Come ogni anno dal 1970, il 22 aprile si celebra la Giornata mondiale delle Terra (Earth Day) che mette al centro la tutela delle risorse naturali e i cambiamenti climatici. Oltre un miliardo di persone in 193 Paesi partecipa all’evento, una voce unica contro l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, di migliaia di piante e specie animali, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
Proprio alla metà di aprile del 2016 andava in bancarotta SunEdison, la più grande compagnia energetica rinnovabile al mondo, che adesso vuole rinascere comprata a pezzi da acquirenti di tutto il mondo. Il fallimento si è trasformato, infatti, in un’occasione per gli investitori che puntano allo sviluppo dell’energia pulita nonostante in America il vento sia cambiato con l’arrivo di Donald Trump. L’equivalente di 1 miliardo di dollari di attività della ex SunEdison sparsi tra la California meridionale il Cile e l’India, sono stati acquisiti con offerte record che da nuovi proprietari che hanno scoperto come il cadavere della società americana non era così male.
Tanto che, dopo una riorganizzazione durata un anno e la vendita di diverse attività SunEdison è pronta a tornare sul mercato dell’energia prodotta dal vento e dal sole ha fornito oltre l’11,3% dell’elettricità mondiale nel 2016 (era il 10,3% nel 2015) secondo il nuovo rapporto sulle energie rinnovabili Global Trends in Renewable Energy Investment 2017 dell’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
L’avanzata delle rinnovabili è avvenuta malgrado un calo degli investimenti nel settore (-23% nel 2016 rispetto al 2015), un fenomeno che si spiega con i prezzi sempre più bassi delle tecnologie pulite.
Giornata della Terra: perché Cina, India e Usa hanno un ruolo chiave
Le rinnovabili sono il futuro delle Terra. Se si guarda ai Paesi, il rapporto Unep indica come gli investimenti sono diminuiti soprattutto nei paesi industrializzati, dove si sono attestati a 117 miliardi, con un calo del 30% rispetto al 2015. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, l’investimento è stato complessivamente di 125 miliardi (-14% rispetto al 2015). Cina, India e Stati Uniti, che sono i responsabili del 50% di emissioni CO2 nel mondo, giocano un ruolo chiave e rappresentano i mercati più grandi per le energie rinnovabili, ma stanno ancora facendo poco per sviluppare questo mercato.
La pigrizia di Cina, Stati Uniti e India nel sviluppare il mercato delle rinnovabili emerge dal bollettino Allianz Climate & Energy Monitor Deep Dive, che evidenzia come Pechino e Washington devono almeno raddoppiare i propri investimenti nel campo delle energie rinnovabili, mentre l’India deve addirittura triplicarli per raggiungere entro il 2050 gli obiettivi sul Clima stabiliti a Parigi. Una spinta potrebbe arrivare dall’ingresso sul mercato delle rinnovabili di un player come l’Arabia Saudita che vuole produrre il 10% dell’energia necessaria al Paese da fonti rinnovabili entro il 2023.
L’ambizioso obiettivo è stato annunciato dal ministro dell’energia Khalid Al-Falih e prevede il lancio di 30 progetti legati a impianti a energia solare ed eolica nei prossimi 10 anni. Questi impianti faranno parte di un piano più ampio per potenziare la produzione di energia pulita e tagliare l’impiego del petrolio nel Paese. Il piano di investimenti previsto è di 50 miliardi di dollari.
IDEE DI INVESTIMENTO
Ecco alcune strade per investire sulle energie rinnovabili, il cambiamento climatico, salvaguardando il Pianeta.
- Nei quattro mercati più grandi (Cina, Usa, Ue e India), le fonti rinnovabili diventeranno la principale fonte di generazione di energia secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie): da qui al 2040 quasi il 60% di tutta la nuova capacità di energia installata nel mondo verrà da fonti rinnovabili. A guidare la transizione, secondo Aie, sarà la Cina, che sebbene resti di gran lunga il più grande consumatore e produttore mondiale di energia da carbone, ha cominciato a invertire la tendenza puntando decisamente sul solare. Il trend si può seguire puntando sui migliori fondi azionari specializzati in energie rinnovabili.
- Un’altra possibilità è quella di investire su un azionario internazionale che ha come strategia di investimento l’acquisto di titoli di società che conducono attività legate al cambiamento climatico. Con un’avvertenza: il periodo minimo consigliato per questi fondi è di almeno 5 anni.
- C’è anche una variante obbligazionaria che aiuta l’ambiente ed è quella seguita dai fondi Socialmente responsabili (SRI) che mettono in portafoglio i cosiddetti Green Bond, ovvero obbligazioni emesse per finanziare progetti che riguardano il clima e le tematiche sociali come, per esempio, centrali eoliche, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento, all’utilizzo sostenibile dell’acqua o all’edilizia eco-compatibile e così via.
Note
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