La borsa cinese ha aperto l’ultima settimana di agosto con un nuovo record negativo: -8,6% in chiusura Shanghai il 24 agosto, dopo un venerdì nero, quello del 21 agosto, che aveva salutato una settimana plumbea con perdite per tutti mercati globali pari a circa 2.200 miliardi di dollari. Di fatto la Cina ha azzerato il guadagno messo a segno da inizio anno sul listino ed è tornata a zero, con un calo del 40% da giugno ad agosto. E nella sua discesa non ha risparmiato nessuno. Grandi investitori compresi.
La prova sono i dati del Bloomberg Billionaires Index, l’indice che monitora la ricchezza dei 400 uomini più ricchi al mondo: venerdì 21 agosto la perdite dell’indice è stata di 76 miliardi di dollari, se si considera l’ultima settimana di agosto complessivamente la perdita è stata di 182 miliardi di dollari. Un tonfo che hanno condiviso nomi noti per aver azzeccato, quasi sempre, grandi scommesse in Borsa. L’indice include Warren Buffett, CEO di Berkshire Hathaway, che ha perso ben 3,6 miliardi in 5 giorni, pari a quasi il 5% del totale del suo patrimonio (63,4 miliardi di dollari) e Ivan Glasenberg Ceo di Glencore che ha lasciato sulle materie prime circa 237 milioni del suo patrimonio la scorsa settimana e ha visto la sua ricchezza diminuire del 40% circa nel 2015.
Secondo l’analisi di Bloomberg, solo 11 dei 400 super ricchi del club, a dispetto delle turbolenze finanziarie, sono riusciti a guadagnare. Il campione assoluto della settimana nera dei mercati è stato Dilip Shanghvi fondatore di Sun Pharmaceuticals: la scorsa settimana ha visto la sua ricchezza salire di 467 milioni di dollari con un patrimonio che ha raggiunto un valore di 18,9 miliardi di dollari.
Il terremoto Cina non ha risparmiato i miliardari cinesi. Secondo quanto riferisce Bloomberg, i 26 uomini più ricchi hanno dovuto subire la batosta inferta alle loro ricchezze dal mercato Orso di Hong Kong e dalla debolezza dello yen, e hanno perso 18,8 miliardi durante la scorsa settimana. Il più colpito è stato il miliardario Wang Jianlin patron della Dalian Wanda Commercial Properties Co. che ha perso 3,5 miliardi.
Insomma, mentre anche i ricchi piangono, l’effetto Cina è ormai evidente sulle Borse globali. E che l’Orso sia arrivato anche in Europa lo si legge negli Futures sugli indici europei in calo: i contratti sull’indice Euro Stoxx 50 sono in discesa del 3,7%. Si preannuncia una settimana complicata per il Vecchio Continente dove continua a pesare la crisi svalutazione della moneta cinese e i timori che ne conseguono per un rallentamento economico globale.
Ma c’è di più. L’euro è diventato sempre più forte contro dollaro – ormai è oltre oltre quota 1,13 dollari – e questo vuole dire che sono tramontate le aspettative degli investitori per un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve a settembre. E non è solo colpa della Cina. Ad agosto l’indice Pmi di Markit è sceso a 52,9 dal 53,8 di luglio toccando i minimi dall’ottobre del 2013. Questi elementi insieme con il calo del petrolio sotto i 40 dollari al barile per la prima volta dal 2009 accentuano i rischi di deflazione globale e contribuiscono a mandare in tilt i mercati.
Per sostenere i listini di borsa in pericoloso affanno, Pechino ha deciso di dare ai fondi pensione la possibilità di investire in titoli azionari per un ammontare pari al 30% del capitale del fondo stesso. Il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare ha pubblicato sul sito del governo il prospetto che i Fondi Pensione dovranno rispettare per acquistare azioni. Come è noto l’investimento azionario è un investimento a rischio più elevato di altri: fissare un limite del 30% a questo tipo di investimento dovrebbe salvaguardare le pensioni dei lavoratori cinesi. Basterà?
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