Il secondo semestre 2022 è scandito da una serie di grandi appuntamenti di politica economica che hanno un impatto diretto su mercati e investimenti (crisi governo inglese, congresso partito cinese, elezioni in Italia e in Brasile, elezioni Mid Term Usa).
Ma quanto incidono davvero sugli investimenti? Vediamo cosa è accaduto secondo le analisi di Aberdeen Standard Investments, Axa Investment Managers, Amundi, Blue Bay Asset Management, Schroders.
Inghilterra: correzione violenta per la crisi di governo
- La crisi del governo inglese, cominciata a fine settembre 2022, ha portato alle dimissioni del primo ministro Liz Truss e alla ricerca di un sostituto per evitare elezioni. La scelta è caduta su Rishi Sunak, l’uomo che era stato il rivale di Truss nel dopo Johnson.
- Nel giro di un mese il mercato azionario inglese ha subito una correzione vicina al 10% e la sterlina ha perso quasi l’8% del suo valore contro dollaro.
- La crisi ha portato Banca centrale inglese (BOE) a dover intervenire a più riprese sui tassi di interesse e ad annunciare un programma temporaneo di acquisto di Gilts – i titoli di Stato inglesi – per un massimo di 65 miliardi di sterline.
- L’impatto sul breve termine è stato violento, la prospettiva di medio e lungo termine è incerta. L’errore di politica economica del Regno Unito – minore tasse a imprese e famiglie a fronte di un maggior debito pubblico – è stato criticato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Una politica fiscale espansiva finanziata a debito in un contesto in cui l’inflazione è un pericolo non è percorribile.
Italia: le elezioni sono un non evento per i mercati
- Le elezioni italiane di fine settembre sono state salutate dai mercati come un non evento. La vittoria del centro-destra e la nomina Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia come Primo Ministro non ha spostato l’andamento delle azioni italiane dal loro corso (Piazza affari perde il 16% da gennaio 2022).
- L’impatto è stato più forte sui mercati obbligazionari già stressati (l’indice Bloomberg Global Government Bonds ha perso il 20% da gennaio 2022) e le scelte di politica fiscale possono essere fonte di ulteriore stress, come evidenziato dalle recenti forti perdite dei Gilt inglesi a causa della crisi di governo.
- Nel breve termine non c’è stata una reazione forte. Nel medio lungo termine, i mercati daranno il tempo alla nuova coalizione di governo di dimostrare la propria competenza. Alla luce del programma Next Generation EU, nessun partito ha un incentivo a disturbare il flusso di fondi previsto a finanziamento del PNRR.
Cina: il Congresso del Partito comunista vale un sell-off
- Il Congresso del partito comunista cinese avvenuto a metà ottobre 2022 ha portato alla riconferma del leader del partito Xi Jinping alla presidenza. Si tratta del suo terzo mandato. La stabilità politica non è in discussione. Sul rallentamento dell’economia pesano le scelte del governo soprattutto in tema di politica zero Covid.
- La reazione del mercato azionario alla riconferma del presidente è stato un pesante sell off sui listini asiatici e cinesi. Il mercato azionario cinese è in rallentamento ormai da 12 mesi: perde oltre il 15% se paragonato al S&P500 americani e circa il 12% contro l’Euronext 100. In generale l’indice Msci Cina nel 2022 perde oltre il 22%.
- Il rallentamento del mercato è dovuto soprattutto a una scarsa crescita economica. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI) la Cina nel 2022 crescerà del 3,2%. Si tratta del livello più basso per la Cina moderna, il punto più basso della sua storia escluso il 2020.
- L’impatto di breve termine è stato importante e ha aumentato l’avversione al rischio. Nel medio lungo termine la Cina rappresenta un’occasione di diversificazione del portafoglio soprattutto se il Governo cambierà rotta sulle gestione del Covid. Una svolta potrebbe arrivare a marzo 2023, con la nomina del nuovo premier che sostituirà l’attuale capo del governo Li Keqiang, se venisse eletto un candidato non troppo vicino al presidente Xi Jinping.
Brasile: il ritorno di Lula è una scommessa futura
- La rielezione di Luiz Inacio Lula da Silva, leader della sinistra brasiliana, diventato presidente dopo aver battuto di misura il presidente in carica Jair Bolsonaro, riportato il Brasile indietro nel tempo. Lula è già stato presidente dal 2003 al 2010.
- Il mercato azionario brasiliano ha salutato l’elezione con un rialzo inferiore all’1%, ma si tratta di una delle Borse che ha corso di più nel 2022: il listino di Sao Paulo è in rialzo del 14% da gennaio 2022.
- Il mercato obbligazionario dopo un’iniziale frenata, ha recuperato posizioni: l’obbligazione al 2031 tratta al 6,44% alla vigilia della riunione sui tassi della banca centrale. Al momento l’autorità monetaria brasiliana non ha in programma ulteriori rialzi dei tassi per tenere sotto controllo l’inflazione.
- L’impatto di breve termine è stato moderato. Nel medio lungo termine ci si aspetta molto da questa economia che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, è tra le più solide dei mercati emergenti. La spinta di Lula potrebbe essere decisiva per gli investimenti sostenibili brasiliani e per la ripresa dei consumi. La crescita brasiliana sembra destinata a rallentare nei prossimi anni a causa della recessione globale. La politica fiscale potrebbe essere allentata, soprattutto con Lula al governo. Il premio al rischio rimane elevato.
Usa: le elezioni di mid term occasione per gli asset rischiosi
- Storicamente le elezioni di mid term americane sono un’occasione di investimento. Dato lo scenario globale di recessione e inflazione il 2022 potrebbe fare eccezione. Il voto è atteso l’8 novembre.
- Lo scenario più probabile è quello di un pareggio con Congresso diviso da Repubblicani e Democratici. Questo favorirebbe gli asset di rischio. Le azioni americane hanno avuto un guadagno medio annuo di circa il 13% quando un presidente ha dovuto affrontare un Congresso diviso, contro un guadagno medio annuo del 6,7% quando un presidente democratico ha controllato entrambe le camere.
- Nel breve termine non sono attesi grossi scossoni sul mercato americano. Nel medio lungo termine lo scossone potrebbe arrivare in positivo. Se si guarda alle performance storiche dell’indice S&P 500, l’indice ha sempre sovraperformato nei 12 mesi successivi alle elezioni di midterm, con un rendimento medio del 16,3%. Il rialzo è più marcato a 1-3 mesi dalle elezioni.
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Note
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