Warren Buffett è uno degli imprenditori di maggior successo degli ultimi sessant’anni e il miglior investitore in assoluto. Queste sue caratteristiche peculiari l’hanno reso ovviamente anche uno degli uomini più ricchi del mondo. Lo conosci? Se la risposta è negativa dovresti assolutamente andare a vedere chi è quest’uomo e, soprattutto, capire bene quello che dice e che consiglia.

I RISULTATI DELLA BERKSHIRE HATHAWAY

Buffett e il suo socio storico, Charlie Munger, un’altra vera e propria leggenda del mondo finanziario, sono gli investitori che per più tempo hanno dimostrato di avere capacità non comuni nell’acquistare intere imprese (non necessariamente quotate) e singole azioni in Borsa ottenendo un rendimento sugli investimenti molto alto. Insieme dirigono da decenni la Berkshire Hathaway, una holding, cioè che detiene partecipazioni in altre società, tra le più grandi al mondo, il cui valore in Borsa supera oggi i 500 miliardi di dollari.

Negli ultimi quarant’anni, il rendimento offerto ai loro azionisti è stato superiore di diversi punti percentuali a quello del mercato azionario di riferimento, che in questo caso è quello statunitense. Dal 1965 il rendimento annualizzato è stato intorno al 20 per cento, praticamente il doppio di quell’indice S&P 500, che è composto dalle azioni delle cinquecento imprese che hanno la più alta capitalizzazione.

COME INVESTE BUFFETT

Buffett preferisce da sempre investire in poche attività, invece di diversificare in centinaia di soluzioni differenti. Adesso, ad esempio, ha in cassa quasi 130 miliardi di dollari in liquidità, che utilizzerà in parte se e quando individuerà un business interessante da acquistare. Questa attività di selezione degli investimenti, chiamata in inglese security o stock picking, ha una lunga tradizione, che anticipa addirittura i primi studi scientifici nel campo della finanza. L’obiettivo principale è quello di detenere partecipazioni, quotate o meno, che – a parità di rischio – rendano più della Borsa nel suo complesso. Se non fosse così, converrebbe investire diversificando più possibile, potendo così minimizzare il rischio specifico dei singoli emittenti.

Le considerazioni fondamentali alla base di questa attività sono che:

  • È meglio concentrarsi sulle azioni di poche società che si conosce bene piuttosto che diversificare tra centinaia o più titoli di società di cui non si conosce abbastanza;
  • È possibile identificare – non sempre – le azioni che hanno un prezzo di mercato conveniente, cioè che non riflette la migliore stima del valore attuale dei dividendi attesi in futuro, cioè del valore intrinseco, come spesso viene definito;
  • L’alta volatilità che di tanto in tanto è presente sui mercati azionari porta delle opportunità di profitto, dato che in queste fasi molti investitori tendono a compiere degli errori di valutazione;
  • Essendo interessati alle società che emettono le azioni e non necessariamente alle caratteristiche di mercato di queste (ad esempio, alla variabilità dei prezzi), l’orizzonte temporale di investimento può e deve essere lungo. È famosa, a tal riguardo, una frase di Buffett in cui dice che il suo periodo di investimento preferito è “per sempre”.

Si può dire che le partecipazioni della Berkshire Hathaway sono quasi tutte in società che hanno un vantaggio competitivo durevole, con un business facile da capire e prevedere, con una buona redditività e che distribuiscono dividendi.

COSA SI PUÒ COPIARE DA BUFFETT

Sicuramente non il mondo in cui investe: concentrare gli investimenti in pochi titoli azionari è un’attività che non può e non dovrebbe essere svolta dal “buon padre di famiglia”, cioè da un investitore che nella vita non si occupa di finanza. In questo caso, che è quello tipico, un investimento diversificato in fondi comuni a gestione attiva o passiva deve essere la scelta di base. Solo una piccola parte del portafoglio potrebbe – eventualmente – essere dedicata alla selezione di singole azioni quotate, ma più come divertimento che per altro.

Scegliere, invece, fondi comuni che investono in azioni di imprese di grande qualità, come da sempre fanno Buffett e Munger, può essere una buona idea. Ad ogni modo, se proprio si vuole trovare un segreto del loro successo, si può ipotizzare che sia stato quello di applicare in modo costante e rigoroso la loro strategia per moltissimi anni, continuando a studiare e diventando sempre più esperti nel loro “ristretto cerchio di competenze”, come amano spesso dire. Anche il fatto di aver vissuto più della media e in ottima salute ha aiutato: Buffett ha ora 89 anni, mentre Munger ha compiuto 95 anni.

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Autore

Nicola Zanella

Nicola Zanella

Competenze:
È un economista finanziario italiano e vive e lavora a Lugano (Svizzera). Si occupa dello studio della finanza personale, in particolare delle decisioni nell’area degli investimenti. I suoi interessi di ricerca sono la Teoria dei mercati efficienti, la pianificazione della finanza personale, la stima del premio per il rischio azionario, le obbligazioni indicizzate all'inflazione, l'effetto della diversificazione temporale e la finanza comportamentale. In campo assicurativo, ha sviluppato per il mercato italiano l'Approccio del capitale umano, metodo alternativo a quello di Analisi dei bisogni per proporre polizze di puro rischio e calcolare i relativi massimali.

Esperienza:
Nel 2007 ha fondato il primo sito italiano ed europeo dedicato alla ricerca e allo studio degli strumenti finanziari indicizzati all'inflazione. Nel gennaio di quell'anno ha scritto il paper più letto in Italia riguardante questa tipologia di investimenti. Nel 2009 ha aggiornato, insieme all'autore, la terza edizione del libro Capire la Borsa edito da Il Sole 24Ore. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro come autore, Investire bene i propri risparmi, edito da Giunti Editore in collaborazione con Il Sole 24Ore. Nei successivi anni è stato Responsabile Area Studi e Ricerche di una società di formazione in ambito finanziario. Ha sviluppato modelli di wealth management e svolto formazione in aula a circa 5.500 consulenti agli investimenti e assicurativi. È tra i pochi economisti italiani ad aver pubblicato più articoli (quattro) nella rivista scientifica statunitense The Journal of Wealth management, l'unica a livello internazionale dedicata al wealth management degli high-net-worth individuals (HNWI), cioè dei privati con patrimoni consistenti. A partire dal 1998, diversi Premi Nobel dell’economia hanno scritto per la medesima rivista, ad esempio Harry Markowitz (ideatore della frontiera efficiente) e Paul Samuelson (il più influente economista del Novecento).

Competenze:
É laureato alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna.

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