Un recente articolo dell’Università di Cambridge ha esaminato il mutevole panorama del crimine online dal 2012 e, nonostante a livello globale il trend sia in continua crescita, alcune tipologie sono diminuite: per esempio, le frodi con carta di credito sono cresciute in termini assoluti, ma sono aumentate più lentamente in proporzione alla crescita del settore del denaro elettronico. La spiegazione è semplice: le normative si sono adeguate ai reati digitali negli ultimi 25 anni, ma anche se il diritto ha fatto passi da gigante non riesce a correre così velocemente dietro alla rivoluzione digitale. Così la sicurezza informatica continua a essere un tema chiave per gli investimenti delle aziende.

Se si guardano i numeri in termini assoluti, nel 2018 a livello globale le aziende hanno stabilito un record con oltre 37 miliardi di dollari investiti in sicurezza e, secondo le stime di Gartner, la spesa dovrebbe superare i 42 miliardi di dollari entro il 2020. La ricerca di Gartner ha sottolineato inoltre che la spesa per sicurezza per dipendente è raddoppiata tra il 2012 e il 2018. Tutto questo ha un costo anche per l’economia globale. Non a caso il World Economic Forum (WEF) ha inserito il cyber risk come uno dei rischi globali più significativi nel 2019 e il Global Risks Report (2019) ha previsto che il crimine informatico costerà all’economia globale oltre 6 mila miliardi di dollari entro il 2021, contro i 3 mila miliardi del 2015.

Il rapporto WEF era basato sulla ricerca condotta da Cybersecurity Ventures. Secondo il WEF, la comunità globale deve chiedersi perché ciò sta accadendo e cosa si può fare per cambiare le cose. La ragione? La perdita di fiducia in Internet è il quinto più grande rischio strategico per il mondo e il crimine informatico continuerà a essere la sfida della sicurezza del ventunesimo secolo. Il WEF ha individuato tre passaggi chiave nella lotta al cybercrime:

  • Occorre una visione condivisa che superi le barriere dei diversi Paesi e che metta insieme pubblico e privato, ovvero le aziende. Un primo passo è affrontare il crimine informatico organizzato transnazionale prima che cresca in proporzioni epidemiche ed eliminare porti sicuri per le reti criminali informatiche.
  • È necessario comprendere che il crimine informatico è un problema globale condiviso e richiede una risposta globale. Nessun Paese o società può farcela da solo. Nel complesso, il mondo deve costruire una rete di partnership tra entità transnazionali, nazionali e aziendali.
  • Le indagini sul crimine informatico devono essere condotte in modo diverso rispetto al crimine tradizionale. Non si tratta semplicemente di una questione di capacità delle forze dell’ordine. Ogni vittima, detentore di dati o ente investigativo, nel settore pubblico o privato, fa parte di un ecosistema globale sempre più connesso e reciprocamente dipendente.

IDEE DI INVESTIMENTO

I costi del crimine informatico che incidono sull’economia globale toccano diversi settori chiave della tecnologia: dalla distruzione di Big Data alle frodi compiute sul denaro elettronico fino alla perdita di produttività: dal furto della proprietà intellettuale fino al furto di dati personali e finanziari e all’appropriazione indebita. Secondo l’analisi di Pictet Asset Management, in un mondo in cui le informazioni sono il potere, lo spazio digitale richiede una maggiore difesa rispetto a quello fisico e respingere gli attacchi, proteggere le informazioni e tutelare i cittadini da influenze malevole è una priorità nazionale per molte delle economie avanzate mondiali. Non a caso la spesa mondiale per la cyber security cresce di circa il 10% ogni anno, tre volte più rapidamente dell’economia globale e secondo dati IDC potrà raggiungere 120 miliardi di dollari entro il 2021 contro i quasi 100 miliardi attesi a fine 2019. Per Pictet Asset Management le occasioni di investimenti si trovano sicuramente in America, ma l’Europa sta crescendo in termini di aziende impegnate nella cyber security anche grazie alla spinta dell’Unione Europea che ha deciso di investire fino a 450 milioni di euro in una nuova partnership tra pubblico-privato in questo settore.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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