La slowglobalization ha accompagnato dal 2015 il processo di deglobalizzazione dell’economia. Oggi invece siamo di fronte a un altro cambio di rotta: mentre alcune forze lavorano contro la globalizzazione, altre continuano a spingere verso una maggiore integrazione economica, una sorta di riglobalizzazione su nuovi presupposti. Soprattutto in Europa.
Il primo segnale della slowglobalization è il calo del peso del settore commercio all’interno del Prodotto interno lordo (PIL) a livello globale. Questo è vero soprattutto in Europa dove il ruolo del commercio globale è molto importante per gli utili di centinaia di migliaia di aziende da cui dipendono milioni di posti di lavoro.
L’evoluzione del commercio rispetto al PIL ha un andamento diverso nell’Unione Europea rispetto ad altre grandi nazioni commerciali, secondo un’analisi dei World Economic Forum. L’analisi indica che forse la globalizzazione non ha davvero raggiunto il picco per l’Europa e, anzi, sarebbe in corso una riglobalizzazione che parte proprio dal Vecchio Continente.
I punti chiave della globalizzazione
- Il numero di aziende in Europa che si affidano alle catene di approvvigionamento globali e all’import per le loro attività economiche è in aumento. In particolare, il numero di imprese importatrici dell’UE ha raggiunto un nuovo record di oltre 1,2 milioni di imprese nel 2020, proprio in piena pandemia.
- Lo shock delle catene di approvvigionamento durante i due anni di pandemia non ha cambiato il modello europeo. Lo dimostra il fatto che oltre il 70% delle aziende UE esportatrici sono allo stesso tempo anche importatrici e chiedono catene di approvvigionamento sempre più sofisticate.
- Tra i segnali che la globalizzazione continua ad essere una tendenza al rialzo in Europa, c’è la crescente importanza che stanno avendo i servizi non solo nel commercio globale, ma anche nel numero di posti di lavoro che derivano dai flussi commerciali.
- A giocare a favore della globalizzazione c’è il desiderio di grande varietà di merci che contraddistingue oggi i consumatori. Se la globalizzazione soddisfa questo bisogno, il settore dei beni di consumo globalizzati può solo beneficiarne.
- Una buona indicazione è il rapido aumento dell’e-commerce globale. Nel 2010, solo il 4% circa dei consumatori dell’Unione Europea ha fatto acquisti online da venditori non UE. Nel 2021, il 12% dei consumatori dell’UE ha acquistato prodotti online da venditori non UE, secondo dati Eurostat.
- Le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, la stampa 3D, l’Internet delle cose e la robotica offriranno nuove opportunità commerciali per i processi di produzione e i servizi digitali integrati nei prodotti intelligenti. Le aziende impegnate in queste attività rimarranno attori globali.
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