In pensione prima ma con un assegno più povero. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha dato un colpo alla legge Fornero e ha puntato tutto sulla flessibilità per la sua riforma del sistema previdenziale presentata l’8 luglio alla Camera di fronte al ministro del Welfare, Giuliano Poletti. I punti chiave sono 5 e sono la soluzione proposta potrebbe essere applicata anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni con sistemi diversi da quello contributivo.
Boeri l’ha definita “flessibilità sostenibile” e non ha escluso un contributo da “chiedere a chi ha redditi pensionistici elevati in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso le pensioni più flessibili”.
Ecco in sintesi i cinque punti chiave:
- Flessibilità sostenibile. La proposta di Boeri è di spalmare il montante contributivo accumulato nel corso della vita lavorativa in relazione all’età di uscita e alla speranza di vita residua. L’assegno sarà pertanto più basso per chi lo incassa prima.
- La rete di protezione sociale per gli over 55, che molto difficilmente trovano un lavoro se entrano nel girone dei disoccupati, per Boeri è un primo passo verso l’introduzione del reddito minimo garantito, separando assistenza da previdenza.
- L’unificazione delle posizioni assicurative in modo da far cessare le ricongiunzioni onerose che penalizzano i lavoratori più mobili.
- L’armonizzazione dei trattamenti previdenziali secondo Boeri consentirebbe di appianare la differenza dei tassi di rendimento di alcuni fondi che spesso sono di favore.
- Le nuove modalità di versamento dei contributi proposte da Boeri vanno verso il versamento di contributi aggiuntivi, oltre a quelli obbligatori, da parte dei datori di lavoro ai loro dipendenti che si ritirano prima di raggiungere l’età per la pensione di vecchiaia per potere incrementare così il proprio assegno.
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