Quando a metà aprile il prezzo dell’acciaio a Shanghai ha toccato per due volte in una sola settimana il suo record storico con un rialzo del 14% a 65,5 dollari a tonnellata, gli analisti di Goldman Sachs hanno suonato l’allarme: “La domanda è forte ma non abbastanza per sostenere un rally prolungato”. E puntuale a inizio maggio è arrivata la correzione, ma non c’è dubbio che ci sia la Cina dietro la corsa delle materie prime che hanno sovraperformato nell’ultimo, quasi a compensare la performance piatta del greggio inchiodato a 45 dollari al barile.
Dal tulipano olandese del 1637 alla bolla delle dot-com americane a cavallo di questo secolo, la storia è piena di frenesie speculative finita male per gli investitori. E gli scambi sui futures delle materie prime a Shanghai hanno tutto l’aspetto di una corsa frenetica senza un vero perché. Non c’è solo l’acciaio a correre, anche i prezzi dell’alluminio sono cresciuti di oltre il 5% e raramente si sono visti volumi di scambi giornalieri così alti, tanto che secondo Bloomberg i numeri sono molto simili a quelli visti sul Nasdaq intorno al 2000 poco prima dello scoppio della bolla. A dare una mano ai metalli preziosi, come oro e argento, materie prime per eccellenza, c’è una rinnovata fiducia verso il comparto e soprattutto un calo del dollaro: l’argento ha raggiunto il massimo degli ultimi 12 mesi dopo la forte negoziazione sul Shanghai Gold Exchange e la spinta degli Exchange Traded Funds (Etf) che hanno sostenuto la quotazione.
Paul Singer: il rally dell’oro è solo all’inizio
Le autorità cinesi pensano di mettere un freno con nuove regole per il mercato, prima che la situazione possa sfuggire di mano creando rovinose cadute e per contenere i prezzi delle materie prime alimentari che hanno un peso determinante sull’inflazione. Gli speculatori che fino a ieri erano padroni del mercato hanno già abbandonato Shanghai dimostrando una volta di più che il mercato cinese è facile preda di manie che sfociano in bolle, influenzando il resto del mondo.
La correzione del mercato è arrivata il 9 maggio scorso, ma in molti pensano che sia solo una pausa. Tra questi c’è Paul Singer, 71 anni, fondatore del fondo hedge Elliott Capital Management, con un patrimonio in gestione di 27 miliardi di dollari. Singer è abituato a investire in bond sottovalutati ed è convinto che il rally delle materie prime e dell’oro in particolare sia solo all’inizio. La ragione? Per Singer nonostante rialzi del 50% in media per il comparto, siamo ancora ben lontani dai numeri da bolla che si sono visti a Shanghai l’anno scorso con un rialzo del 159% del mercato e del 256% prima della caduta del Nasdaq nel 2000.
IDEE DI INVESTIMENTO
Su una sola materia prima gli analisti e i money manager sembrano essere sicuri: l’oro. Dopo tre anni di ribassi, il metallo prezioso ha guadagnato il 20% da gennaio 2016, superando a febbraio la soglia dei 1.200 dollari l’oncia per la prima volta dalla metà del 2015 e portandosi ora poco sotto i 1.300 dollari. Erano 30 anni che non si verificava un rialzo così. Per Jp Morgan i prezzi dell’oro saliranno nel corso di quest’anno e i motivi di ottimismo sono svariati e la soglia dei 1.400 dollari è a portata di mano nel 2016.
Anche gli analisti di Goldman Sachs sono ottimisti: la banca ha alzato le previsioni per i prossimi mesi, sia per l’azione degli speculatori sia per la debolezza del dollaro: le stime a tre, sei e dodici mesi sono state alzate rispettivamente a 1.200, 1.180 e 1.150 dollari l’oncia, dai precedenti 1.100, 1.050 e 1.000 dollari. Per puntare sul rally delle materie prime la migliore scelta sono i fondi azionari specializzati in metalli preziosi (Categorie Morningstar: Azionari metalli preziosi). Ecco i migliori tre da inizio anno:
- Lo Funds World Gold Expertise (eur) Classe R il comparto gestito da Van Global rende il 72,19% a tre anni (-5,77% a tre anni) investe in azioni internazionali emesse da società attive nei settori delle miniere d’oro, dei metalli preziosi e dell’industria delle pietre preziose.
- Investec GSF Global Gold A Acc USD investe in tutto il mondo principalmente nelle azioni di società operanti nell’estrazione di oro. Gestito da George Cheveley e Hanré Rossouw rende il 69,2% da gennaio 2016 (+3,96 a tre anni). Può investire anche fino a un terzo del proprio valore nelle azioni di società operanti nell’estrazione di altri metalli preziosi, minerali e metalli non preziosi.
- Franklin Gold And Precious Metals Fund Classe A (acc) Eur rende il 66,3% da gennaio (+6,71% a tre anni) ed è gestito da Steve Land e Frederick Fromm. Investe su tutti i mercati azionari mondiali alla ricerca di società ad alta crescita che operano nel settore dei metalli preziosi. Il primo mercato in portafoglio adesso è il Canada (57,4% del portafoglio).
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
Nessun commento