A quasi quattro anni dallo scoppio della pandemia che ha portato a un boom del lavoro da remoto, le grandi aziende cominciano a fare marcia indietro. Un promemoria via mail firmato dal Ceo, Andy Jassy, ha informato i dipendenti di Amazon del ritorno in ufficio cinque giorni alla settimana. La ragione? Il lavoro in presenza ha un sacco di vantaggi tra cui la possibilità di imparare, collaborare, fare brainstorming e relazionarsi con i colleghi in modo più efficace.

Il messaggio è molto simile a quello che Jassy aveva mandato lo scorso anno, quando aveva chiesto ai lavoratori di tornare in ufficio tre giorni alla settimana. L’obbligo di ritorno in ufficio imposto da Amazon aggiunge un’ulteriore nota al dibattito in corso sul lavoro da remoto e sull’impatto sulla produttività dei dipendenti in un nuovo mondo del lavoro ibrido plasmato dalla pandemia.

Lavoro da remoto: come può cambiare

Cosa aspettarsi adesso? Ecco alcuni possibili scenari:

  1. Ritorno a modelli ibridi o full-time in presenza. Altre grandi aziende come UPS e Boeing hanno già scelto la strada di Amazon di rivedere le politiche di lavoro da remoto. Una delle strade possibili dei sostenitori del ritorno in presenza è passare a un modello ibrido, combinando giorni di lavoro da remoto e in ufficio. Oppure richiedere una presenza più costante, specialmente per i ruoli chiave per spingere sulla collaborazione e l’innovazione.
  2. Riorganizzazione degli spazi fisici. La decisione di riportare i dipendenti in ufficio potrebbe spingere le aziende a ripensare, nuovamente, agli spazi di lavoro. Con la pandemia, gli uffici si erano in molti casi ridimensionati e la postazione fissa di lavoro non era più necessaria. Il ritorno in presenza potrebbe comportare la costruzione di uffici più flessibili, aree collaborative e la riduzione degli spazi destinati ai singoli per incentivare il lavoro di squadra.
  3. Impatto sulla produttività dei dipendenti. Alcune ricerche indicano che il lavoro da remoto può migliorare la produttività. Secondo lo State of Remote Work report di Owl Lab, il 90% dei lavoratori da remoto ritiene di essere altrettanto produttivo, se non di più, rispetto a quando lavorava in ufficio. Nel 2023 è aumentata la propensione a “fare un salto in ufficio” per farsi vedere. Si chiama coffee badge e lo pratica il 66% dei lavoratori. Altre ricerche evidenziano che collaborazione e creatività aumentano con presenza fisica.
  4. Impatto sul benessere dei dipendenti. Costringere i dipendenti a tornare in ufficio potrebbe avere effetti negativi sul morale. Questo specialmente tra coloro che hanno apprezzato la maggiore flessibilità offerta dal lavoro da casa. Le ricerche condotte da Gallup indicano che i dipendenti che lavorano in modalità ibrida o da remoto mostrano un maggiore impegno rispetto a quelli in ufficio. E secondo l’Osservatorio Smart Working 2023, questi lavoratori sperimentano livelli di benessere e coinvolgimento  maggiori rispetto a quelli che lavorano sempre in presenza o che non godono di flessibilità. Tuttavia, le aziende devono affrontare una sfida importante: bilanciare la flessibilità e il benessere dei dipendenti senza compromettere la produttività o creare condizioni di burnout.
  5. Tendenze settoriali e geografiche. Alcune regioni e settori potrebbero resistere al ritorno in ufficio. Questa tendenza varia in base a diversi fattori, tra cui l’infrastruttura tecnologica, la cultura lavorativa e il tipo di lavoro svolto. Le aziende del settore tecnologico sono tra quelle che più resistono al ritorno in ufficio. Per esempio, Spotify ha abbracciato il modello “remote-first”, offrendo ai dipendenti la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo. Paesi nordici come la Svezia e la Finlandia, che vantano infrastrutture tecnologiche all’avanguardia e un forte impegno per l’equilibrio tra vita lavorativa e privata, sono inclini a mantenere il lavoro da remoto come parte integrante del modello di lavoro.
  6. L’Italia divisa a metà. In Italia siamo in una fase di transizione verso un modello di lavoro più flessibile, con una crescente adozione del lavoro ibrido. Sebbene alcune aziende stiano cercando di riportare i dipendenti in ufficio, la tendenza generale è quella di mantenere una certa flessibilità. Soprattutto nelle grandi città e nei settori più innovativi. Secondo uno studio dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, la maggior parte delle aziende italiane intende continuare a offrire almeno 2-3 giorni di lavoro da remoto alla settimana. Nel 2023, circa il 35% delle grandi aziende italiane ha mantenuto una politica di smart working. Mentre nelle piccole e medie imprese il dato è più basso, ma in crescita. L’accettazione del lavoro da remoto è più diffusa nelle grandi città, come Milano, Roma e Torino, dove il traffico e i lunghi spostamenti incentivano la flessibilità lavorativa. Nelle regioni del Sud Italia il ritorno in ufficio sembra essere più marcato, sia per una minore infrastruttura tecnologica disponibile, sia per la cultura lavorativa più tradizionale.

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Il modello di lavoro ibrido sembra essere il compromesso preferito sia dalle aziende che dai dipendenti. Offre una combinazione di flessibilità e collaborazione che molti ritengono ottimale. Queste tendenze continuano a evolversi, e il futuro del lavoro potrebbe essere un mix di flessibilità, innovazione e nuove sfide gestionali.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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