale.
Oggi il nucleare rappresenta solo il 4% del consumo di energia primaria. Le cose però cambieranno presto perché a livello globale si moltiplicano i piani a favore del nucleare. Vediamo come si stanno muovendo gli Stati che credono nel nucleare.
Cina e India guidano la rivoluzione nucleare asiatica
Il primato degli investimenti in nucleare va alla Cina che entro il 2025 supererà gli Stati Uniti per nuove centrali nucleari. La Cina prevede di costruire almeno 150 reattori nei prossimi 15 anni investendo fino a 440 miliardi di dollari.
L’India ha previsto di quadruplicare l’attuale capacità nucleare entro il 2031. Costruendo nuovi impianti e ammodernamento gli esistenti. In particolare, si sta costruendo il più grande sito indiano di energia nucleare a Jaitapur, nel distretto di Ratnagiri nel Maharashtra. Ci saranno sei reattori da 1650 MWe costruiti in cooperazione tecnica con la Francia.
Il Giappone è il più cauto tra i Paesi asiatici dopo disastro di Fukushima del 2011. Il suo più recente piano energetico nazionale fissa l’obiettivo di ottenere dal 20-22% della sua energia dal nucleare entro il 2030 (era circa il 5% nel 2020). Non si specifica però se verranno costruiti nuovi impianti.
Gli Stati Uniti guardano ai reattori nucleari mini
Gli Stati Uniti sono in prima linea negli sforzi per progettare sistemi nucleari più piccoli. Si chiamano SMR e sono piccoli reattori modulari che dovrebbero essere più veloci, più facili ed economici da costruire. Rispetto alle enormi centrali nucleari convenzionali.
Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha concesso a TerraPower – società sostenuta da Bill Gates con 4 miliardi di dollari di investimento – un finanziamento di 80 milioni di dollari per sviluppare la sua tecnologia. In programma un’installazione di un nuovo tipo di reattore in una centrale elettrica a carbone del Wyoming la cui chiusura è prevista per il 2025.
Il progetto TerraPower dovrebbe essere operativo nel 2028. Dovrebbe essere operativo nel 2029 il sito SMR di NuScale Power in Idaho. L’azienda sta cercando opportunità anche all’estero, inclusa la Romania, dove potrebbe essere in grado di costruire un impianto anche prima, entro il 2028.
L’Europa vuole il nucleare come fonte green
In Europa i prezzi dell’elettricità alle stelle e la preoccupazione che l’Unione Europea dipenda troppo dal gas naturale russo hanno dato una spinta decisiva nucleare. Tanto che, all’inizio del 2022, la Commissione Europea ha annunciato l’intenzione di includere nucleare e gas nella tassonomia dell’Unione Europea.
In pratica, l’UE vuole dare a gas e nucleare la patente di fondi energetiche green che rispettano i criteri ESG. Questo a patto che si verifichino determinate condizioni. Come, per esempio, una richiesta di permesso di costruzione entro il 2045 per gli impianti di energia nucleare e entro il 2030 per gli impianti a gas. Nella costruzione di impianti nucleari è la Francia il Paese UE che detiene il primato: ottiene già circa il 70% della sua energia dal nucleare.
La Germania dove l’avversione per il nucleare ha contribuito alla nascita di un partito politico nazionale, è in controtendenza. Quest’anno è prevista la disattivazione dei tre reattori e non ci sono in programma di costruirne di nuovi.
In Italia, dove due referendum (1987 e 2011) hanno detto no al nucleare il dibattito si è riaperto a livello politico. Nell’Europa dell’Est le ex repubbliche sovietiche sono alla ricerca di alternative ai reattori di fabbricazione russa. La Polonia, la nazione più dipendente dal carbone dell’UE, sta lavorando con NuScale e con Electricité de France SA (EDF) per la fornitura di più centrali nucleari convenzionali.
IDEE DI INVESTIMENTO
La svolta energetica nucleare non piace ai grandi gestori di fondi. In particolare, la scelta europea è stata fortemente criticata e respinta dall’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC). Comprendente le grandi società di asset management che gestiscono a livello globale circa 50 mila miliardi di euro. Oltre che dal Forum europeo per gli investimenti sostenibili (EUROSIF) i cui membri gestiscono circa 20 mila miliardi di euro.
Secondo gli asset manager lo sviluppo nucleare rischia di minare gli sforzi per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La proposta definitiva dell’UE su tassonomia e nucleare è attesa a fine gennaio 2022. Dovrà poi passare al vaglio dei Paesi membri e i gestori daranno battaglia.
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- Vontobel Future Resources Classe C è un fondo azionario internazionale che investe a livello globale e un rendimento a un anno di -6,98% (dati Morningstar aggiornati a gennaio 2022). Da agosto 2021 ha cambiato denominazione in Vontobel Energy Revolution. Investe nel tema della transizione dal carbone all’energia rinnovabile, principalmente attraverso le azioni di società con un potenziale di crescita a lungo termine. Rivolge particolare attenzione a energia alternativa, idrogeno, celle a combustibile e batterie oltre a materiali collegati. Investe su beni industriali e tecnologie, il 33% in America, il 22% Asia e il 20% in Europa.
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Note
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