Nella corsa a emissioni zero entro il 2030 le tecnologie per rimuovere la CO2 già presente nell’atmosfera sono il business del momento. Ma non solo. Rispondono a una necessità per il Pianeta secondo il Rapporto IPCC dal titolo Climate Mitigation rilasciato ad aprile 2022. Il Panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici che fa capo alle Nazioni Unite sottolinea che rimuovere il carbonio è “inevitabile” se il mondo vuole raggiungere gli obiettivi 2030.

Ecco perché l’idea di rimuovere l’anidride carbonica dall’aria e conservarla dove non può rientrare nell’atmosfera sta prendendo piede. Tanto che, secondo quanto riportato da Bloomberg, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di aumentare di mille volte l’uso delle tecnologie mangia CO2 entro un decennio.

La partita della rimozione della CO2 dall’atmosfera è un gioco a due mani tra investitori pubblici e privati. In particolare, il governo americano ha stanziato 3,5 miliardi di dollari per la creazione di quattro centri di rimozione del carbonio in cui è possibile sviluppare e testare varie tecnologie.

Nella schiera dei privati che hanno deciso di investire nell’ultimo mese sono entrati Alphabet, la società madre di Google, e Elon Musk, a capo di Tesla e investitori di private equity. Ed è dalle società private che arrivano le idee più innovative.

In particolare, la cordata a cui partecipano Alphabet e Musk ha impiegato un totale di oltre 2 miliardi di dollari in startup che propongono soluzioni innovative. Come aspirare CO2 dal cielo, frantumare minerali per intrappolare il carbonio, calamite capaci di attirare dal ferro gli inquinanti, sistemi per piantare foreste di alghe sul fondo degli oceani. E ancora piantare vaste foreste di alghe nell’oceano pavimento.

Rimuovere CO2 dall’ambiente costa 15 volte lo stoccaggio del carbonio

Mangiare il carbonio è simile alla cattura e allo stoccaggio delle emissioni di gas serra dalle ciminiere industriali, per esempio, ma costa di più. Secondo quanto riporta Bloomberg, catturare il carbonio dalla ciminiera di una fabbrica costa circa 60 dollari per tonnellata di CO2. Rimuoverlo dall’aria ambiente invece può costare più di 15 volte tanto.

C’è quindi un problema di come pagare le nuove tecnologie mangia CO2. Per questa ragione è nato Frontier, un fondo che ha l’obiettivo di trovare donatori e distribuire denaro al maggior numero possibile di startup nella speranza di ridurre i prezzi supportando una varietà di tecnologie. A Frontier partecipano Alphabet, McKinsey & Co, Stripe, Shopify e Meta che hanno contribuito con 925 milioni di dollari.

IDEE DI INVESTIMENTO

Le emissioni globali di CO2 sono aumentate a oltre 36 miliardi di tonnellate nel 2021, ponendo fine a una breve tregua per la pandemia. E questo dopo anni di impegni da parte di governi e aziende di ridurre la produzione di carbonio. L’industria deve rimuovere decine di miliardi di tonnellate dall’atmosfera da qui al 2050. Il processo di decarbonizzazione del Pianeta richiede almeno 50 mila miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 30 anni a livello globale. La maggior parte del denaro sarà impiegata per innovazione tecnologica secondo i calcoli di Morgan Stanley Research.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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