Il 27 giugno i dipendenti di Borsa italiana hanno indetto uno sciopero. L’obiettivo è fermare le contrattazioni per richiamare l’attenzione sul progressivo disimpegno dei francesi di Euronext che nel 2021 ha acquisito Piazza Affari per 4,4 miliardi di euro.

Lo sciopero di Borsa è il primo nella storia dei dipendenti, ma non il primo in assoluto: all’inizio degli anni 90 furono i procuratori di Borsa a fermare le contrattazioni per protestare contro riforme e normative del mercato sempre più stringenti come, per esempio, l’insider trading. Al di là delle ragioni sindacali dello sciopero, è un fatto la progressiva perdita di importanza non solo di Piazza Affari, ma in generale delle borse europee periferiche.

Borsa italiana: le aziende che vanno via

L’annunciato e poi rimandato debutto di Golden Goose, l’azienda di sneakers con un prezzo medio di 400 euro, segna un altro punto a sfavore di Borsa italiana che sta affrontando un periodo difficile. Lo sciopero dei dipendenti è la punta di un iceberg che ha visto assottigliarsi l’elenco di titoli quotati. Da inizio anno, secondo dati Assonime riportati dal Corriere della Sera, sono già 22 le aziende che hanno detto addio a Piazza Affari e negli ultimi 10 anni sono 97 i delisting. Tanti i nomi storici che non ci sono più: Saras, Autostrade, Autogrill, Exor, UnipolSai e per la moda Zegna e Tod’s.

Meno aziende quotate vuol dire meno capitalizzazione. Secondo i dati Assonime, Borsa italiana sta per perdere altri 28 miliardi di capitalizzazione nel 2024. Ma il declino non è cominciato oggi. Nel 2008 Piazza Affari contava su oltre 1.000 miliardi di euro di capitalizzazione, nel 2024 detiene poco più di 600 miliardi di euro. 

Piazza Affari: la legge per incentivare le quotazioni

Il declino di Borsa italiana è un dato di fatto che è stato inserito nelle premesse della Legge Capitali varata il 12 marzo 2024 che ha l’obiettivo di incentivare la quotazione a Piazza Affari e sostenere le imprese italiane. In particolare:

  • Meno di 4 quotazioni all’anno. Negli ultimi 10 anni a Piazza Affari c’è stata una media quotazioni annue inferiore a 4 e la capitalizzazione di mercato del Paese, in percentuale del PIL, si è attestata notevolmente al di sotto di quella delle controparti europee. Il valore delle aziende quotate è pari al 33,3% del Prodotto interno lordo (PIL) italiano, secondo dati Consob.
  • Gli investitori italiani vanno all’estero. Negli ultimi 10 anni gli investitori italiani hanno investito 190 miliardi di euro circa su imprese al di fuori dell’Italia, sia direttamente sia indirettamente tramite fondi di investimento esteri. Questa somma rappresenta quasi due terzi del totale della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante di tutte società quotate italiane.
  • Quotazioni semplificate. Per incentivare la quotazione, la Legge Capitali che si compone di 27 articoli punta a semplificare le procedure di ammissione alla negoziazione, riduce gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi e amplia la classificazione di “piccole e medie imprese” emittenti azioni quotate, innalzando il tetto della capitalizzazione massima da 500 milioni a un miliardo di euro.

Le aziende europee attratte da Wall Street

Piazza Affari non è la sola Borsa europea che perde pezzi. Anche il listino inglese fa fatica a trattenere le aziende sulla propria Borsa. Londra ha provato a diventare un hub globale per le azioni e il governo britannico ha messo in campo incentivi per le aziende, soprattutto tecnologiche, per convincerle a rimanere a casa. Tutti questi sforzi non hanno prodotto risultati: il numero delle aziende quotate alla Borsa di Londra è rimasto stagnante.

La disponibilità di capitali è determinante nella scelta di un mercato per quotarsi. Per questa ragione si preferiscono Borse dove la liquidità è incentivata. L’Europa in questo senso è perdente rispetto a Wall Street. Tanto che, circa il 70% dell’indice MSCI World è costituito da aziende quotate negli Stati Uniti. In particolare:

  • Valutazioni generose, liquidità e incentivi. Il mercato dei capitali negli Stati Uniti è più grande, dinamico, meno burocratico e consente un maggiore apprezzamento delle azioni nel momento in cui queste vengono quotate. A questo si è aggiunto l’intervento pubblico con l’Inflation Reduction Act che ha messo in campo oltre 600 miliardi di dollari per favorire investimenti green e sostenibili, attirando oltreoceano decine di aziende del Vecchio continente.
  • Il mercato è dei private equity. Un altro motivo per cui molte IPO europee arrivano sulle borse statunitensi è che la maggior parte delle società sono di proprietà di società di venture capital e private equity con sede negli Stati Uniti. Pertanto, queste aziende spesso preferiscono che l’IPO avvenga sulla borsa americana.

IDEE DI INVESTIMENTO

Il momento di crisi di Borsa italiana coincide con il periodo di miglior performance del mercato italiano. A fine 2023 Piazza Affari ha superato la soglia dei 30 mila punti e da allora non l’ha più lasciata.

Per investire sul mercato italiano ci sono fondi specializzati (Categoria Morningstar Azionari Italia). Ecco i migliori sulla piattaforma di Online sim.

  • Lemanik Sicav High Growth Cap Retail Eur è un fondo azionario Italia che investe in azioni emesse da società quotate su una borsa valori o negoziate su mercati regolamentati internazionali, con particolare attenzione agli emittenti italiani quotati su mercati azionari della zona Euro. Partito nel 2007, il fondo rende tre anni il 15,44% (dati Morningstar aggiornati a giugno 2024). Beni industriali e finanza sono i primi settori in portafoglio. Il 95% è investito nelle borse area euro.

Lemanik Sicav High Growth Cap Retail Eur

  • Anima Italia Classe A è un fondo azionario Italia che investe almeno il 70% in azioni denominate in euro di emittenti italiani quotati che mostrano stabili aspettative di crescita. Privilegia titoli di società che si contraddistinguono per un’attenzione ai criteri di tipo ambientale, sociali e di governance (ESG). Partito nel 1995, il fondo rende tre anni il 14,35% (dati Morningstar aggiornati a giugno 2024). Beni di consumo e finanza sono i primi settori in portafoglio.

Anima Italia Classe A

  • Eurizon Azioni Italia è un fondo azionario Italia che investe principalmente in titoli azionari italiani e derivati. Partito nel 1994, il fondo rende tre anni il 12,21% (dati Morningstar aggiornati a giugno 2024). Beni di consumo ciclici e finanza sono i primi settori in portafoglio.

Eurizon Azioni Italia

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NOTE

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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