L’escalation del conflitto in Medio Oriente ha riportato al centro del mercato il rischio geopolitico. Quali sono le conseguenze e come questa crisi influisce sugli investimenti.
- Crisi in Medio Oriente: le possibili conseguenze
- Come influisce sul prezzo del petrolio
- Il rischio di inflazione energetica
- Come investire durante questa crisi
Crisi in Medio Oriente: le possibili conseguenze
La crisi in Medio Oriente rappresenta una minaccia non solo per la stabilità regionale ma anche per l’economia globale. Gli effetti si manifestano su diversi fronti, influenzando prezzi energetici, mercati finanziari, inflazione e catene di approvvigionamento. In particolare:
- Aumento dei prezzi di petrolio ed energia. Il Medio Oriente è una delle aree principali per la produzione e l’esportazione di petrolio, soprattutto tramite paesi come Arabia Saudita, Iraq, Iran e altri membri dell’OPEC. Le tensioni geopolitiche possono portare a interruzioni nella produzione o nel trasporto, come l’eventuale blocco di rotte cruciali (ad esempio lo stretto di Hormuz). L’aumento del prezzo del petrolio potrebbe portare a un incremento dei costi energetici globali, influenzando settori produttivi, trasporti e, in generale, il costo della vita.
- Inflazione e aumento del costo della vita. L’aumento dei prezzi dell’energia ha un effetto domino sull’inflazione: il costo di produzione per molte aziende sale, e questo si riflette sul prezzo finale dei beni. Questo potrebbe anche rallentare la crescita economica globale.
- Sicurezza delle catene di approvvigionamento. Le tensioni in Medio Oriente impattano su rotte commerciali cruciali, soprattutto stretti marittimi o territori contesi. I settori che potrebbero risentirne di più, oltre all’energia, sono: agroalimentare e beni industriali.
- Impatto sui mercati finanziari. L’incertezza e la volatilità degli indici azionari sono tipici delle crisi geopolitiche. Questo porta a preferire investimenti considerati più sicuri, come oro e obbligazioni governative. Anche i tassi di cambio possono essere influenzati, con le valute di paesi percepiti come sicuri che tendono a rafforzarsi, mentre altre divise rischiano di perdere valore.
- Rischi per la stabilità economica globale. Se la crisi si estende o coinvolge altri attori internazionali, il rischio di instabilità economica globale cresce. Eventuali coinvolgimenti militari di grandi potenze come Stati Uniti, Russia o Cina potrebbero esacerbare le tensioni e destabilizzare ulteriormente l’economia globale.
Come influisce sul prezzo del petrolio
I prezzi del petrolio sono stati colpiti duramente dal conflitto in Medio Oriente che fornisce circa un terzo del greggio mondiale.
Il valore a ottobre 2024 è sceso fino a 70 dollari al barile (dai 90 dollari di aprile 2024) . L’aumento della produzione al di fuori dell’OPEC e la crescita lenta della domanda porteranno a un “surplus considerevole” il prossimo anno, salvo gravi interruzioni dei flussi di produzione, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia. Per sostenere il prezzo del petrolio, l’OPEC, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio in formazione estesa, ha rinviato a gennaio 2025 la decisione di aumentare la produzione che era inizialmente prevista a dicembre 2024.
Dopo lo stop dell’OPEC il prezzo del barile è risalito a 75 dollari.
- L’aumento del rischio geopolitico. L’Iran produce circa 4,3 milioni di barili al giorno e se decidesse di interrompere le esportazioni, ciò potrebbe far schizzare i prezzi, data la difficoltà degli altri Paesi OPEC di compensare immediatamente una tale carenza.
- Le previsioni 2025 sul prezzo del barile. Secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, le previsioni sul prezzo del petrolio nel 2025 vedono una leggera flessione, con il prezzo che potrebbe oscillare tra i 65 e i 75 dollari al barile, complici un possibile rallentamento della domanda globale e una crescente produzione dei paesi non OPEC. Le previsioni indicano che i prezzi potrebbero stabilizzarsi intorno ai 70 dollari nel corso dell’anno. Le tensioni tra Israele, Gaza e Iran potrebbero influenzare ulteriormente il mercato energetico, causando un aumento dei prezzi se ci fossero interruzioni nell’offerta.
Il rischio di inflazione energetica
L’escalation del conflitto in Medio Oriente ha una conseguenza diretta anche sul settore dell’energia. Cresce il rischio di inflazione energetica a livello globale che ha un effetto diretto sia sul petrolio sia sul gas naturale. In sostanza, a rischio c’è la stabilità delle forniture energetiche globali. L’inflazione energetica ha come prima conseguenza un aumento generalizzato dei prezzi dei beni e dei servizi a causa del rincaro dei costi legati all’energia. Gli effetti in particolare sono:
- Crescita del costo della vita. L’aumento delle bollette energetiche, del carburante e dei beni di consumo colpisce i bilanci familiari e riduce il potere d’acquisto.
- Impatto sull’economia. L’inflazione energetica può rallentare la crescita economica, aumentando i costi per le imprese e frenando gli investimenti.
Come investire durante questa crisi
La strategia d’investimento durante crisi come quella in Medio Oriente deve essere basata sulla diversificazione, bilanciando asset difensivi e opportunità in settori con potenziale di crescita, come l’energia e la tecnologia. In particolare:
- Focus su beni rifugio. Durante le crisi geopolitiche aumenta la domanda di oro poiché gli investitori cercano asset stabili. Secondo uno studio di UBS Wealth Management, l’oro tende ad apprezzarsi fino al 10% nelle prime settimane successive all’inizio di un conflitto rilevante, e continua a crescere a seconda dell’intensità e della durata della crisi. Anche le valute, come il franco svizzero e lo yen giapponese sono tradizionalmente considerate un rifugio. BlackRock suggerisce di diversificare il portafoglio includendo un’esposizione a queste valute per ridurre il rischio.
- I settori azionari su cui puntare. Durante le tensioni in Medio Oriente, l’aumento del prezzo del petrolio è quasi una certezza. Società come Goldman Sachs consigliano di esporsi a titoli energetici e materie prime durante i picchi di crisi. Accanto all’energia vincono i settori difensivi. Secondo JP Morgan Asset Management, il comparto della difesa tende a sovraperformare durante le crisi militari e geopolitiche e negli Stati Uniti in media ha registrato ritorni medi positivi del 15-20% nei primi 6 mesi dall’inizio di conflitti internazionali. Bene anche il settore sanitario e i beni di consumo di base che sono considerati difensivi e resilienti perché offrono beni e servizi essenziali.
- Obbligazioni di alta qualità. Sono considerate rifugi sicuri. BlackRock consiglia di aumentare l’esposizione a Titoli di Stato americani e obbligazioni Investment Grade durante periodi di incertezza globale, poiché offrono stabilità e sono meno volatili rispetto ai mercati azionari. Una buona idea sono anche le obbligazioni inflation linked che possono proteggere il portafoglio n previsione di un possibile aumento dell’inflazione a causa della crisi energetica.
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
*Articolo pubblicato a ottobre 2024 e sottoposto a successive revisioni
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