Alla fine del film Ritorno al Futuro lo scienziato pazzo Emmet Brown atterra dal futuro con una DeLorean alimentata a bucce di banane e che si muove grazie a un reattore ecosostenibile con un nome evocativo: Mr. Fusion. Oltre 30 anni dopo l’uscita del film una società giapponese sta realmente lavorando a un propulsore stile Mr Fusion usando una DeLorean come prototipo. La differenza rispetto alla storia diretta da Robert Zemeckis e interpretata da Michael J. Fox e Christopher Lloyd è che ad alimentare la macchina sono vestiti usati. Si avvicina l’era dell’idrogeno.
Recycler Jeplan, infatti, sta lavorando per estrarre fibra di cotone da capi di vestiario usati e convertirlo in combustibile. Basta una tonnellata di abbigliamento per generare circa 700 litri di etanolo, risparmiando risorse di terra e acqua che potrebbero essere usati per coltivare cibo. Ed è solo il primo passo. Secondo i ricercatori dell’azienda giapponese, lo stesso processo può essere sviluppato usando fibra di poliestere che, secondo l’azienda, è utilizzato in circa il 60% dei capi di abbigliamento prodotti ogni anno nel mondo.
L’idea giapponese va ad affiancarsi al riciclo di plastica, carta e metalli che è comune, mentre gran parte della abbigliamento prodotta ogni anno in tutto il mondo finisce in discariche e inceneritori. “Solo il 10% di capi di abbigliamento viene riciclato, di solito nei negozi che offro merce di seconda mano”, ha detto Masaki Takao, co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda in un’intervista a Bloomberg. La società sta costruendo un impianto sull’isola meridionale di Kyushu in Giappone, punta a essere operativa entro l’estate del 2017 per gestire circa 2.000 tonnellate di indumenti all’anno.
Addio benzina: è l’era dell’auto a idrogeno ed elettricità
Come se li procura? L’azienda giapponese ha installato oltre 2 mila contenitori per la raccolta dell’abbigliamento usato in tutto il Giappone e in punti strategici come i centri commerciali, oltre ad aver stretto un’alleanza con Ryohin Keikaku, proprietario del distributore Muji e di 7-Eleven Seven & I Holdings. Il fondatore di Recycler Jeplan pensa di arruolare alla causa ecosostenibile altri produttori di abbigliamento, non solo in Giappone.
L’idea che arriva dal Giappone è solo l’ultima innovazione per sostituire la benzina come carburante delle auto e aiutare l’ambiente. Quella più cara alle case automobilistiche è la produzione d’idrogeno mediante fonti rinnovabili che permette di considerare positivo il saldo energetico. Su questa tecnologia l’Italia è in prima fila: a Bolzano ha sede l’Istituto per l’Innovazione Tecnologica (IIT) è attivo un centro di produzione di idrogeno. E proprio da marzo 2017 le auto a idrogeno potranno davvero circolare lungo le strade italiane: un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prevede infatti l’innalzamento della pressione massima d’esercizio delle pompe di rifornimento che consentirà di rifornirsi in pochi minuti e in totale sicurezza.
Se l’era dell’idrogeno in Italia sta per partire, quella delle auto elettriche e dei pannelli a energia solare è in pieno boom. Tanto che la diffusione di questa tecnologia potrebbe arrestare la crescita dei combustibili fossili già entro il 2020. L’ultima conferma è arrivata dal rapporto dell’Istituto Grantham per i cambiamenti climatici – uno dei quattro Istituti globali presso l’Imperial College di Londra – secondo cui entro il 2035 i veicoli elettrici potrebbero costituire il 35% del mercato dei trasporti su strada, e il numero è destinato a raddoppiate entro il 2050. Secondo i dati contenuti nel rapporto inglese, i combustibili fossili inquinanti potrebbero perdere il 10% della quota di mercato a favore dell’energia solare entro i prossimi 10 anni.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il tema delle risorse energetiche alternative alla benzina per alimentare le auto porta a puntare sulla crescita degli investimenti in energie rinnovabili e sul passaggio da un’economia basata su carbone e petrolio a una che si fonda sulla forza del sole e del vento. La scelta più appropriata è quella di un fondo azionario specializzato nella ricerca di titoli di queste società.
Ecco i migliori fondi specializzati in energie alternative che investono sul mercato globale per rendimento a un anno (categoria Morningstar: Azionari settore energie alternative):
- Pictet – Clean Energy Classe R Eur rende il 25% da febbraio 2016 a febbraio 2017 (+3,44% da inizio anno). Il fondo è gestito da Xavier Chollet e da Luciano Diana. L’obiettivo è acquistare azioni di società che contribuiscono o beneficiano della minore produzione e consumo di energie fossili. I settori più presenti in portafoglio sono: tecnologia (33,7%) e beni industriali (24%). L’America è il primo mercato (53%), ma almeno due terzi del fondo sono investiti in titoli di altri Paesi.
- Robecosam Smart Energy Fund-eur Classe B rende il 24,26% da febbraio 2016 a febbraio 2017 (+4,01% da inizio anno). Il fondo è gestito da Thiemo Lang. il comparto investe in azioni di società di tutto il mondo, inclusi i paesi emergenti, operanti nel settore delle energie alternative e tecnologia. Il primo settore in portafoglio la tecnologia (47,4%), seguito da utilities (25%). America (52%) ed Europa occidentale (25%) sono i Paesi più presenti.
- Vontobel New Power Classe B rende il 22,06% da febbraio 2016 a febbraio 2017 (+1,57% da inizio anno). Il fondo è gestito da Pascal Dudle cche punta su imprese che sviluppano e sfruttano principalmente nuove tecniche e metodi che consentono una produzione e un consumo di energia nel rispetto dell´ambiente e delle risorse. Il primo settore in portafoglio sono i beni industriali (38%) seguito dalla tecnologia (30%). L’America pesa per il 36% mentre l’Europa occidentale vale il 30%.
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