Lo sviluppo macroeconomico nell’area dell’euro è rimasto deludente nel primo trimestre, con un rallentamento della crescita che, secondo il consensus degli analisti, è destinato ad estendersi a tutto il 2019. L’incertezza è legata, ancora una volta, al fattore politico che in vista delle elezioni europee del 23-26 maggio 2019 tiene i mercati in allerta. Un buon banco di prova di quello che potrà accadere a fine maggio sono state le elezioni spagnole.
Il voto è stato per molti versi storico perché il PSOE, il partito socialista guidato da Pedro Sanchez, ha vinto e proverà a governare, nonostante non abbia i numeri in Parlamento, da solo e senza alleanze. E mentre in Spagna il rebus delle alleanze di Governo resta comunque il nodo da sciogliere, in questo mese che separa dal voto europeo, i partiti socialisti ed europeisti dell’area euro hanno ripreso vigore e si delinea per il Parlamento europeo uno scenario molto simile a quello spagnolo: una ripresa dei socialisti e dei popolari a discapito delle forze di estrema destra, la fine del duopolio e una composizione molto frammentata dei seggi.
In questo scenario, per il Vecchio Continente la crescita del Prodotto interno lordo (PIL) resta la sfida ancora tutta da vincere. Secondo l’analisi di Cedric Scholtes, Co-Head Inflation, Rates Committee Chair, BNP Paribas Asset Management, il sostegno alla crescita del PIL dall’estero rimane un ostacolo: il rallentamento dell’attività manifatturiera globale in un contesto di alte e crescenti incertezze politiche fa ben sperare per la produzione nell’area dell’euro. «Probabilmente i rischi politici riprenderanno il centro della scena nella seconda metà del 2019» ha detto Scholtes che ha sottolineato come potrebbe esserci una ripresa della retorica anti-euro se Matteo Salvini andasse bene alle elezioni europee, rendendo più difficile la discussione sul budget per il 2020 che si svolgerà anche nella seconda metà di quest’anno.
Per Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di AXA IM Italia, la possibilità che i partiti anti-establishment possano avanzare a livello europeo non rappresenta, in ogni caso, uno scenario di rischio, mentre preoccupa di più una recessione economica prolungata – almeno cinque anni – che metterebbe a rischio i partiti tradizionali.
IDEE DI INVESTIMENTO
La parola recessione è quella che deve tenere bene in mente un investitore in area euro soprattutto dopo che le principali Banche Centrali mondiali hanno abbandonato ogni ipotesi di restrizione monetaria prendendo atto dell’indebolimento in corso del ciclo economico a livello globale. Per Giordano Beani, Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di Amundi SGR adesso il problema che i mercati si pongono è se questa inversione a U non sia tardiva per consentire alle economie dei Paesi Sviluppati di evitare una caduta in recessione. Per il momento i dati economici sul PIL europeo non sono rassicuranti ma per gli analisti di Goldman Sachs e Morgan Stanley la fase peggiore dell’economia dell’area euro e il rallentamento dovrebbero essere alla fine. Tanto che Goldman Sachs ipotizza un’accelerazione del PIL europeo nel secondo semestre 2019 all’1,4% contro l’1% atteso nel primo semestre. Eppur si muove, direbbe Galileo Galilei, anche se la ripresa dell’Europa è legata all’aumento nei salari, a una politica fiscale più espansiva fra i membri Ue e al ribasso del prezzo del petrolio.
La fase di incertezza come quella che ha vissuto il mercato europeo negli ultimi due trimestri e in vista delle elezioni europee di maggio 2019, è il momento giusto per rivedere le posizioni investite su reddito fisso e le borse europee. In queste fasi di mercato è sempre corretto fare un check up del portafoglio per bilanciare le posizioni sempre in coerenza con l’obiettivo di investimento e tenendo conto di una corretta diversificazione.
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