La cyber security è un megatrend di investimento: la spesa mondiale per la cyber security aumenta del 10% ogni anno, tre volte più rapidamente dell’economia globale e secondo dati IDC potrà raggiungere oltre 120 miliardi di dollari entro il 2021 contro i quasi 100 miliardi di fine 2019. Queste previsioni possono essere viste al rialzo dopo l’arrivo del Covid-19 e dei sistemi di tracciamento informatico per monitorare i contagi che pongono problemi di privacy e sicurezza degli utenti. La sicurezza informatica cresce sempre più e anche gli investimenti dei venture capital in quello che è il megatrend dell’anno. Ma allora come fare per orientarsi e capire dove investire oggi in questo settore?

Ecco cosa c’è da sapere:

Presente e futuro della sicurezza informatica: l’Europa fa scuola

L’anno zero del rafforzamento del potenziamento sistematico della sicurezza informatica in Europa è il 2017 quando i computer di 99 Paesi nel mondo (tra cui Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Cina, Stati Uniti, Russia, Vietnam, Taiwan, e anche Italia) furono presi in ostaggio da un virus detto ransomware che lanciava un unico messaggio: per liberare il Pc è necessario pagare un riscatto in bitcoin, pari a circa 300 dollari. Era il 12 maggio 2017. Questo attacco informatico ha dato una spinta decisiva alla collaborazione tra i Paesi aderenti alla Nato e ha portato alla costituzione di un hub europeo per la cyber sicurezza, ovvero una piattaforma di scambio di informazioni della Nato sui virus.

Da allora Nato e Ue possono condividere le informazioni sui cyber attacchi in tempo reale. E da allora le norme per proteggere i dati che viaggiano in Rete sono state inasprite. La ragione? Proteggere le infrastrutture essenziali di un Paese, tutelare la sicurezza dei cittadini e garantire alle aziende la possibilità di raggiungere gli obiettivi è una priorità assoluta. Vediamo i capisaldi della sicurezza informatica in Europa:

  • Il primo passo importante è avvenuto il 25 maggio 2018 con l’entrata in vigore del General Data Protection Regulation (GDPR) varato dall’Unione europea e valido per i 28 Paesi membri che ha introdotto diverse novità sia in termini di diritti per i cittadini (data portability e blocco di autorizzazione dei propri dati sensibili, i più importanti) sia sul fronte degli adempimenti in capo alle aziende (accountability, ovvero tutela giuridica dei dati acquisiti, registro delle attività e verifica periodica di protezione dei dati e privacy).
  • Un altro passo avanti importante il legislatore europeo lo ha fatto con la direttiva PSD2, che, dopo un lavoro di gestazione di quasi 4 anni, è entrata in vigore a settembre 2019 in Italia, e prevede nuove norme per autenticare i clienti che acquistano prodotti online. Si tratta della Strong Customer Authentication (SCA) che deve essere implementata entro la fine del 2020. Secondo le nuove regole prima di far cliccare un cliente su “acquista” il sito di e-commerce deve: identificare il cliente con una password o un PIN che solo l’utente conosce (per esempio, una parola chiave, un codice, una domanda di sicurezza); identificare il cliente con qualcosa di digitale come il device con cui sta procedendo all’acquisto (smartphone, pc o anche un token bancario); identificare il cliente con qualcosa di fisico come l’impronta digitale oppure lineamenti biometrici come l’occhio.
  • Per proteggere la privacy degli utenti, accanto alla SCA, da luglio 2019 c’è un nuovo Regolamento Ue sulla ePrivacy dei Paesi europei. Si tratta di un passo ulteriore rispetto alla normativa GDPR e che punta a tutelare l’utilizzo dei dati degli utenti non solo da parte delle società di telefonia fissa e mobile, come già avviene, ma anche da parte dei cosiddetti fornitori OTT, ovvero di messaggistica come WhatsApp, e i provider di posta elettronica.
  • Il passo più recente prima del Covid -19 compiuto dall’Europa è stato dotarsi di un Codice europeo delle comunicazioni elettroniche che dovrà essere recepito dagli Stati membri entro il 21 dicembre 2020. Il Codice impone regole di sicurezza agli operatori delle Big Tech che dovranno aumentare la sicurezza informatica. Un documento dell’European Union Agency for Cyber security (ENISA) ha fornito le linee guida sull’adozione di misure preventive di protezione dalle minacce informatiche e l’Europa è diventata un modello da seguire anche per Stati Uniti e Australia in tema di regole per la sicurezza.

Al di là delle normative, e soprattutto dopo l’accelerazione tecnologica impressa dal Covid-19, il 2020 secondo l’analisi del World Economic Forum (WEF) è l’anno della cyber security perché le nuove tecnologie e i nuovi utenti stanno rimodellando i cyber-rischi. Per esempio, l’emergere di reti 5G nel 2020 comporta un accesso sostanzialmente più ampio sia per i dispositivi sia per le persone. La banda larga più grande e più conveniente a velocità più elevata incoraggia la diffusione a realtà virtuale e aumentata e all’intelligenza artificiale, che diventeranno di uso comune. La cyber sicurezza rappresenta dunque una sfida e un’opportunità per il futuro di aziende e Paesi e per questa ragione il WEF ha ideato una piattaforma per stimolare collaborazioni a livello globale e per disegnare il futuro della sicurezza e della fiducia digitale, ovvero un mondo digitale più affidabile.

Le potenzialità del settore cyber-security: perché investire

Il primo trimestre 2020 è stato il peggiore di sempre per l’indice MSCI AC World, che ha ceduto il 21,7% se misurato in dollari. Questo dato tuttavia, secondo l’analisi di Pictet asset management, cela un crollo del 34% dal punto di massimo al punto di minimo. Il mercato ha poi recuperato parzialmente terreno grazie alle consistenti misure di stimolo. E, in particolare, il comparto legato alla tecnologia e alla cyber sicurezza ha dimostrato di superare l’azionario globale in termini di crescita di utili e cash-flow nei prossimi anni, poiché l’inasprimento dei vincoli normativi (PSD2, GDPR) probabilmente rimarrà un driver fondamentale della sicurezza e i sistemi informatici e la cyber security saranno ancora una priorità per governi e società. Per questo rappresenta un valido strumento per catturare un trend di lungo periodo, con fondamentali solidi e una buona diversificazione.

Il panorama del crimine online è in costante mutamento con tipologie in crescita e altre in diminuzione: per esempio, le frodi con carta di credito sono cresciute in termini assoluti, ma sono aumentate più lentamente in proporzione alla crescita del settore del denaro elettronico. La ragione è semplice: le normative si sono adeguate ai reati digitali negli ultimi 25 anni, ma anche se il diritto ha fatto passi da gigante non riesce sempre a stare al passo con la rivoluzione digitale. Così la sicurezza informatica continua a essere un tema chiave per gli investimenti delle aziende che, secondo le stime di Gartner, dovranno aumentare di oltre 42 miliardi di dollari entro il 2020 per difendersi dagli attacchi. La ricerca di Gartner ha sottolineato inoltre che la spesa per sicurezza per dipendente è raddoppiata tra il 2012 e il 2018. Tutto questo ha un costo anche per l’economia globale.

Un rapporto del WEF basato sulla ricerca condotta da Cyber security Ventures stima che il crimine informatico costerà all’economia globale oltre 6 mila miliardi di dollari entro il 2021, contro i 3 mila miliardi del 2015. Gli investimenti delle aziende e dei Paesi in cyber sicurezza mirano a riconquistare la fiducia degli utenti, che negli ultimi anni si era affievolita, tanto che la sicurezza informatica è il quinto più grande rischio strategico per il mondo. Come vincere la battaglia? Secondo il WEF ci sono alcuni passaggi chiave che rappresentano anche dei driver di investimento di lungo periodo per il settore:

  • Si deve avere una visione condivisa e globale delle strategie contro il cyber crime superando le barriere tra Paesi e mettendo a fattor comune pubblico e privati, ovvero le aziende e le persone. In particolare, il crimine informatico transnazionale deve essere il primo nemico da battere.
  • Le soluzioni devono essere valide su scala globale esattamente come sta accadendo ora con la pandemia da Covid -19: nessun Paese o società può farcela da solo. La strada è costruire una rete di partnership tra entità transnazionali, nazionali e aziendali.
  • Il crimine informatico è un reato che deve essere trattato in modo diverso dai crimini tradizionali con sistemi investigativi dedicati e integrati. Le esperienze investigative devono essere messe a fattor comune formando un ecosistema globale sempre più connesso che consenta di offrire rapidamente soluzioni.

Idee di investimento nel settore della sicurezza informatica

Quando si parla di cyber security si pensa a un’entità astratta, ma in realtà tocca un insieme di settori del comparto tecnologico molto concreti: dalla distruzione di Big Data alle frodi compiute sul denaro elettronico fino alla perdita di produttività; dal furto della proprietà intellettuale fino al furto di dati personali e finanziari e all’appropriazione indebita; e in tempi di Covid-19 dai sistemi di tracciamento del contagio fino alla privacy della persone e alla gestione dei dati sanitari.

Proteggere le informazioni digitali e tutelare i cittadini da attacchi informatici è una priorità nazionale per molte delle economie avanzate mondiali anche perché i virus sono sempre più sofisticati come dimostra il più recente incidente internazionale causato da uno spyware.

L’unico fondo specializzato in cyber sicurezza disponibile in Italia, con +5,77% il rendimento a tre anni secondo i dati Morningstar aggiornati ad aprile 2020, è il Pictet – Security Classe R Eur gestito appunto da Pictet Asset Management.

Investimenti sicuri e redditizi oggi semplicemente non esistono. Il mercato di riferimento per il settore della sicurezza informatica è sicuramente l’America, ma anche in Europa stanno crescendo aziende impegnate nella cyber security proprio grazie alla spinta normativa impressa dall’Unione Europea.

Dove investire quindi se si sceglie la tecnologia? La migliore diversificazione di portafoglio e dei rischi è possibile con un fondo azionario globale settoriale (Categoria Morningstar: Azionari Settore Tecnologia).

La top 5 dei fondi azionari tecnologia che hanno battuto il Coronavirus

ProdottoRendimento YTDRendimento 1y
Jpm Us Technology D (acc) - Usd1,86%10,06%
Franklin Technology Fund A (acc) EUR0,75%9,20%
Polar Capital Funds PLC - Polar Capital Global Technology Fund Income EUR -0,79%12,51%
BGF World Technology Fund Classe E2-0,98%11,61%
BNP Paribas Funds Disruptive Technology Classic Distribution -1,76%9,40%
Nella tabella, i migliori fondi azionari tecnologia che hanno resistito meglio alla crisi della pandemi da Covid -19 ordinati per rendimento da gennaio 2020. Dati in euro aggiornati al 15 aprile 2020. Fonte: Morningstar.

Scopri sulla piattaforma Online SIM l’offerta completa dei fondi online per investire.


Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

 

 

Articolo precedente

Investire in Big Tech: social media e piattaforme digitali volano con il virus

Articolo successivo

Alfabeto della ripresa: sarà U, V, W oppure L? I fondi per ripartire

Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

Link ai social:

Nessun commento

Lascia un commento

Ho preso visione dell'informativa


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.