Sono passati esattamente due anni da quando Andrew Bailey, Ceo della Financial Conduct Authority (FCA) ha annunciato che la vita del London Interbank Offrated Rate, il benchmark di riferimento delle valute e dei tassi di interesse meglio noto come LIBOR, dovrà finire entro il 2021. Da quel momento è cominciata la transizione e la ricerca verso un nuovo paramento di riferimento, ma a due anni di distanza e a quasi due anni dall’addio al LIBOR c’è ancora molto da fare. Tanto che l’indice è ancora il più importante del mondo: al LIBOR sono collegati più di 240 mila miliardi di fluttuazioni quotidiane, secondo le stime contenute in un report di Oliver Wyman. Ma non solo. All’indice sono legati tutti i tipi di prodotti finanziari: mutui, prestiti, fondi, gestioni, assicurazioni. Per questo il nuovo rapporto di Oliver Wyman sulla sostituzione del Libor delinea il motivo per cui la velocità del cambiamento deve accelerare prima del 2021 e delinea alcune azioni che le banche, i regolatori e le infrastrutture di mercato devono intraprendere.
Il rapporto sostiene che, mentre le banche con grandi esposizioni basate sul LIBOR hanno utilizzato il tempo trascorso dall’annuncio della FCA nel 2017 per valutare la loro esposizione, sviluppare piani di transizione e iniziare a spostare alcune nuove transazioni su tassi privi di rischio, ovvero risk-free rates (RFR), sono emersi nuovi rischi. La ragione? I passi avanti fatti dal sistema bancario sono stati frenati dalle incertezze su dove e se saranno disponibili RFR o benchmark alternativi sensibili al credito. Sembra che le banche più piccole con una minore esposizione stiano pianificando di fare affidamento prevalentemente sulle clausole di fallback esistenti nei contratti per determinare la transizione dal Libor, un approccio che però è fortemente sconsigliato dai regolatori.
Addio al LIBOR: tutti i nomi dei benchmark alternativi
I benchmark LIBOR verranno sostituiti da una serie di nuovi tassi privi di rischio (RFR). Nel Regno Unito, per esempio, il nuovo benchmark si chiama SONIA, ovvero Sterling Overnight Index Average o media ponderata dei tassi overnight applicati alle transazioni in sterline. Questo RFR esiste da vent’anni, ma dall’aprile 2016 viene amministrato dalla Banca d’Inghilterra (BoE), che ne ha introdotto una versione modificata nell’aprile 2018. Basandosi su effettive transazioni piuttosto che su semplici stime, il SONIA risulta molto più affidabile. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve si appresta ora a introdurre il Secured Overnight Financing Rate (SOFR), tasso di finanziamento overnight garantito in modo da poter disporre di un benchmark solido e affidabile. Nell’Eurozona la situazione dovrebbe essere chiarita a ottobre 2019 con l’arrivo di ESTER (Euro Short-Term Rate o tasso euro a breve) che dovrebbe sostituire i tassi interbancari e che avrà una fase di rodaggio definita PRE-ESTER. In Svizzera, il tasso definito è il Swiss Average Rate Overnight (SARON), mentre in Giappone è stato identificato il Tokyo Overnight Average Rate (TONAR). Ma da qui al 2021, altri RFR arriveranno a far aumentare questa valanga di sigle.
L’effettivo passaggio dall’ecosistema LIBOR ai nuovi RFR non è solo una questione di nomi, perché comporta considerevoli problemi. «Non si tratta semplicemente di applicare gli RFR ai nuovi contratti: benché si sia verificato un significativo incremento del numero di transazioni basate su SONIA e SOFR, i contratti esistenti pongono comunque problemi», ha detto Rod Paris, Chief Investment Officer di Aberdeen Standard Investments. «Vista l’enorme quantità di contratti dipendenti dal LIBOR (e ne vengono sottoscritti di nuovi ogni giorno), lo scenario comporta un impegno sostanziale per tutte le istituzioni finanziarie esistenti, ai quattro angoli del globo» Un elemento fondamentale è rappresentato dalle clausole di fallback. Molti contratti contengono disposizioni formulate al fine di far fronte a un eventuale indisponibilità del LIBOR: si tratta tuttavia di clausole pensate nel caso di un’interruzione temporanea, non di un’eliminazione permanente. Di conseguenza, l’applicazione di tali clausole potrebbe avere conseguenze indesiderate, tra cui la possibilità di trasferimenti di valore non intenzionali fra le parti in causa.
IDEE DI INVESTIMENTO
Sembra chiaro che la fase di transizione verso la fine del LIBOR deve passare dai fallback e dallo sviluppo di nuovi prodotti e che la velocità del cambiamento deve accelerare bruscamente per rispettare la scadenza del 2021. Ciò richiede l’intervento sia degli operatori del mercato che dei regolatori per evitare distorsioni del mercato secondo il report di PWC. L’adozione degli RFR rappresenta uno fra i maggiori contraccolpi subiti dai mercati da molto tempo a questa parte. Gli asset manager stanno lavorando affinché i clienti possano passare alla vita post-LIBOR senza alcuna difficoltà.
Vediamo alcuni punti chiave verso la fine del LIBOR:
- I regolatori dovrebbero incentivare il mercato a passare da derivati basati su LIBOR a derivati basati su RFR, e chiarire se i benchmark sensibili al credito siano o meno un’alternativa realistica al LIBOR e agli RFR.
- Le banche dovrebbero sviluppare prodotti di prestito basati su RFR. Nel breve termine, le RFR retroattive sono l’unica opzione disponibile.
- Gli amministratori di benchmark, che sono i parametri di riferimento del risparmio gestito, dovrebbero accelerare lo sviluppo e la pubblicazione di RFR a termine, per garantire l’accesso ai derivati e futures.
- L’identificazione dei tassi di riferimento alternativi renderà possibile l’offerta di strumenti finanziari collegati ai nuovi tassi.
In queste fasi di mercato, è bene riconsiderare la propria asset allocation sempre in coerenza con gli obiettivi e la durata dell’investimento.
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Note
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