Ha 25 anni appena compiuti ed è già entrato nella speciale classifica stilata dal settimanale Forbes dei giovani Ceo diventati miliardari grazie a Internet. Evan Spiegel, nato il 4 giugno del 1990 a Los Angeles in California, è cofondatore di Snapchat, la chat che si basa su messaggi che si autoeliminano dopo un massimo di 10 secondi dopo essere stati letti e un network fatto di contatti pescati direttamente nelle rubriche dello smartphone di chi lo usa. Snapchat è nata nel 2011, ha 330 dipendenti, conta già su 44 milioni di utenti al mese – dietro solo a Facebook (54 milioni) e Twitter (65 milioni) – ed è stata valutata 15 miliardi di dollari.
Il no a Facebook la Borsa come obiettivo Il New York Times ha scritto di recente che Snapchat è incomprensibile per chi è nato dopo il 1985 perché troppo difficile da usare, Spiegel si è molto arrabbiato ma ha tirato dritto, convinto della sua idea. Punta tutto sui giovani nativi digitali che usano lo smartphone, non guardano la tv e non sono nostalgici come i frequentatori di Facebook.
Essere differenti è il mantra che si ripete Spiegel, un’evoluzione del pensare differente di Steve Jobs. Tanto che questa sua convinzione lo ha portato a rifiutare un’offerta da parte di Facebook: nel 2013 Mark Zuckerberg voleva comprarlo per 3 miliardi di dollari. Spiegel ha rifiutato e numeri gli hanno datto ragione a Snapchat. E di farsi comprare non ci pensa proprio: ora vuole andare in Borsa per finanziare la sua crescita.
Una gestione del business “giovanilistica” e senza filtri. Fortuna o grande intuizione? Spiegel non ha dubbi e quando parla di se stesso dice: “Non sono un grande manager, sono semplicemente un leader e non faccio cose per essere un grande come Ceo, ma per essere un grande come Evan”.
Questa maniera di vedere il business, giovanilistica come gli utenti del suo servizio, ha fatto spesso scivolare Spiegel in figure non proprio da Ceo. Il “Grande Evan” sa di essere senza filtri e sovrastrutture e ha dichiarato di lavorare per migliorare questa parte del suo carattere che può nuocere agli affari. Come? Chiedendo scusa, se sbaglia.
La pubblicità video e le notizie come modello di business. Nel frattempo, pensa alla Borsa per diventare grande. E fare di Snapchat un business vero. Come? Puntando in maniera decisa sugli annunci pubblicitari video. Tanto che la società ha inviato un memo di 23 pagine alle agenzie pubblicitarie dove ha messo in fila i suoi numeri: oltre il 60% dell’utenza Snapchat è tra 13 e 34 anni, usa lo smartphone e negli Stati Uniti guarda più di 2 miliardi di video a giorno, circa la metà del numero di video che le persone guardano su Facebook, che ha sette anni più di Snapchat e ha 10 volte il numero di membri.
E poi ci sono le notizie. All’inizio di quest’anno ha firmato 11 accordi con i media, tra cui CNN, Comedy Central, ESPN, e la rivista People, e li ha invitati a contribuire al canale Discover con video e articoli quotidiani che scompaiono a mezzanotte. I dati, in questo caso, non sono stati favorevoli alla scelta di Spiegel: dopo un interesse iniziale, i numeri di visite di Discover sono scesi molto. Ma Spiegel non molla: adesso cerca appassionati di politica e news che possano unirsi al team di New York per coprire storie, notizie anche in vista delle prossime presidenziali del 2016. Che voglia fare l’editore?
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