I segnali macroeconomici parlano di un rallentamento globale dell’economia e la parola recessione non è più solo sussurrata. Eppure i mercati azionari sono sui massimi di sempre, mentre i rendimenti obbligazionari sono per l’80% negativi. A preoccupare, in particolare, è la discesa dell’Indice IFO tedesco, che misura la produttività aziendale. Il valore è sceso su livelli molto vicini a quelli della crisi del 2008 quando la crisi finanziaria e la recessione europea erano dietro l’angolo. Ma a preoccupare i mercati, secondo la market view mensile di Raiffeisen Capital Management è stato soprattutto il dato in calo dell’indice manufatturiero americano che è sceso sotto 50, un livello ritenuto pericoloso.
Eppure, l’indice Eurostoxx 50, che racchiude le principali società quotate in Europa, è su valori massimi e, allo stesso moso, l’indice Standard & Poor’s 500 americano rappresentativo delle grandi società quotate a Wall Street, nonostante la volatilità, resta in alto.
La domanda che ci si pone è: cosa sanno i mercati che gli economisti non sanno? Le Borse, storicamente, anticipano i trend e guardando i risultati da gennaio a ottobre 2019 sembrano smentire che la recessione sia vicina. Secondo un’analisi di Morgan Stanley Wealth Management, gli investitori sono rimasti resilienti, sperando che le politiche relative al commercio globale e ai tassi di interesse che hanno contribuito al rallentamento dell’economia globale e alla debole crescita degli utili societari alla fine si sarebbero invertite, portando a una nuova crescita. Ma le previsioni macroeconomiche dicono altro. «Le stime di crescita del Prodotto interno lordo mondiale sono in calo rispetto alla scorsa estate: adesso ci aspettiamo un’espansione a un ritmo inferiore al 3%, rispetto a poco più del 3% di fine giugno» si legge nel Barometro dei mercati di Pictet Asset Management. Dati economici così deboli e mercati volatili spingono alla prudenza e a giocare in difesa.
IDEE DI INVESTIMENTO
La ricerca di sicurezza in una fase macroeconomica complicata come queste dove diversi rischi geopolitici condizionano le scelte e la componente obbligazionaria, che offre protezione al portafoglio, è sotto pressione a causa dei tassi a zero è una strada obbligata. I prodotti del risparmio gestito che meglio mediano i rischi sono i bilanciati flessibili che investono una parte del patrimonio in azioni, potendo mettere in portafoglio una quota di azioni che va da un minimo del 10% fino a un massimo del 90%, e una parte in obbligazioni. Il vantaggio di questi prodotti è offrire rendimenti stabili nel tempo e decorrelati rispetto alla direzione dei mercati.
Per restare in area euro, la scelta migliore è puntare su fondi bilanciati flessibili che investono in maniera globale (Categoria Morningstar: Bilanciati Globali euro).
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Note
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