Non è un no, ma non è nemmeno un sì. Janet Yellen, governatore della Banca centrale americana (Fed) resta in corsa nel 2015 per un aumento dei tassi di interesse, il primo da giugno 2006. ”E’ possibile. Nessuna decisione è stata presa, dipenderà dai dati” ha detto Yellen che non ha voluto, ancora una volta, fornire una road map rimandando a settembre qualsiasi altra considerazione. La situazione del dollaro.
Le dichiarazioni dei vertici della Fed sono arrivate alla vigilia della riunione dell’Eurogruppo sul caso Grecia che si è tenuto il 18 giugno. Un flop dei negoziati era dato quasi per scontato. Di fatto la trattativa, quella vera, per dare un futuro alla Grecia è cominciata adesso perché nel merito su come stimolare la crescita del Paese non si era ancora entrati. I capi di governo europei – sempre che le pressioni Usa e l’emergenza non portino a una soluzione politica al fotofinish – sono stati costretti a prendere atto del flop. Se andrà così, è quasi escluso che Atene riesca a pagare i circa 1,5 miliardi dovuti al Fondo monetario internazionale (Fmi) a fine mese, e tanto meno a fare fronte ai 7 miliardi dovuti alla Banca centrale europea (Bce) tra luglio e agosto. Adesso gli occhi sono puntati sul summit che è previsto il 22 giugno, che potrebbe segnare un passo avanti sulla strada el salvataggio dal fallimento della Grecia.
In questo scenario così ingarbugliato, che porta tensioni sul cambio euro-dollaro, su mercati azionari e obbligazionari, l’attesa è una buona arma di difesa possibile. Con una certezza: chi investe deve aspettarsi che i rendimenti sui titoli a reddito fisso resteranno bassi a lungo e che i tassi di crescita nominali nei mercati azionari saranno inferiori al passato. Questa è una visione condivisa dalle principali case di investimento e sottolineata anche da John Greenwood, capo economista di Invesco, nel suo outlook trimestrale rilasciato a giugno 2015.
Greenwood prevede molta volatilità nei mercati valutari, obbligazionari e azionari nei prossimi sei mesi a causa della marcata divergenza della politica monetaria delle principali banche centrali, che riflette le significative differenze nella crescita reale del Pil tra gli Stati Uniti e il Regno Unito da un lato e il Giappone e l’Eurozona dall’altro.
Il consiglio? Puntare sul dollaro che, secondo Greenwood si rafforzerà ulteriormente quest’anno, per tre ragioni: ripresa più avanzata dell’economia statunitense rispetto alle altre principali economie probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso dell’anno e nel prossimo da parte della Fed e prezzi delle materie prime persistentemente deboli che dovrebbero intaccare il valore delle valute di molti produttori di materie prime.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per puntare sul cambio euro-dollaro esistono fondi monetari che hanno praticamente avuto tutti lo stesso rendimento (poco più del 7,5% in media da inizio anno) e hanno come obiettivo quello di inseguire l’andamento delle valute. Ecco chi lo ha fatto meglio da gennaio a giugno 2015.
- Bgf Us Dollar Reserve (sterling Hedged) Classe E2 Gbp un fondo monetario particolare che copre il rischio di cambio usando strumenti speculative e da gennaio rende l’8,50%.
- Vontobel Us Dollar Money Classe B che da inizio anno rende il 7,89.
- Amundi Funds Cash Usd che da gennaio a giugno 2015 ha reso il 7,8%.
- Credit Suisse (Lux) Money Market Fund – USD ClasseB USD Cap he da inizio anno rende il 7,74%.
Note
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