L’economia americana crea meno posti di lavoro delle attese, ma il tasso di disoccupazione scende più delle previsioni. Il dato comunicato il 4 settembre (la disoccupazione è scesa al 5,1% con 173.000 nuovi posti di lavoro, meno dei 220.000 attesi dagli analisti e la crescita più bassa da marzo) è stata una delusione a metà per gli analisti, che adesso dipingono un quadro con luci e ombre su possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Fed. La riunione della Banca centrale americana è prevista il 17 settembre, ad appena tre giorni dalle elezioni greche che tengono l’Europa con il fiato sospeso, ed è una data cruciale perché sarebbe il primo rialzo dal 2006. Ma tutte le certezze che c’erano prima di Ferragosto, con gli analisti già intenti a fare i conti in tasca ai mercati emergenti, al dollaro e ai rendimenti di titoli di Stato in vista del rialzo dei tassi sono venute meno, anche se il consensus è ancora favorevole alla ripresa dei saggi di interesse.
A remare contro Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ci sono la Cina e il sostegno del G20 alle sue politiche alla prova dei mercati. L’incertezza resta anche per i dati sul mercato del lavoro americano che non hanno offerto un quadro chiaro e in gioco c’è la credibilità stessa della Fed, che da mesi ribadisce la sua intenzione di voler aumentare i tassi. Di certo, per ora c’è solo la volatilità dei mercati. Alla riunione mancano due settimane e sono in calendario una serie di dati importanti, fra i quali l’inflazione, che resta al di sotto dell’obiettivo del 2% della Fed.
Eppure Ubs è ottimista: “I dati sostengono la nostra idea sul fatto che la Fed inizierà probabilmente ad alzare i tassi alla riunione del 17 settembre. Anche se molte cose possono ancora accadere nelle due settimane prima della riunione, i dati mantengono la Fed in corsa per una stretta” ha detto Maury Harris, managing director e chief economist di Ubs.
Non la pensa così Brian Bethune, chief economist di Alpha Economic Foresights, secondo cui la finestra per un potenziale aumento dei tassi è dicembre 2015, le possibilità di una stretta prima della fine dell’anno sono in calo, ma nonostante gli eventi in Cina, pensa ancora che la Federal Reserve alzerà i tassi il 17 settembre.
È ottimista Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders che crede ancora che l’Istituto centrale statunitense interverrà il 17 settembre. “La volatilità dei mercati finanziari spingerà la Fed a pensare, ma come nel 2013 gran parte di questa volatilità riflette le precedenti attese di una stretta monetaria” ha detto Wade. “Gli investitori stanno tagliando da un po’ le loro esposizioni sui Mercati Emergenti, ben prima degli ultimi eventi cinesi. E’ possibile che quando la Fed agirà, l’aumento di volatilità sarà limitato a posizioni già modificate”. E la volatilità non è destinata a fermarsi anche in caso di un rialzo dei tassi della Fed. Anzi. Per Wade la turbolenza potrebbe addirittura crescere a meno che la decisione della Fed non fosse accompagnata da un chiaro segnale che i tassi saliranno solo molto gradualmente. Ma nessuno lo sa ancora perchè alla Fed hanno tenuto le bocche cucite anche di fronte alle richieste del G20.
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