La guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti si combatte a colpi di microchip. Per questo il governo cinese ha messo in campo un ambizioso piano di investimenti che ruota attorno al China Integrated Circuit Industry Investment Fund. Il fondo d’investimento cinese ha come obiettivo rendere la Cina indipendente e autosufficiente nel settore dei chip. Il fondo è stato lanciato nel 2014 ed è entrato a fine maggio 2024 nella sua terza fase con un investimento di 47,5 miliardi di dollari (pari a 344 miliardi di yuan).

Cina e Stati Uniti: strategie a confronto sui chip

  • Il piano cinese sui chip. La terza fase sarà la più grande dei tre fondi lanciati dal China Integrated Circuit Industry Investment Fund, noto come “Big Fund”. Il ministero delle finanze cinese è il maggiore azionista con una quota del 17% e un capitale versato di 60 miliardi di yuan. China Development Bank Capital è il secondo maggiore azionista con una quota del 10,5%. Il fondo investe nelle società cinesi di chip. Nella prima fase gli investimenti sono andati a SMIC e Hua Hong, ora saranno coinvolte anche Yangtze Memory Technologies, Tua Hong Semiconductor e Semiconductor Manufactoring International).
  • Il piano americano sui chip. Il governo degli Stati Uniti ha varato nel 2022 una legge per stimolare la produzione nazionale di microchip. Si chiama Chips and Science Act, noto anche come Chips Act. Con la legge sono stati stanziati 280 miliardi di dollari, di cui 52 miliardi sono destinati a segmento manifatturiero.

Le mire della Cina su Taiwan

L’Asia è già leader mondiale nella produzione di chip e Taiwan è il primo produttore globale di semiconduttori con una quota del 68% seguito dalla Corea del Sud che ha varato nel 2022 un piano di investimenti da 450 miliardi di dollari per sostenere la sua industria. La Cina da tempo vuole estendere il suo dominio su Taiwan annettendo l’isola. Una delle mosse possibili da parte della Cina è il blocco navale intorno a Taiwan per bloccare gli scambi commerciali. Se ciò avvenisse, secondo dati ISPI; il danno all’economia mondiale è stimato a 5.000 miliardi di dollari in soli 12 mesi.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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