Milioni di persone da qualche settimana pagano tra i 5 e i 20 centesimi in più la loro colazione da Starbucks. Niente di grave. Molto probabilmente non se ne sono neppure accorti. Ma per Starbucks, i nichelini si sommano, e sono fieno da mettere in cascina adesso che il costo del caffè è davvero basso mentre il cappuccino vola. Il costo del chicco, infatti, dopo un 2014 da record, adesso viaggia in calo – il ribasso è del 20% circa nel corso del 2015 – ma le attese degli analisti sono per una ripresa dei prezzi soprattutto per le piogge frequenti e le temperature elevate in Brasile.
E la strategia di Starbucks di aumentare i prezzi va in questa direzione. In pratica, il colosso americano del cappuccino ha tenuto i prezzi fermi per due anni e mentre il prezzo della materie prima ha cominciato a scendere questa primavera, Starbucks ha continuato con gli acquisti e ha stoccato tutti i chicchi di cui avrà bisogno per quest’anno e circa due terzi di quelli necessari per l’anno successivo, secondo quanto riportano le stime di Bloomberg.
“Ci aspettavamo che i prezzi del caffè sarebbero diminuiti, proprio alla luce di quanto abbiamo visto nel mercato”, ha dichiarato il Direttore finanziario Scott Maw nel corso di una conference call alla fine di aprile. “Abbiamo aspettato, siamo stati pazienti, e quando hanno raggiunto il nostro range di riferimento abbiamo coperto le nostre necessità per quest’anno.”
La copertura va anche nella direzione opposta: il recente tuffo del prezzo del caffè ha fatto sì che Starbucks sia stato costretto ad acquistare alcuni dei chicchi raccolti questa primavera a tassi superiori al mercato perché aveva bloccato il prezzo mesi prima, quando era più alto.
Eppure, se il mercato peggiorasse come si aspetta Starbucks, i prezzi del caffè aumenterebbero l’anno prossimo ma la società ha già accumulato abbastanza materia prima per reggere il colpo. Nel frattempo, continuerà ad aggiungere quei 5-20 centesimi per tazza.
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