La quantità di energia solare potrebbe aumentare di sei volte entro il 2030 perché il costo della produzione è destinato a scendere e ad essere inferiore rispetto al prezzo del gas naturale e del carbone, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile. Ed entro il 2030 l’elettricità mondiale prodotta da impianti che utilizzano la tecnologia fotovoltaica potrebbe oscillare tra l’8% e il 13% contro un totale di appena l’1,2% di fine 2015.
Non c’è dubbio che il futuro dell’energia sia naturale. Ma non c’è un solo modo di sfruttare la potenza dei raggi del sole. L’altra faccia dell’energia solare si chiama termodinamico, che non produce energia elettrica direttamente dai pannelli, come il fotovoltaico. Come funziona? Utilizza la luce del sole per scaldare un fluido speciale a temperature elevatissime: questo fluido trasforma l’acqua in vapore, che alimenta le turbine che fanno girare gli alternatori e producono elettricità.
L’Italia può giocare un ruolo di primo piano nella corsa al solare termodinamico. La ragione? La tecnologia che oggi è più efficiente in questo settore ed è chiamata Solare termodinamico a concentrazione (CSP) è frutto della ricerca italiana ed è nata all’inizio del Duemila da un progetto congiunto Enea ed Enel che ha visto impegnato come capo fila il premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia, considerato il padre del solare termodinamico.
Energie rinnovabili: la Cina sceglie il termodinamico
Dopo 16 anni da questa scoperta che potrebbe mandare in pensione le centrali a carbone, a gas, a petrolio, e quelle nucleari, il termodinamico italianoè stato riscoperto dai cinesi. Il Paese asiatico che è da anni all’avanguardia nelle energie rinnovabili, vuole costruire 20 nuove centrali nei prossimi due anni e intende risolvere i problemi di inquinamento con questa tecnica che utilizza come primo motore l’energia naturale. Gli impianti di ultima generazione sono capaci di sfruttarla al meglio e, secondo i cinesi, il made in Italy è una garanzia. Tanti che è una società umbra, la Archimede Solar Energy di Massa Martana, a fornire un componente essenziale (i tubi ricevitori) alla megacentrale da 200 megawatt che i cinesi stanno costruendo nel deserto del Gobi.
Del resto, l’Italia è all’avanguardia in questo campo: in provincia di Messina nel giugno 2016 è stata inaugurata una centrale solare termodinamica con una tecnologia innovativa chiamata STEM, sviluppata dalla Magaldi di Salerno che utilizza un fluido di sabbia. Ad attirare i cinesi è L’eredità più importante lasciata da Rubbia che rappresenta il vero vantaggio del termodinamico rispetto al fotovoltaico: il fluido mantiene la temperatura a lungo e può far funzionare l’impianto anche quando il sole è tramontato, per tutta la notte. L’Amministrazione nazionale per l’Energia cinese ha scelto il termodinamico perché il piano di sviluppo dell’energia rinnovabile prevede una ventina di centrali solari termodinamiche in cinque province, quelle dove il sole batte di più: Gansu, Hebei, Mongolia Interna, Qinghai e Xinjiang. Le centrali dovrebbero entrare in funzione entro il 2018, e fornire complessivamente 1,35 gigawatt di energia, utilizzando specchi come pannelli.
IDEE DI INVESTIMENTO
Secondo il fisico Carlo Rubbia, grande sostenitore dell’eolico termodinamico, un quadrato di specchi di 200 chilometri di lato potrebbe fornire tutta l’energia derivata dal petrolio prodotta al mondo. A credere nel termodinamico, l’altra faccia del solare, non sono solo i cinesi: stanno investendo sulla nostra tecnologia i Paesi Arabi, che grazie al CSP possono risparmiare il petrolio per alimentare il loro consumo interno, il Giappone alle prese con la necessità di sostituire le sue centrali nucleari.
Il rapporto “World Energy Investment 2016” (Wei 2016) dell’International energy agency (Iea), dimostra che l’industria elettrica sta guidando lo spostamento degli investimenti nel settore energetico che a livello globale sono scesi dell’8% nel 2015 pari a 1,8 trilioni di dollari, con un calo nel petrolio e nel gas, mentre continuano a crescere gli investimenti nelle energie rinnovabili, che sono attivati a 313 miliardi di dollari, nelle reti elettriche e nell’efficienza energetica. Nel 2015, ancora una volta, è stata la Cina, con una spesa di 315 miliardi di dollari, il più grande investitore del mondo nell’energia, grazie all’impegno a costruire centrali low-carbon e reti elettriche, ma anche all’attuazione di politiche per l’efficienza energetica.
Per investire sul tema della trasformazione energetica mondiale, la scelta migliore è un fondo azionario globale specializzato in energie alternative. Ecco i migliori a tre anni:
- Bgf New Energy Fund Eur Classe E2 gestito da Alastair Bishop investe a livello mondiale almeno il 70% del patrimonio in azioni di società operanti nel settore delle nuove energie con un occhio all’innovazione tecnologica. Rende l’8,67% a tre anni (+3,02% da gennaio 2016).
- Robecosam Smart Energy Fund-eur Classe B gestito da Thiemo Lang che investe a livello globale, compresi I Paesi emergenti, sulle energie rinnovabili, sul gas naturale, sulla fornitura energetica decentrata e sull’efficienza energetica. Rende l’8,15% a tre anni (+0,89% da gennaio 2016).
- Pictet – Clean Energy Classe R Usd gestito da Xavier Chollet e Luciano Diana che investono in società di tutto il mondo che contribuiscono e beneficiano della transizione a livello globale verso una produzione e un consumo di energia meno basati sulle energie fossili. Rende il 7,01% a tre anni (+1,04% da gennaio 2016).
Note
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