Combattere l’inflazione è da tempo l’obiettivo numero uno della Banca centrale europea (BCE) che nella tanto attesa riunione di settembre 2023 ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Al di là di un’escalation dei tassi mai così rapida nella storia dell’Europa, la domanda è quando si arriverà e, soprattutto, se sia possibile definire un picco di inflazione. Una risposta nessuno riesce a darla. E la spaccatura sempre più netta tra falchi e colombe all’interno della BCE ne è una prova.

Perché è difficile prevedere il picco di inflazione

  • Le incognite geopolitiche. La guerra in Ucraina, la volatilità dei prezzi energetici, la Germania entrata in recessione tecnica che potrebbe diventare recessione reale, il ritorno dei contagi da Covid-19 sono tutte incognite che impattano negativamente sull’inflazione. Vedi come si calcola e le cause dell’inflazione.
  • Per l’OCSE una discesa lenta. Il rimbalzo economico nel 2024 ci sarà, ma la BCE dovrà continuare ad alzare i tassi secondo l’OCSE. La previsione si basa sulla crescita del Prodotto interno lordo (PIL) europeo che sarà dello 0,9% nel 2023 e dell’1,5% nel 2024. L’inflazione stimata entro fine 2023 è del 5,8%, quella attesa nel 2024 è in discesa, ma sempre sopra al 3% quindi lontano dall’obiettivo BCE del 2%.
  • La difficile questione ambientale. A condizionare la politica monetaria della BCE c’è anche la transizione ecologica in corso, per esempio sulle energie rinnovabili. Un aumento dei tassi così forte può compromettere gli investimenti più rispettosi dell’ambiente e limitare l’indipendenza delle economie europee dai futuri shock inflazionistici. Se la BCE desidera preservare la stabilità dei prezzi non può ignorare le conseguenze sull’inflazione: se il prezzo del carbonio aumenta e gli investimenti nei trasporti, nell’industria o nell’agricoltura non sono sufficienti per consentire una produzione a minore intensità di carbonio, anche i prezzi al consumo aumenteranno.

Tassi e inflazione: cosa aspettarsi nel medio termine

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Commissione Europea, l’economia dell’UE sta seriamente rallentando e le previsioni del PIL sono state riviste al ribasso: la crescita attesa è dell’1% nel 2023 e dell’1,3% nel 2024.

Secondo la Commissione Europea nel 2024 ci sono fattori che contribuiranno all’inflazione e altri che vanno in direzione contraria. In particolare:

  • Energia e salari ancora in aumento. I prezzi dell’energia dovrebbero salire nel 2024, a causa del petrolio, e anche l’aumento dei salari, in un mercato del lavoro europeo in crescita, dovrebbe contribuire a questo movimento.
  • Normalizzazione delle filiere. All’opposto, la normalizzazione delle filiere produttive così come la politica monetaria restrittiva della Banca Centrale Europea (BCE) sono fattori che giocano a favore di una discesa dell’inflazione.

Secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, la BCE potrebbe fare una pausa nel rialzo dei tassi. Ma vediamo in particolare cosa attendersi secondo Vanguard e Natixis IM:

  • Tassi alti fino al primo semestre 2024. Secondo Vanguard non è ipotizzabile un taglio dei tassi in Europa almeno fino alla seconda metà del 2024. Solo in quel momento potrebbe cominciare un ciclo di graduale allentamento.
  • Impossibile cambiare rotta adesso. Secondo l’analisi di Natixis IM, la lentezza con cui il processo disinflazionistico sta avvenendo a livello di inflazione di fondo non favorisce alcun cambiamento della politica monetaria da parte della BCE, anche se il contesto apparente di stagflazione suggerirebbe una pausa.

IDEE DI INVESTIMENTO

Per valutare la composizione dei propri investimenti in vista di un possibile cambio di rotta sui tassi in Europa nel medio termine è sempre consigliabile effettuare un check-up del proprio patrimonio in modo da costruire una corretta asset allocation. Per fare il check-up di portafoglio e scoprire come migliorare il tuo investimento in fondi visita il sito Online SIM.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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