Mentre l’Italia, secondo i calcoli dell’Ocse, è ancora uno dei Paesi europei con maggiore prelievo fiscale sulla proprietà immobiliare (circa 1,5% del Pil contro una media dell’1,1% degli altri Paesi membri) dietro solo a Francia (2,5%) e Regno Unito (3,2%) anche per colpa di un mercato molto rigido, in America il mattone è ripartito grazie alla flessibilità. Un esempio su tutti è il primo condominio di Manhattan, New York, realizzato anche con il crowdfunding.
L’edificio si chiama AKA United Nation, è sulla 46eisma strada est vicino a Second Avenue, ed è un hotel-condominio, che offre a chi diventa proprietario o affittuario anche servizi alberghieri. Degli 85 milioni di euro totali spesi per comprare l’albergo che occupava lo spazio e fare i lavori di restauro ben 10 sono stati raccolti su internet. E ora la struttura ospiterà 95 appartamenti in vendita tra 1 e 1,3 milioni di euro. Questo tipo esperimento, in cui è possibile acquistare anche piccole quote da un minimo di 100 dollari, sta cominciando ad affermarsi, in America anche in zone ricercate come New York.
La ragione è che il mercato immobiliare americano, dopo un’estate a singhiozzo, ha confermato di essere in buona salute. La prova sono gli ultimi dati del Dipartimento del Commercio americano sulle vendite di case nuove negli Stati Uniti: ad agosto sono aumentate del 5,7% pari a un tasso annuo di 552.000 unità. Il valore è il più alto dal febbraio 2008.
E la vivacità del mattone è confermata anche dalla presenza in questo periodo di abbondanza di capitali istituzionali, che sono a caccia di nuove idee come, per esempio, il crowdfunding immobiliare. Il mercato immobiliare su piattaforme internet di raccolta di denaro è ancora piccolo ma in crescita: a fine anno si stima che saranno raccolti 2 miliardi di euro per il real estate commerciale negli Usa, il doppio dello scorso anno, ma ancora una minima percentuale di un mercato che ha superato i 220 miliardi solo nella prima metà dell’anno.
IDEE DI INVESTIMENTO
Lo stato di salute del mattone è dimostrato anche dalla fiducia che i costruttori americani hanno sulle vendite potenziali nei prossimi sei mesi. A misurarla è l’indice Nahb, acronimo che indica la National Association of Home Builders americana che raggruppa 800 associazioni statali e locali con più di 140 mila membri. A settembre il dato si è attestato a 62 punti, dai 61 di agosto, in linea con le attese degli analisti e al livello più alto da novembre del 2005.
Ecco i migliori fondi che investono solo su società che operano nel settore immobiliare americano o hanno un portafoglio globale con una percentuale più alta dedicata all’America (Categorie Morningstar: Immmobiliare indiretto Nord America e Immobiliare Indiretto Globale):
- AXA World Funds Global Flexible Property A Capitalisation USD il fondo nato a dicembre 2014 è gestito da Frédéric Tempel e François-Xavier Aubry e rende il 9,20% da gennaio. Il 48% è investito in America.
- UBS (Lux) Key Selection SICAV – Global Real Estate Securities (USD) P-acc è gestito da David Scott. Da inizio anno rende l’8,2% e a tre anni il 14,96%. L’America pesa il 46% in portafoglio.
- BlackRock Global Funds – World Real Estate Securities Fund A2 USD rende il 7,69% da gennaio. IL fondo è partito a febbraio 2013 ed è gestito da Mark Howard-Johnson e Sherry Rexroad. E ha il 51,6% del portafoglio investito in America.
- ACMBernstein SICAV Global Real Estate Securities Portfolio A è un fondo con portafoglio. Il gestore Eric Franco ha investito il 49% in America. Rende il 5,44% da inizio anno mentre a tre anni guadagna l’11,45%..
- Morgan Stanley Us Property Fund Classe A il fondo è gestito da Bill Grant e da gennaio rende il 2,79% mentre a tre anni guadagna 13,86%. Il 96% del portafoglio è investito in titoli azionari che operano nell’immobiliare del Nord America.
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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