Sono passati 5 anni dall’audizione di Mark Zuckerberg, CEO di Meta, di fronte al Congresso americano per rispondere alle domande sul caso Cambridge Analytica, la società di consulenza inglese, accusata di gestione fraudolenta dei dati sui social per influenzare le campagne elettorali.

Da allora Meta è sempre al centro di indagini sulla gestione dei dati quando ci sono elezioni. Durante l’audizione del 2019 Zuckerberg ipotizzò per la prima volta che Facebook potesse diventare a pagamento, affermando che ci sarebbe però sempre stata una versione gratuita. Il momento è arrivato e tutta Meta è coinvolta.

In particolare:

  • Agli utenti di Facebook e Instagram nell’Unione Europea, nello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e in Svizzera verranno offerti abbonamenti senza pubblicità tra 10 euro al mese per l’accesso desktop senza pubblicità o 13 euro al mese per l’accesso mobile. L’offerta è valida solo previo consenso.
  • Le tariffe di abbonamento copriranno tutti gli account di un unico utente fino a marzo, quando verranno addebitati ulteriori 6 euro e 8 euro rispettivamente per l’accesso web e l’accesso mobile per account aggiuntivi.
  • Gli under 18 non sono compresi. L’abbonamento è disponibile solo per gli utenti di età pari o superiore a 18 anni, per ora Meta continuerà a offrire pubblicità a questa fascia di età.

Per Meta non è un cambio di strategia: la pubblicità continuerà ad essere la prima entrata dell’azienda. Ma era necessario fare un passo verso il Regolamento UE sulla protezione dei dati e dare l’idea che “le informazioni delle persone sono private e sicure”.

Per X tre abbonamenti per fare cassa 

Per X, già Twitter di Elon Musk, il lancio di tre abbonamenti ha, invece, l’obiettivo di ridurre l’esposizione con le banche e fare cassa. Inizialmente Musk aveva deciso di mettere solo la spunta blu a pagamento. Questa scelta non è stata ben vista dal mercato pubblicitario che ha ridotto gli investimenti in X e il valore della società si è più che dimezzato rispetto a quando Musk l’ha acquistata arrivando a 20 miliardi di dollari.

Per monetizzare X offre, al momento non in modo obbligatorio, tre formule: Basic (3 dollari al mese), Premium (8 dollari al mese) e Premium+ (16 dollari al mese). Con l’abbonamento c’è una maggiore visibilità del profilo e funzioni aggiuntive. Solo con la formula Premium si può avere la spunta blu che, in passato, era gratis ed era assegnata dal social solo a profili certificati. Ora chiunque può pagare per averla. Con Premium+ oltre a non vedere la pubblicità, gli utenti potranno avere Gork, ovvero la risposta di Musk a ChatGpt, che offrirà informazioni aggiornate in tempo reale con risposte condite da un inedito umorismo.

Perché i social media saranno sempre più a pagamento

Dietro la scelta di far pagare gli utenti c’è sicuramente il calo degli investimenti pubblicitari sui social media che è cominciato nel secondo semestre 2022, secondo l’Advertising Association and WARC Expenditure Report. Nel 2023 c’è stata una lieve ripresa su Meta e YouTube, ma in generale la crescita rimane lenta e molto volatile.

Tanto che Insider Intelligence ha ridotto le previsioni di crescita 2024 della spesa pubblicitaria sui social media da 79,28 miliardi di dollari a 20 miliardi di dollari. In questo scenario di rallentamento pubblicitario, fa eccezione TikTok dove nel 2022 la spesa pubblicitaria è cresciuta del 155% e per il momento nessun servizio è a pagamento. La scelta del social media cinese è un’altra per fare cassa: puntare sul social commerce.

Ma dietro alla fine dei social media gratis c’è anche l’aumento del controllo sui dati degli utenti. Ha cominciato Apple nel 2021 con la funzione App Tracking Transparency che dà la possibilità ai possessori di iPhone di rifiutare il tracciamento delle loro azioni da parte delle App cliccate. Una protezione della privacy minima se si pensa alle azioni che sta mettendo in atto l’Unione Europea e che colpisce direttamente il meccanismo con cui Facebook, Instagram e in general i social media che raccolgono i dati personali per mostrare pubblicità in target che sono le più profittevoli.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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