Ci sono due date che sul calendario della storia delle Cina pesano più della altre. La prima è il 2021 che segna il centenario del Partito comunista cinese (Pcc), nato dopo la Rivoluzione di ottobre del 1921. La seconda è il 2049 che segna un altro centenario: nel 1949 il Pcc ha fondato la Repubblica Popolare Cinese e da allora è esclusivo detentore del potere politico all’interno del Paese. Queste due date sono al centro del programma politico ed economico di Xi Jinping che dopo il sesto plenum del Comitato centrale ha rafforzato la sua posizione diventando leader “centrale”, un termine usato in passato soltanto per Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin.
Presidente dello Stato, segretario generale del Pcc, comandante in capo delle forze armate e del Consiglio sulla sicurezza nazionale, Xi adesso ha un potere assoluto che nessuno può mettere in discussione. Sarà Xi a tracciare la strada verso i due centenari più importanti per il Pcc e per il Paese che, secondo il presidente, è di fronte a “una nuova Lunga Marcia per costruire una nazione forte e prospera”. Xi sta già lavorando a due concetti chiave che devono guidare il percorso: “sogno cinese” e “rinascita cinese” che insieme devono portare a una società moderatamente prospera entro il 2021, in tempo per i 100 anni della fondazione del Pcc, e a un’economia prospera e avanzata entro il 2049, centenario della nascita della Repubblica popolare cinese.
Cina: fusioni statali e tecnologia le storie su cui investire
La manovra di rafforzamento del potere di Xi era attesa ed è solo il primo passo verso il Congresso del partito previsto nella seconda metà del 2017. Per quella data la posta in gioco è molto alta. La ragione? Nell’autunno del 2017 è previsto il rinnovamento di un’ampia fetta dei vertici del Pcc con l’ingresso della cosiddetta “sesta generazione”. Cosa vuol dire? Cinque dei 7 componenti del comitato permanente del Politburo dovranno essere sostituiti perché avranno superato i 68 anni, limite di età per farne parte.
Secondo alcuni osservatori per Xi questo non è ancora abbastanza per avere il potere assoluto e potrebbe imporre di alzare quella soglia di un anno, in modo tale da pensionare tutti i membri tranne se stesso, il premier Li Keqiang e Wang Qishan, suo braccio destro, messo a capo della Commissione che indaga sui corrotti. Per controllare il Paese Xi ha varato un piano contro la corruzione che ha portato, per esempio, all’approvazione della “sunshine law”, una legge che obbliga di dichiarare i propri beni. Xi brandisce la campagna anti-corruzione come un’arma contro i nemici: esattamente come negli anni ’60, chi non era d’accordo con Mao veniva bollato come capitalista, oggi chi si oppone a Xi è un corrotto. I numeri sono impressionanti: già 1 milione di funzionari è stato colpito da provvedimenti anti-corruzione.
IDEE DI INVESTIMENTO
Soltanto un anno fa la Cina preoccupava il mondo. Si temeva che il governo di Pechino potesse scatenare un hard landing, ovvero un atterraggio pesante, della propria economia con un crollo del renminbi favorendo una crescita meno dipendente dagli investimenti esteri con l’obiettivo di risolvere il problema dell’indebitamento del settore privato. Allora i grandi investitori avevano cominciato a scappare dal mercato cinese, considerandolo l’anello debole dei Paesi emergenti (Bric). Adesso il quadro si è completamente ribaltato.
“La Cina non fa più paura perché le autorità locali sono state costrette a fare marcia indietro a causa del deterioramento della crescita Paese e di nuovi inaspettati problemi” ha detto Simon Lue-Fong, Head of Emerging Debt di Pictet Asset Management. “Le società statali in fallimento sono state fuse con altre più solide, e nonostante la recente flessione del renminbi, l’economia cinese si è stabilizzata”. Per arrivare a un soft landing, un atterraggio morbido dell’economia, il Paese di Xi ha puntato molto sulle fusioni per razionalizzare le cosiddette State-owned enterprise (Soe), le conglomerate statali cresciute velocemente, ma deludenti per profittabilità, che sono oltre 100.
Per questo ci sono state le nozze di China Cosco Shipping, il colosso del trasporto marittimo), di CNR-CSR, il leader nella progettazione e nella costruzione ferroviaria, di Baosteel Group e Wuhan Steel, leader nell’acciaio, e sono attese quelle tra Sinochem e ChemChina, l’azienda che controlla il gruppo Pirelli, da cui dovrebbe nascere il leader mondiale della chimica. Non c’è dubbio, però, che la locomotiva cinese abbia rallentato e non sia più il leader della crescita all’interno dei Brics.
Il primato adesso spetta all’India di Narenda Modi che ha una crescita attesa del 7,6% per il 2016 contro una stima del 6,6% della Cina. La tecnologia è il settore su cui si basa di più il futuro della Cina ed è l’unico che ha continuato a crescere nel 2016. Tanto che la Cina ha ormai superato gli Stati Uniti ed è diventata il primo mercato – in termini di entrate – per le applicazioni dell’App Store di Apple con ricavi che nel terzo trimestre hanno superato 1,7 miliardi di dollari trainati dai giochi.
Per puntare sulla ripresa della Cina e sulla stagione delle fusioni ecco i migliori fondi azionari Cina:
I migliori fondi azionari per investire sulla Cina
Prodotti | Rendimento 3y | Rendimento YTD |
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UBS (Lux) EF China Oppo (USD) P | 18,60% | 4,53% |
Neuberger Berman China Equity USD A Acc | 18,19% | 1,05% |
Vontobel mtx China Leaders Classe B | 17,69% | 7,36% |
BGF China A2 | 17,39% | 8,60% |
Henderson China Fund Usd Classe A2 Acc | 16,85% | 7,57% |
Fidelity China Focus E-ACC-Euro | 15,68% | 5,50% |
Schroder China Opportunities Classe B | 15,04% | 8,94% |
EdRF China A-EUR | 13,98% | -1,60% |
Allianz China Equity IT USD | 13,97% | 3,80% |
Threadneedle China Opp Inst Net EUR | 12,69% | 4,28% |
Wells Fargo (Lux) WF-China Eq A$ Acc | 12,65% | -0,06% |
Invesco China Focus Equity Fund Classe E Eur | 12,49% | 5,23% |
Hsbc Gif Chinese Equity Classe Ac Eur | 12,38% | 2,44% |
New Capital China Equity USD Ord Acc | 12,00% | -3,36% |
Robeco Chinese Equities D EUR Acc | 11,98% | 8,32% |
Note
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