Passa anche dagli influencer la guerra fredda tecnologica che Stati Uniti e Cina stanno combattendo. Da alcune settimane il colosso cinese Tencent sta cercando di arruolare le star americane di YouTube – la piattaforma è oscurata in Cina – per creare nuovi contenuti da veicolare su WeChat, la piattaforma di messaggistica cinese. Questa è solo l’ultima mossa della battaglia per conquistare la supremazia digitale globale e per imporre un sistema che, attraverso l’intelligenza artificiale, dia il controllo delle informazioni che quotidianamente ognuno di noi inserisce su Internet svelando gusti, abitudini di consumo e desideri. Questa è la guerra fredda del ventunesimo secolo: il modo in cui le persone vivono la propria esperienza e gli eventi del mondo è sempre più deciso dalla versione di Internet che usano e gli influencer sono consiglieri facilmente manovrabili.

Da una parte c’è la Cina che ha già messo in piedi un sistema di raccolta di Big Data denominato Social Credit System per tenere sotto controllo i comportamenti dei cinesi e valutare la loro affidabilità, con l’obiettivo di premiare o punire la condotta. Il modello cinese si fonda sul fatto che il consumismo del Paese è tutto basato sul pagamento tramite smartphone e passa attraverso i colossi di e-commerce Alibaba e Tencent, che controlla WeChat, la piattaforma che è utilizzata da oltre 1 miliardo di persone ogni giorno dove si può fare tutto: pagamenti, social network, messaggistica, prenotazioni di viaggi, giochi. In pratica, stare fuori da WeChat in Cina è come essere tagliati fuori dalla società. Dall’altra parte c’è il modello americano, l’idea di un digitale che ruota tutto intorno alle ricerche su Google e alla condivisione su Facebook, Instagram e Twitter, oltre che su YouTube, e fa acquisti su Amazon. Anche i giganti web dell’Ovest gestiscono e si nutrono di una montagna di informazioni personali ma, a differenza del modello cinese, nell’immaginario collettivo incarnano un’idea di libertà personale non di controllo, tanto meno di censura.

Quale dei due modelli prenderà il sopravvento? Posto che entrambi incorporano un modello sociale che è stato definito “capitalismo di sorveglianza”, lo scontro tecnologico è diventato evidente con la battaglia di Donald Trump contro il gigante cinese Huawei perché il pagamento mobile e il controllo degli smartphone è tassello decisivo nell’imposizione di un sistema digitale. Non è un caso che Facebook abbia deciso di creare la propria valuta digitale e che abbia l’ambizione di diventare piattaforma di pagamento per l’e-commerce ma anche per le imprese utilizzando anche WhatsApp. Questo è esattamente il modello di WeChat che tra le altre cose permette anche la gestione della finanza personale quotidiana. La sensazione è che certamente i modelli orientale e occidentale di Internet competono tra loro per l’influenza globale, ma alla fine sono sempre di più convergenti.

IDEE DI INVESTIMENTO

Forse non dovremmo essere così sorpresi che il modello cinese e quello americano stiano diventando sempre più simili. Al culmine della guerra fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica, Est e Ovest a un certo punto si diressero verso un futuro condiviso di democrazia liberale e libero mercato. Ora la convergenza si basa sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) che governa il digitale ed è un megatrend di lungo periodo che abbraccia diversi campi. Secondo i calcoli di PWC entro il 2030, si prevede che l’IA avrà fatto crescere il Prodotto interno lordo (PIL) mondiale del 14%, pari a circa 15.700 miliardi di dollari. «Il settore tecnologico è al momento più diversificato e redditizio di quanto fosse vent’anni fa con temi come 5G, blockchain, cloud computing, machine learning solo per fare qualche esempio», ha detto Anjali Bastianpillai, Senior Product Specialist di Pictet Asset Management. «L’opportunità di lungo termine è più interessante che mai, mentre la capacità del settore in generale di sopportare ogni possibile picco di volatilità è molto più forte di quanto fosse nel periodo della bolla informatica». Il gestore di Pictet mette in guardia dai rischi del settore tecnologico che è soggetto alle minacce che provengono dagli aspetti normativi – i governi degli Stati Uniti e dell’Europa prevedono un’aspra regolamentazione sulla cyber security – e dalla guerra commerciale globale. «Questi rischi possono creare anomalie nei prezzi e quindi generare interessanti opportunità di investimento, in particolare poiché alcuni titoli tecnologici sono più esposti di altri» ha aggiunto Bastianpillai.
Le aziende di Stati Uniti e Cina sono state molto più abili nel creare enormi piattaforme nelle aree dei sociali media, dei motori di ricerca finanziati dalla pubblicità e dei video on-demand, secondo Alessandro Aspesi, Country Head Italia di Columbia Threadneedle Investments che invita a non sottovalutare la tecnologia europea che offre delle opportunità in aree alternative. «Un’area chiave di forza in Europa è costituita dai segmenti business-to-business che tendono a essere di nicchia, non settori di grandi dimensioni come i social media, ma sono spesso globali e possono offrire un enorme potenziale di crescita e di rendimenti» ha detto Aspesi. «Da tenere d’occhio anche la tecnologia medicale e il fintech».

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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