Fuori, dentro, fuori, dentro. La gestione di Brexit è diventata sorta di “m’ama non m’ama” tra il Governo di Theresa May e l’Unione europea. Un giochino che rischia di fare molto male all’economia inglese stretta tra i ricatti parlamentari e la volontà espressa dal voto popolare di uscire dall’Ue. La road map che prevedeva un’uscita di Uk dall’Europa entro marzo 2019 con un accordo è ormai saltata e la soluzione è ancora tutta da scrivere. I vertici dell’Unione europea hanno perso la pazienza e non hanno nessuna intenzione di rinegoziare l’accordo di divorzio firmato a fine 2018. Tra le conseguenze del mancato accordo c’è anche un risvolto politico imbarazzante per Governo inglese: in caso di un ulteriore rinvio del divorzio, UK dovrà partecipare alle elezioni Europee di maggio. Una beffa per il Paese che ha votato di non voler più far parte dell’Unione europea.
Al di là delle considerazioni politiche ci sono quelle di portafoglio, con i gestori che tengono monitorate le oscillazioni che questa paresi comporta. «Ci aspettiamo che la sterlina continui a viaggiare sulle montagne russe, considerato che occorre fare chiarezza su alcuni fattori chiave, come la disponibilità da parte dell’Unione Europea di concedere una proroga, la durata della proroga stessa e la possibilità che il percorso politico di Teresa May possa esaurirsi, aprendo quindi la strada alle elezioni generali» ha dettoStephanie Kelly, Senior Political Economist di Aberdeen Standard Investments, che punta il dito su una delle grandi questioni a cui gli investitori guardano con attenzione: la motivazione che il Regno Unito presenterà all’Unione Europea per giustificare un’estensione dell’articolo 50.
Il problema è che, con il Parlamento così diviso sulla questione Brexit, non è chiaro chi abbia esattamente l’autorità sufficiente per presentare una ragione chiara e convincente. Il fatto di trovarsi di fronte a una eventuale richiesta di proroga – si ipotizza uno slittamento al 2020 – sarà frustrante per l’Unione Europea, ma è estremamente improbabile che essa possa rifiutarla. I costi per entrambe le parti sono ancora troppo elevati. «La questione interessante è per quanto potrà essere estesa la proroga e quali condizioni saranno imposte dall’UE, poiché l’approvazione della proroga richiede l’unanimità a Bruxelles. Questo condizionerà la risposta del mercato», ha aggiunto Kelly. Per Esty Dwek, Senior Investment Strategist di Natixis Investment Managers è possibile una breve proroga ma si aspetta un accordo approvato dal Parlamento britannico per evitare uno scenario di No deal. «Mi aspetto un periodo di transizione molto lungo per definire le condizioni commerciali definitive» ha detto Dwek.
Lo stallo inglese si inserisce in una situazione europea di debolezza. La BCE ha abbassato sia le previsioni di crescita che di inflazione – rispettivamente all’1,1% e all’1,6 – aprendo la strada a ulteriori stimoli e confermando le aspettative del mercato secondo cui i tassi resteranno invariati almeno per tutto il 2019. E il conto alla rovescia verso le elezioni europee di maggio è cominciato. E per i gestori, nonostante Brexit, le azioni europee rappresentano una buona occasione perché hanno prezzi più interessanti rispetto, per esempio, a quelle americane. «Le azioni europee sono costantemente scese rispetto a quelle degli Stati Uniti su base relativa dal 2009, e una ragione è che i rischi politici in Europa sono relativamente alti», ha detto Léon Cornelissen, chief economist di Robeco Investment Solutions nelle previsioni mensili. «Riteniamo che questi rischi siano esagerati e limitati, nonostante tutta la retorica, e le azioni europee sono relativamente interessanti».
IDEE DI INVESTIMENTO
Brexit o non Brexit, i gestori stanno già cominciando a fare i conti in vista delle elezioni europee di maggio e si respira una certa aria di ottimismo. Per Cornelissen di Robeco Investment Solution, sebbene alcuni problemi debbano ancora essere risolti, è atteso un rimbalzo delle economie europee nella seconda metà del 2019. Secondo l’analisi di Amundi, in attesa del voto di maggio, gli investitori che puntano sull’Europa devono avere chiare le implicazioni su obbligazioni e azioni. In particolare:
- Il reddito fisso europeo: nel breve termine, un indebolimento dell’integrazione europea potrebbe determinare un aumento dell’incertezza nel mercato, un indebolimento dell’euro, volatilità nel mercato e una maggiore attenzione agli spread sovrani. Le prospettive di lungo termine dipenderanno dal ruolo dei partiti pro-Europa dopo il voto.
- Sul mercato azionario europeo gran parte dell’incertezza appare già scontata dai mercati, ad eccezione di una Brexit senza accordo o di un’ulteriore marcata decelerazione dell’economia europea, che però sono entrambi fatti improbabili. Le opportunità nell’ambito delle azioni Value europee sono le più interessanti.
Una situazione di stallo come quella che da mesi sta vivendo il mercato europeo spinge a riconsiderare le posizioni investite su reddito fisso e borse europee. In questi casi è consigliabile un check up del portafoglio per calibrare le posizioni a seconda dell’obiettivo di investimento e tenendo conto di una corretta diversificazione.
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Note
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