L’Unione Europea sta riconsiderando molte delle normative ESG pianificate, a causa delle crescenti preoccupazioni riguardanti l’impatto economico e la competitività globale. In particolare, le pressioni da parte di governi, aziende e investitori stanno spingendo la Commissione Europea a ridimensionare le direttive sulla sostenibilità aziendale. Ma cosa sta accadendo esattamente e quali potrebbero essere le conseguenze gli investitori?

Il contesto: ESG e la strategia europea

Negli ultimi anni, l’UE ha adottato una serie di regolamenti per incentivare le aziende a integrare criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nei loro modelli di business. Tuttavia, questa strategia ha incontrato forti resistenze, specialmente da parte delle imprese, che vedono in queste normative un ostacolo alla competitività economica rispetto a Stati Uniti e Asia.

Secondo le proposte contenute in due documenti (1 e 2) che compongono il cosiddetto Pacchetto Omnibus, la Commissione Europea vuole procedere a una revisione significativa delle normative, tra cui:

  • Un alleggerimento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) sulla rendicontazione delle azioni sostenibili.
  • Una semplificazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD).
  • Un ridimensionamento delle azioni previste dal meccanismo CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) per contenere il carbonio alle frontiere.
  • Ridurre il numero di imprese obbligate ad adeguarsi alla tassonomia UE.

Quali cambiamenti sono previsti?

La Commissione Europea sta ora considerando di:

  • Ridurre le sanzioni previste dalla CSDDD.
  • Escludere molte PMI dagli obblighi di reporting ESG.
  • Attenuare il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, riducendo l’impatto sulle aziende locali.
  • Applicare le normative solo alle grandi aziende, escludendo circa l’85% delle imprese originariamente coinvolte.

Tuttavia, il concetto di “doppia materialità” – che obbliga le aziende a considerare sia i rischi ESG per il loro business sia l’impatto ambientale delle loro operazioni – rimane intatto, anche se verrà applicato a un numero inferiore di aziende.

Pressioni politiche e reazioni

Paesi come Germania e Francia stanno spingendo per un allentamento delle regole ESG, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI). La Francia ha addirittura definito l’attuale quadro normativo un inferno per le aziende, mentre la Germania lamenta un impatto negativo sulla produttività economica.

Le ONG e i gruppi ambientalisti hanno criticato aspramente questo dietrofront. Maria van der Heide, Responsabile della politica UE presso ShareAction, ha definito la mossa “sconsiderata”, accusando l’UE di smantellare leggi cruciali per affrontare la crisi climatica e i diritti umani.

Anche le società di gestione degli investimenti hanno espresso preoccupazione. Fondi comuni e gestori patrimoniali, che hanno sviluppato strategie basate sugli standard ESG, temono che un ridimensionamento delle normative possa compromettere la trasparenza e la credibilità del mercato. Molte aziende avevano già iniziato a implementare le misure richieste dalle direttive europee e ora si trovano in una situazione di incertezza regolatoria.

Conseguenze per gli investitori in fondi comuni

Il ridimensionamento delle normative ESG potrebbe avere un impatto significativo sugli investitori in fondi comuni che si erano orientati verso strategie sostenibili. In particolare:

  • La riduzione degli obblighi di rendicontazione potrebbe diminuire la disponibilità di dati affidabili, rendendo più difficile valutare il reale impegno delle aziende nei confronti della sostenibilità.
  • La deregolamentazione potrebbe portare a un aumento del greenwashing, ovvero la pratica di presentare iniziative ESG in modo ingannevole per attirare investimenti. Gli investitori potrebbero quindi trovarsi a dover navigare un panorama più incerto, con meno garanzie sulla trasparenza delle pratiche aziendali.
  • La minore rigidità normativa potrebbe favorire una maggiore flessibilità per le aziende, riducendo i costi amministrativi e aumentando il potenziale di crescita a breve termine. Tuttavia, ciò potrebbe comportare anche una minore pressione per l’adozione di pratiche sostenibili autentiche.

IDEE DI INVESTIMENTO

L’Unione Europea si trova a un bivio: da un lato, il desiderio di mantenere il proprio ruolo di leader nella sostenibilità, dall’altro, la necessità di evitare un’eccessiva burocrazia che potrebbe danneggiare la competitività economica. Le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà Bruxelles e quali saranno le implicazioni per aziende, investitori e il mercato finanziario nel suo complesso.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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