Quando alla metà di giugno 2019, a sorpresa, la società di rating Moody’s aveva abbassato il giudizio sui bond sovrani della Turchia facendolo scendere al gradino più in basso del livello “spazzatura”, il mercato aveva reagito in maniera tutto sommato tranquilla. I rendimenti del bond decennale turco avevano perso pochi centesimi di punto e la lira turca si era persino rafforzata contro dollaro. Appena un mese dopo il sentiment del mercato sulla Turchia è completamente cambiato. La ragione? Dopo Moody’s è arrivato anche il giudizio di Fitch che ha abbassato il giudizio sul debito a lungo termine in valuta straniera a BB-, equiparando la Turchia allo stesso livello della Grecia, tre livelli più in basso dell’investment grade.
A preoccupare gli analisti è l’inerzia del governo guidato da Recep Tayyip Erdogan che ha annunciato riforme economiche mai partite e si trova, adesso, a dover fare i conti con una bilancia dei pagamenti fortemente sbilanciata e senza, di fatto, vere armi per rilanciare l’economia del Paese. Secondo un’analisi di Ashmore riportata da Bloomberg, la Turchia sarebbe in una situazione molto simile a quella del Venezuela sotto il regime populista, con la differenza che mentre l’economia venezuelana è dipendente dal petrolio, la Turchia ha un’economia più diversificata ma paga scelte politiche avventate: l’ultima è stata il licenziamento da parte di Erdogan del governatore della banca centrale, Murat Cetinkaya, per procedere senza intoppi ad abbassare i tassi e dare fiato all’economia.
La Turchia insieme con la Grecia, due mete ambite delle vacanze estive, sono così diventate mete poco ambite dai gestori che non amano il rischio. Ma la Turchia preoccupa molto di più della Grecia perché non si vede una strada politica chiara per uscire dall’empasse e, come scrive Fitch, la concentrazione dei poteri nelle mani del presidente adesso è assoluta, soprattutto dopo la rimozione del presidente della banca centrale. La lira turca ha immediatamente accusato il colpo – da inizio anno ha perso l’8 circa contro dollaro, ma la discesa contro dollaro è del 40% se si guarda il bilancio a due anni – e a rendere instabile il Paese c’è anche il rischio dell’arrivo di nuove sanzioni sia da parte degli Stati Uniti per punire la Turchia che ha ricevuto parti di un sistema di difesa missilistico russo, sia da parte dell’Unione europea a causa delle perforazioni petrolifere al largo di Cipro che sarebbero illegali.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il rischio turco è una spina nel fianco dei gestori che investono sui mercati emergenti dove l’affare è raro per chi punta sulle azioni e molto rischioso per chi sceglie le obbligazioni. Proprio il caso Turchia, insieme con l’Argentina, offre lo spunto di come i grandi investitori abbiano la necessità di guardare a questi mercati con una strategia strutturale come sottolinea Alejandro Arevalo, gestore della strategia Emerging Market Debt di Jupiter AM, che evidenzia come il Paese guidato da Erdogan abbia impiegato anni per sviluppare punti forza che sono fragili e, se distrutti, serviranno anni per ricostruirli. «Ci sono crediti individuali che hanno valore in Turchia, ma il rischio macro è talmente alto da causare la più alta volatilità tra i mercati emergenti» sottolinea Arevalo. Per un gestore attivo una situazione come questa rappresenta un’occasione per andare alla ricerca dei migliori rendimenti ponderati con il rischio. Per Arevalo in questo momento il rischio turco è troppo alto e la sua posizione sul Paese è di sottopeso rispetto al benchmark di riferimento.
Vediamo di seguito punti di forza e debolezza della Turchia:
- La prima cosa di cui tenere conto è un elevato livello di inflazione che si unisce a un importante disavanzo delle partite correnti che hanno fatto perdere terreno alla lira turca ed evidenzia come il Paese sia molto vulnerabile a choc esterni.
- Il deficit del Paese dimostra che la Turchia è fortemente dipendente dall’indebitamento in dollari che serve per spingere in consumi interni. Questa strategia è fallita con la fine del quantitative easing americano e il rialzo dei tassi e ora Erdogan tenta di rilanciare i consumi tagliando i tassi della Turchia.
- L’economia turca è lievemente risalita rispetto al 2018 e questo ha portato a un miglioramento dei rendimenti dei bond sovrani, ma non c’è chiarezza sulla politica fiscale del Paese e questo preoccupa soprattutto se si guarda al sistema delle Pmi turche e alle banche statali.
Per un gestore attivo che investe sulle obbligazioni dei Paesi emergenti, il rischio Turchia può essere un’occasione di rendimento. Vediamo quanto hanno reso i migliori fondi che hanno sovrappesato o sottopesato le obbligazioni del Paese all’interno del loro portafoglio (Categoria Morningstar: Obbligazionari Paesi emergenti)
Quanto rende il sovrappeso della Turchia in portafoglio
Prodotto | Peso % Turchia in portafoglio | Rendimento YTD |
---|---|---|
EdRF Emerging Bonds R USD | 19,20% | -038% |
Russell Inv Emerging Market Debt B RU | 12,35% | 6,06% |
KBC Bonds Emerging Markets Inc | 11,21% | 10,24% |
Barings EM Debt Short Duration E USD Acc | 9,87% | 7,81% |
Schroder ISF Emerg Mkt Bd A Acc USD | 8,51% | 12,72% |
Quanto rendono i migliori fondi obbligazionari emergenti senza rischio Turchia
Prodotto | Rendimento YTD |
---|---|
NN (L) Frntr Mkts Dbt Hrd Ccy I Cap USD | 15,29% |
Aberdeen Standard Sicav I - Frontier Markets Bond Fund Classe A Inc Usd | 13,46% |
BNY Mellon Em Mkts Dbt Ttl Ret USD W Acc | 12,58% |
JPM Emerg Mkts Inv Grd Bd A (acc) USD | 11,70% |
Am Century SICAV - Em Mkt Dbt Ttl Ret I$ | 9,46% |
Global Evolution Frontier Mkts R USD | 8,94% |
BL-Bond Emerging Markets Dollar B USD | 8,71% |
SWC (CH) Index BF Wld Rest Govt. FA CHF | 7,29% |
LGT Sust. Bd Fd EM Defensive USD B | 7,06% |
BL-Bond Emerging Markets Euro B EUR | 2,25% |
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Note
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