In un contesto di tassi zero e rendimenti sempre più ridotti, gli investitori obbligazionari guardano con sempre maggiore interesse ai mercati obbligazionari dei Paesi emergenti. Una delle ragioni, secondo un’analisi di Pictet Asset Management, è che mercati emergenti sono tendenzialmente decorrelati rispetto all’andamento dei mercati sviluppati, anche se sono in media più volatili con valute e obbligazioni che sono spesso soggette a turbolenze improvvise.
Una soluzione per il controllo della volatilità è scegliere prodotti che investano sui mercati emergenti con un approccio absolute return che punta a un rendimento positivo in tutti i contesti di mercato attraverso un’ampia diversificazione di portafoglio. Ma si fa sempre più strada anche un’altra soluzione che guarda al lungo termine: selezionare prodotti obbligazionari che investano sui Paesi emergenti che rispettino i criteri ESG (Environmental, Social, Governance), con una asset allocation che tenga conto prima di tutto dell’ambiente, in secondo luogo dei diritti umani e di genere, e in terzo luogo delle pratiche di governo societarie.
In sostanza, per i gestori, applicare ai titoli di Stato l’analisi ESG consente di valutare meglio il rischio Paese e, secondo l’approccio di Pimco che ha adottato questi criteri di valutazione tra i primi nel 2011, facilita la selezione di titoli di Stato dei paesi emergenti.
Non a caso i fattori ambientali, sociali e di governance, secondo un’indagine di Aviva Investors, hanno assunto sempre maggiore importanza per gli investitori istituzionali nella scelta delle obbligazioni dei Paesi emergenti e sta diventando determinante la presenza di fattori ESG nell’escludere dal portafoglio titoli di Stato emergenti.
Tanto che, da qualche tempo i gestori hanno cambiato la valutazione delle obbligazioni dei Paesi emergenti considerando a parte i fattori ESG in modo da giudicare meglio le dinamiche di rischio e rendimento nel lungo periodo. In particolare, nelle emissioni statali il valore della G di governance assume un ruolo chiave e, secondo i principi Onu per l’investimento responsabile (Un Pri) presenta la correlazione più alta con i differenziali di rendimento, seguita dalla S di sociale e dalla E che fa riferimento alla responsabilità ambientale.
Secondo l’approccio adottato da Pimco, una delle prime società a scorporare i criteri ESG nella valutazione delle obbligazioni sovrane dei Paesi emergenti, questo tipo di analisi consente di identificare i titoli di Stato con fondamentali robusti, prospettive di medio termine solide, rischi di ribasso contenuti e quotazioni interessanti. Accanto all’analisi quantitativa, che si basa sempre sull’analisi del passato, il secondo passo nella valutazione di un’obbligazione dei Paesi emergenti in chiave ESG tiene conto anche dell’analisi qualitativa che guarda alle tendenze all’impatto dei rischi dei fattori ESG a seconda del contesto economico.
I fattori ESG influiscono anche sulle obbligazioni aziendali dei Paesi emergenti (corporate e high yield bond). Anche in questo caso i gestori danno dei punteggi ai bond emessi dalle aziende per finanziare generalmente progetti di crescita e sviluppo.
E anche in questo caso la variabile G di governance ha un impatto maggiore rispetto a S di sociale ed E di ambiente, ma c’è da tenere conto anche di una correlazione tra la valutazione delle obbligazioni societarie e bond statali: se il punteggio ESG delle emissioni statali di un Paese non è altro, questo condiziona anche la valutazione delle obbligazioni aziendali a prescindere dall’affidabilità creditizia dell’emittente.
Secondo l’analisi di Aviva Investors, più si rafforzano i fattori ESG di un Paese, più numerose opportunità operative si aprono agli investitori, non solo nei suoi titoli di Stato ma anche nelle sue obbligazioni aziendali. Per gli investitori è fondamentale comprendere che è vero anche il contrario.
IDEE DI INVESTIMENTO
L’interesse da parte degli investitori italiani verso le obbligazioni (statali e corporate) dei Paesi emergenti è in costante crescita. Secondo i dati di Assogestioni, i fondi obbligazionari Paesi emergenti hanno raggiunto oltre 33 miliardi di asset in gestione nel 2019 praticamente raddoppiando il loro valore rispetto a tre anni fa. Eppure, il contesto di mercato non è stato facile per i Paesi in questi ultimi tre anni.
La crescita si deve in parte anche all’aumento del numero di fondi specializzati sulle obbligazioni dei Paesi emergenti e al trend del 2019 che ha visto tante società di gestione – tra le ultime in ordine di tempo UBS Asset Management e M&G Investments – lanciare prodotti in chiave ESG. In particolare M&G Investements adotta i criteri ESG come filtro per escludere dal portafoglio le emissioni che violano i principi del Global Compact delle Nazioni Unite; che generano ricavi da settori specifici quali il tabacco, l’alcool, l’intrattenimento per adulti, il gioco d’azzardo, il carbone termico, l’energia nucleare, la difesa e le armi.
Per Bnp Paribas Asset Management che da tempo utilizza lo screening ESG sulle obbligazioni societarie, diversi mercati emergenti partono da una base bassa e proprio per questo hanno un ampio potenziale di crescita nel lungo termine e rendimenti per gli investitori che avranno la pazienza di aspettare.
Per investire sulle obbligazioni dei Paesi emergenti in un’ottica sostenibile sono disponibili sul mercato italiano fondi obbligazionari specializzati (Categoria Morningstar: Obbligazionari Paesi Emergenti) che hanno un mandato sostenibile e possono essere in valuta locale, ovvero investire emissioni della valuta del Paese emergente, oppure in valute differenti.
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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