Era il 2001 quando per la prima volta il Governo degli Stati Uniti dichiarò che le infezioni antibiotico-resistenti possono essere una grave minaccia per la salute pubblica. Quindici anni dopo, un’inchiesta di Reuters ha scoperto che le morti collegate a queste infezioni non sono mai state catalogate e questo ha reso praticamente vana la lotta per combattere i batteri che sono “la piaga” del nuovo millennio. Tanto che i vaccini e i nuovi antibiotici sono un fronte caldo della lotta contro le malattie, anche perché non ci sono solo i virus ma anche i cosiddetti super batteri, tipologie di funghi mutanti e parassiti che grazie all’innalzamento delle temperature hanno trovato terreno fertile per proliferare. Nella maggior parte dei casi i virus e le malattie che si sviluppano sono letali e secondo uno studio del Governo inglese condotto sulla Antimicrobial Resistance (AMR) ovvero sul diffondersi di micro-organismi resistenti ai medicinali, i super batteri potrebbero diventare la prima causa di morte entro il 2050.

Come siamo arrivati a questo punto? Una risposta plausibile si trova nell’inquinamento e nel riscaldamento globale che ha danneggiato prima di tutto le acque degli Oceani al punto che i coralli rischiano lo sbiancamento a causa della CO2 disciolta, vibrioni, alghe tossiche ed altri organismi patogeni stanno invece proliferando, con rischi sempre maggiori per la salute umana. A lanciare l’allarme è un rapporto dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) preparato da 80 scienziati e condotto in 12 Paesi, secondo cui è proprio la temperatura più alta dell’acqua che fa sopravvivere i patogeni anche dove prima non resistevano.

Un esempio? Il Vibrio vulnificus, un batterio molto simile a quello che causa il colera mortale per l’uomo, è stato trovato a 1600 chilometri più a nord del suo habitat usuale, nel mar Baltico e in Alaska. Non dovrebbe essere lì, secondo il rapporto IUCN così come non dovrebbero proliferare le oltre 100 specie di alghe tossiche che producono tossine nocive per l’apparato gastrointestinale e neurologico. L’effetto del riscaldamento ha portato alla contaminazione dei pesci e alla migrazione di specie animali come le meduse, le tartarughe, gli uccelli marini verso il Nord del Pianeta. La conseguenza è che quello che arriva nel piatto è contaminato. La prova? Secondo un’analisi di Altroconsumo, nel 63% della carne di pollo venduta a Roma e Milano sono presenti batteri resistenti agli antibiotici, come l’Escherichia coli.

Super batteri: quanto pesa il riscaldamento del pianeta

Il fenomeno non è solo colpa dell’innalzamento dei livelli di Co2 nell’aria. La verità è che dal 1987 in poi, secondo l’indagine di Reuters, è stata rilasciata una sola nuova classe di antibiotici per uso medico. Sono passai quasi 30 anni. E nonostante anni di sforzi per educare gli operatori sanitari circa il controllo delle infezioni, diversi studi dimostrano che molti ancora abitualmente non rispettano le misure preventive, anche di base, come il lavaggio delle mani. I Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie e la prevenzione nel 2013 hanno pubblicato un elenco di infezioni batteriche e fungine farmaco-resistenti, etichettando ciascuno come “urgente”, “serio” o “preoccupante”, a seconda della pericolosità e della difficoltà di trattamento.

Che fine ha fatto la ricerca farmaceutica? Il Big Pharma è sceso in campo invitando i Governi a creare nuovi modelli economici per favorire la ricerca e il rilascio di antibiotici più “moderni”. La richiesta è stata firmata dai primi cinque produttori di farmaci per capitalizzazione di mercato – Johnson & Johnson, Roche, Novartis, Pfizer e Merck – a cui si sono aggiunti AstraZeneca, GlaxoSmithKline e Sanofi. Cosa chiedono? Nuovi approcci per lo sviluppo e la commercializzazione di antibiotici. La loro dichiarazione ha riconosciuto che gli antibiotici esistenti stanno perdendo efficacia più velocemente di quanto siano efficaci i sostituti e che la lotta contro questo problema dovrebbe essere una “priorità assoluta” per la politica sanitaria globale.

La strada contro l’antibiotico-resistenza passa anche dall’uniformare i dati richiesti dalle Agenzie regolatorie dei farmaci di tutto il mondo. La ragione? Può stimolare la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci per combattere batteri sempre più resistenti. Lo dicono l’Agenzia europea dei farmaci, la Food and drug administration (FDA) e l’Agenzia giapponese sui farmaci, che hanno deciso di unire le forze e hanno presentato l’iniziativa al meeting dei ministri della Salute del G7 a Kobe in Giappone il 12 settembre 2016. In che modo? Hanno deciso di applicare una certa flessibilità nei requisiti richiesti per i programmi di sviluppo clinico di nuovi agenti antibatterici, in particolare dove le opzioni terapeutiche per i pazienti sono limitate a causa di ceppi batterici resistenti. L’obiettivo finale è arrivare ad uniformare i requisiti richiesti per le sperimentazioni, più flessibilità e iter di sviluppo clinico più brevi.

IDEE DI INVESTIMENTO

La caccia al rendimento ha sollevato le valutazioni del Big Pharma che ormai hanno raggiunto quotazioni simili alle aziende del biotech, e per Morgan Stanley questo è un segnale che il comparto “tradizionale” dedicato alla medicina è un’opportunità di acquisto, tenendo però presente che le prospettive di crescita delle aziende biotech sono superiori. La pensano nello stesso modo gli analisti di Morningstar che ipotizzano come a questi prezzi il settore farmaceutico è da accumulare nel tempo. E sono proprio  titoli delle società attive nella ricerca medica urgente, come la lotta ai super batteri, l’immunologia e l’oncologia ad avere un vantaggio competitivo rispetto alle altre.

Ma non c’è solo questo. A spingere il farmaceutico c’è anche un effetto valutazioni: solo sei mesi fa era il settore più caro all’interno dello S&P 500, mentre adesso è tra quelli a maggior sconto, che può dare una spinta alle fusioni soprattutto in ambito biotech. I fondi azionari specializzati nella salute sono la strada più diretta per investire nella ricerca farmacologica e nelle cure per la salute.

Ecco i migliori fondi azionari salute da inzio anno:

  • Polar Capital Healthcare Opportunities Fund I Inc perde il 7,7% da inizio anno (+21,8% a tre anni) è gestito da Gareth Powell che investe in tutto il mondo nelle azioni delle società sanitarie.
    Polar Capital Healthcare Opportunities Fund I Inc perde il 7,7% da inizio anno (+21,8% a tre anni. Fonte: Morningstar.
    Polar Capital Healthcare Opportunities Fund I Inc perde il 7,7% da inizio anno (+21,8% a tre anni). Fonte: Morningstar.

     

  • Janus Capital Funds plc – Global Life Sciences Fund U USD Acc perde l’8,6% (+21,23% a tre anni). Il fondo gestito da Ethan Lovell privilegia società che sono focalizzate sulla scienza della vita. Il portafoglio è globale.
    Janus Capital Funds plc - Global Life Sciences Fund U USD Acc. perde l’8,6% (+21,23% a tre anni). Fonte: Mornigstar.
    Janus Capital Funds plc – Global Life Sciences Fund U USD Acc. perde l’8,6% (+21,23% a tre anni). Fonte: Morningstar.

     

  • Pictet – Health Classe R Eur da gennaio perde il 6,10% (+19,83% a tre anni). Il comparto gestito da Grégoire Biollaz e ha un portafoglio diversificato in azioni delle salute, senza alcuna limitazione geografica.
Pictet - Health Classe R Eur da gennaio perde il 6,10% (+19,83% a tre anni). Fonte: Morningstar.
Pictet – Health Classe R Eur da gennaio perde il 6,10% (+19,83% a tre anni). Fonte: Morningstar.

 

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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