Prima di evocare dove e perché sono nate le banche è utile ricordare cosa siano. Sfogliando un vocabolario leggiamo che tra le altre cose, svolgono tre principali funzioni: prestare denaro, ricevere depositi e creare moneta. Già ai tempi degli antichi Babilonesi esistevano all’interno degli edifici religiosi, Enti simili a Banche Centrali, che svolgevano però una parte limitata di queste attività. Sostanzialmente erano delle casseforti e prestavano ad una ristrettissima cerchia di nobili e sacerdoti.
Non esistevano ancora i soldi, e a quei tempi si usava la moneta naturale, come ad esempio barre d’oro o d’argento, grano e altre derrate alimentari. Per cui non potevano in alcun modo svolgere la terza e più importante funzione ovvero quello di creare moneta e diffondere quindi benessere nel sistema. Per questo furono da sempre viste con diffidenza. A tal punto che nelle Sacre scritture c’è un richiamo a queste prime aziende creditizie con un’accezione fortemente negativa.
L’unico racconto nei quattro Vangeli, in cui Gesù commise un atto di violenza si svolse proprio contro i banchieri del Tempio. Secondo Matteo, il Figlio di Dio entrò sotto il porticato e scacciò tutti quelli che vi si trovavano a comprare a vendere e a scambiar denaro; rovesciò tavoli e sedie e disse loro: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri”. Dobbiamo quindi attendere decine di secoli prima di trovare istituzioni che possano essere definite a tutti gli effetti vere e proprie banche.
Ora fermiamoci un secondo a riflettere sulle tre principali attività che svolgevano. Mentre le prime due sono intuitive: è in banca, infatti, che depositiamo i nostri risparmi e richiediamo qualche prestito. Per comprendere la terza funzione, bisogna sgombrare il campo dall’ambiguità sul significato del termine moneta. Nel linguaggio comune, infatti, moneta è sinonimo di banconote, spiccioli e quattrini, e non c’è dubbio che è proibito crearli privatamente dato che può farlo un solo la Banca Centrale Europea. Sebbene molti falsari, i più dei quali basati in Italia, non la pensino nella stessa maniera…
Ma tornando a noi, per moneta si intende la totalità dei mezzi di pagamento che normalmente usiamo per i nostri acquisti. Le banconote sono sicuramente uno di questi, ma si usano anche assegni, bancomat, carte di credito come pure i prestiti che ci vengono concessi. La somma degli acquisti effettuati con questi strumenti creati dalle banche supera di gran lunga, il valore delle banconote in circolazione. Chi ha letto uno dei miei primi articoli, sa bene che l’origine delle banche è una storia tutta italiana, ambientata nelle ricche città del centro-nord del medioevo, legata indissolubilmente alle vicende di quegli anni.
A quel tempo, almeno sotto il profilo dello sviluppo economico e sociale, l’Europa era dominata da tre regioni, La Francia, le Fiandre ed il Nord-Italia, tutte con fiorenti manifatture connesse tra loro da una fitta rete di relazioni commerciali. Inizialmente gli Orefici maneggiando i metalli preziosi furono i primi a cui vennero affidati i soldi in deposito. Questa attività rappresentò il primo passo verso la creazione della prima banca.
Il secondo importantissimo, fu compiuto con l’invenzione di uno strumento molto simile al moderno assegno. Ciò accadde quando un mercante italiano propose ad un collega fiammingo di ricevere in pagamento non una certa quantità di oro, ma una nota di banco, un foglio di carta sul cui retro veniva apposta la firma ed il sigillo di chi la garantiva, che attestava il deposito della stessa quantità di metallo prezioso presso qualche custode delle banche. La girata delle Note di Banco facilitò di molto gli scambi commerciali e si rivelò subito un successo.
Non occorreva più andare in giro con forzieri pieni d’oro o con decine di monete nascoste nella cintura o nelle scarpe. Al posto dell’oro circolavano le note di banco che, per ovvie ragioni, risultavano più facili da trasportare e meno appetibili da ladri e predoni. Si iniziarono a concedere prestiti e a far circolare molta ricchezza. Fu la Repubblica di Genova a dare vita alla Prima Banca moderna.
La Casa di San Giorgio, antica residenza dei Capitani del Popolo, nel 1407, si trasformò prima in Cassa, per divenire poi Compere ed infine, Banco di San Giorgio. Questa rivoluzione ben presto diede il via a moltissime altre innovazioni quali Conto Corrente, Lettera di Credito, Lettera di Cambio, il Credito a Interesse. Prima delle note di Banco, l’oro e l’argento erano le uniche forme di moneta accettate. Si presentavano in vari conii ed ogni città-stato ne aveva anche più di uno.
Il valore di ogni moneta, che fosse un Ducato di Venezia, un Genovino di Genova o un Fiorino di Firenze, era rigidamente legata al contenuto di metallo prezioso che conteneva. Iniziò quindi una competizione tra i Comuni italiani per garantire la moneta di maggior purezza per gli scambi, da cui origina un modo di dire molto in uso ancor oggi. Sulle coniazioni di Firenze, infatti, a partire dal 1252, erano impressi su un lato il simbolo storico della città, ovvero il fior di Giglio, da cui prese nome il Fiorino. Sull’altro, l’immagine di San Giovanni Battista. Per verificare se la moneta fosse effettivamente in oro puro a 24 carati, la si metteva in bocca stringendola tra i denti.
Se rimaneva impresso il segno del molare significava che l’oro era buono, purissimo, non c’erano trucchi e quindi si esclamava: San Giovanni non fa inganni! Dal XIII secolo, il Fiorino, grazie alla crescente potenza bancaria di Firenze, divenne la moneta di scambio preferita in Europa, una sorta di Dollaro dell’epoca. Ne sarebbe stato felice Oscar Wilde che diceva: “Quando i banchieri si riuniscono per cena, discutono di arte. Quando gli artisti si incontrano, finiscono per parlare di denaro”. Pensate se al posto della Federal Reserve, ci fosse Palazzo della Signoria oppure gli Uffizi. Artisti e banchieri, godrebbero di uno straordinario, luogo d’incontro! E chissà forse quanto, l’immagine di quest’ultimi ne trarrebbe giovamento…
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