L’ultimo attacco alla Banca centrale americana (FED) da parte del presidente Donald Trump è arrivato attraverso un’intervista televisiva rilasciata al network CNBC. Per una volta Trump non ha usato Twitter ma la sostanza del suo messaggio non cambia: «La FED ci ha messo in una posizione di svantaggio nei confronti della Cina che ha potuto svalutare la sua moneta, noi non lo possiamo fare». La guerra di Trump contro la FED viene da lontano e nelle parole di Trump sembra quasi che il vero nemico dell’America verso la ripresa sia proprio la Banca centrale americana, che pesa più della Cina.
Il grave errore delle FED secondo Trump è aver gradualmente rialzato i tassi – dal dicembre 2015 ci sono stati nove rialzi, di cui quattro solo nel 2018 – predisponendo i piani di rientro dal Quantitative easing (QE) per normalizzare la politica monetaria e tenersi a disposizione armi per combattere eventuali crisi future. Adesso Jerome Powell alla guida della FED sembra voler cambiare direzione perché la crescita americana non decolla proprio a causa della guerra commerciale con la Cina e forse è arrivato il momento di tagliare i tassi, cambiando di nuovo rotta e, di fatto, dando ragione a Trump. La maggior parte degli analisti, secondo il consensus di Bloomberg, non si aspetta una manovra al ribasso dei tassi nella riunione di metà giugno 2019, ma le probabilità sono maggiori da luglio in avanti.
Perché adesso la FED vuole tagliare? Ci sono due fattori che hanno spinto Powell a cambiare idea:
- Non c’è solo la guerra commerciale contro la Cina che ha portato ad aumentare i dazi verso il Paese e a colpire Huawei. Dal 10 giugno, infatti, sono attivi anche i dazi su tutti i prodotti made in Messico che colpiscono consumatori e grandi gruppi americani che hanno delocalizzato la produzione nel Paese.
- Le previsioni di crescita dell’economia americana sono di un rallentamento fino al 2% nella seconda metà del 2019 e riportano al centro della scena il rischio di una recessione proprio alla vigilia del lungo anno che porterà alle elezioni del presidente americano.
IDEE DI INVESTIMENTO
Se si guarda al FedWatch l’indicatore elaborato da CME group che calcola le probabilità di andamento dei tassi americani, è improbabile un taglio dei tassi nella riunione del 19 giugno 2019 mentre le probabilità aumentano per quella di luglio. Per gli analisti di Barclays i tagli potrebbero essere addirittura due nel corso dell’anno con una diminuzione di 75 punti base rispetto a oggi, ma la sforbiciata non arriverà prima di settembre. Anche per gli analisti di BOFA Merrill Lynch i tassi potrebbero restare fermi fino a settembre, ma poi la FED dovrebbe agire rapidamente ribassando di circa 100 punti base da qui al 2020.
Il mercato azionario è sicuramente il principale beneficiario di un taglio dei tassi, ma sta già scontando il taglio mentre il mercato obbligazionario sarà penalizzato. In fasi come queste che segnano punti di svolta del mercato è bene verificare la propria asset allocation con un check up di portafoglio.
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Note
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