L’economista Harry Markowitz è considerato il padre del concetto di diversificazione di portafoglio che oggi conosciamo. L’idea principale contenuta nella sua teoria è che un insieme di titoli diversi per natura, rischio e rendimento hanno una performance più alta e una rischiosità più contenuta rispetto ai singoli investimenti. Questa intuizione è valsa a Markowitz il Premio Nobel per la sua tesi sulla creazione del portafoglio di titoli che ha nella diversificazione la sua matrice. Per investire nel 2024 la parola chiave è diversificazione e per applicare al meglio regole di Markowitz bisogna conoscere a fondo come funziona.

Ecco cosa imparerai sulla diversificazione di portafoglio:

Cos’è la diversificazione finanziaria

L’obiettivo della diversificazione di portafoglio è cogliere tutte le opportunità a livello globale che tanti singoli investimenti possono offrire. Questo obiettivo è anche alla base della costruzione di un fondo comune o di un fondo pensione che, per natura, sono costruiti mettendo insieme tanti mattoncini diversi di asset (azioni, obbligazioni, liquidità e così via) che consentono di trovare in un unico prodotto finanziario la massima diversificazione possibile.

Correlazione

Per comprendere a pieno il vantaggio di un portafoglio ben diversificato bisogna fare i conti con un altro concetto chiave: la correlazione, ovvero la tendenza di due strumenti finanziari a muoversi nella stessa direzione oppure no. Si tratta di un fattore chiave nella costruzione di un portafoglio, che mette insieme tanti asset diversi, ma nello stesso tempo correlati perché vivono insieme sul mercato finanziario.

Il calcolo del coefficiente di correlazione esistente tra gli strumenti che compongono un portafoglio determina anche il grado di rischio che si corre facendo una scelta di investimento. La sfida è sempre quella di ottenere un rendimento superiore rispetto al benchmark di mercato di riferimento – per le azioni italiane, per esempio, è l’indice FTSE MIB – dandosi un orizzonte temporale che generalmente è di medio-lungo periodo.

Più in generale esistono due possibili tipi di correlazione:

  • positiva se un titolo si muove in una direzione e un altro lo segue nella stessa direzione, per esempio entrambi i titoli salgono o scendono;
  • negativa quando un titolo si muove in una direzione, l’altro andrà nel senso opposto, per esempio un titolo scende e l’altro sale.

Quanti sono i livelli di diversificazione

La regola non scritta della diversificazione è che maggiore è il numero degli asset in portafoglio e maggiore è la probabilità di battere il benchmark, qualunque esso sia. Una corretta diversificazione che punti a contenere la volatilità e il rischio, però, abbina gli elementi del portafoglio anche in base allo scenario di mercato. Questo è l’approccio tipico di una gestione attiva e flessibile che non basa la diversificazione di portafoglio semplicemente sul numero degli asset presenti, perché non è sempre sufficiente diversificare tra mercati e asset class per avere un portafoglio protetto da correzioni improvvise e da eventi imprevedibili.

Esistono tanti livelli di diversificazione e la misura non dipende dal numero di investimenti presenti, ma dalla loro tipologia, ed è importante che le varie asset class non siano correlate tra loro o lo siano il meno possibile, perché in questo modo il rendimento degli strumenti che compongono il portafoglio si muove in modo indipendente.

Diversificare quindi non significa dividere il portafoglio in spicchi percentuali in base al rischio che si attribuisce agli strumenti finanziari, ma significa valutare la correlazione tra strumenti e scenario di mercato e scegliere un orizzonte temporale definito per ottenere il risultato. Un buon portafoglio può essere costruito anche da pochi prodotti finanziari ben selezionati. Diversificare significa prima di tutto saper scegliere in base al rischio e all’obiettivo di rendimento.

Pensare al rischio e all’obiettivo

La selezione può essere molto profonda e può essere compiuta:

  • all’interno di una singola asset class, ovvero una classe in investimento finanziaria (azioni, obbligazioni, valute, immobiliare), ciascuna della quali può essere focalizzata su mercati specifici, per esempio azioni America oppure obbligazioni Paesi emergenti;
  • all’interno di asset particolari, per esempio, azioni tecnologia oppure obbligazioni high yield;
  • sulla capitalizzazione azionaria come large cap, ovvero titoli di aziende con elevata capitalizzazione, mid cap, titoli di aziende con media capitalizzazione, small cap, titoli di aziende con bassa capitalizzazione;
  • sullo stile come Growth (titoli di aziende con alti tassi di crescita); Blend (titoli di aziende con medi tassi di crescita e media redditività); Value (titoli di aziende con bassi tassi di crescita e alta redditività).

Una giusta diversificazione non tiene conto solo dei singoli asset da inserire in portafoglio, ma punta anche su una corretta asset allocation tra i diversi asset con l’obiettivo di massimizzare il rendimento tenendo conto del grado di rischio.

Rendimenti e diversificazione del rischio

Quando si valutano soluzioni d’investimento c’è sempre una variabile di cui è fondamentale tenere conto: il rischio. Non esiste una definizione valida per tutti di rischio, perché ogni investitore ha il suo. C’è però la possibilità anche di diversificare il rischio attraverso gli strumenti offerti dalla statistica per individuare una combinazione in grado di ridurre la rischiosità complessiva del portafoglio. La regola base è questa:

  • maggiore è il capitale investito su diverse asset class (azioni, obbligazioni, materie prime e così via), maggiore è il beneficio, in termini di minor rischio, che ricade sul portafoglio;
  • bisogna tenere conto del grado di correlazione presente tra gli strumenti che compongono l’investimento anche in base all’orizzonte temporale scelto.

L’obiettivo nella diversificazione del rischio è bilanciare al meglio il portafoglio mettendo in correlazione asset positivi che possono annullare la performance negativa di altri, contenendo il rischio complessivo del portafoglio. La valutazione del rischio deve essere messa al centro del processo di investimento utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. In generale per una corretta gestione del rischio questi sono gli elementi chiave:

  • la diversificazione riduce il rischio soltanto se le componenti del portafoglio non sono correlate positivamente;
  • il portafoglio deve includere un numero sufficiente di attività non correlate. Il rischio del portafoglio può avvicinarsi a zero, ma non sarà mai pari a zero;
  • per costruire un portafoglio diversificato in base al rischio bisogna tenere conto dei cosiddetti multiple risk. Bisogna quindi valutare tutte le fonti di rischiosità che i singoli asset portano in dote.

L’orizzonte temporale

Accanto al rischio, un’altra variabile chiave di una corretta diversificazione è l’orizzonte temporale di investimento, ovvero la durata definita per raggiungere l’obiettivo di rendimento. In generale una corretta diversificazione temporale ha queste caratteristiche:

  • ogni scelta di portafoglio ha diversi risultati in termini di drawdown. Questa è la misurazione della discesa dal valore di picco massimo di un asset al suo punto più basso in un periodo di tempo e il calcolo dei suoi relativi tempi di recupero;
  • la dispersione dei rendimenti di un investimento rischioso si riduce con l’allungarsi del periodo di detenzione e converge verso il rendimento medio di lungo periodo;
  • l’allungamento dell’orizzonte temporale riduce i rischi di perdita e consente di investire in asset più rischiosi;
  • Il tempo totale necessario per tornare in pareggio dall’inizio della fase di drawdown viene definito underwater.

In sintesi, nella scelta di un’asset class per un portafoglio ben diversificato conta il contributo che questa asset class può dare al rischio complessivo e al rendimento totale del portafoglio. Per questo anche un’attività fortemente rischiosa può essere adatta per bilanciare un portafoglio costruito in base a un obiettivo di lungo periodo.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

*Articolo pubblicato originariamente a novembre 2018 e sottoposto a successive revisioni e aggiornamenti.

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2 Commenti

  1. Cataldo dino spada
    21 Giugno 2023 a 22:25 — Rispondi

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