Il Capodanno cinese aveva protetto per quasi una settimana le Borse del Paese dagli effetti del Coronavirus di Wuhan (noto come 2019-nCov) , ma alla riapertura del mercato ciò che gli investitori temevano si è puntualmente avverato. In una sola seduta dopo la riapertura dalle festività del Capodanno le Borse cinesi, tra Shanghai e Shenzhen, hanno bruciato quasi 420 miliardi di dollari di capitalizzazione. In particolare l’indice di Shanghai ha perso il 7,72%, lo Shenzhen l’8,41%. A preoccupare è anche lo Yuan: la valuta cinese si è indebolita oltre il livello di guardia rispetto al dollaro. Il panico da pandemia sui mercati cinesi era in qualche modo atteso – il Coronavirus per numero di vittime e contagi è più impattante della SARS che nel 2002 scoppiò nella provincia cinese del Guandong e fece tremare l’economia cinese – soprattutto a causa della paralisi economica in cui in Paese vive ormai da una settimana.
Quanto durerà e quante persone colpirà il Coronavirus? A queste domande oggi nessuno sa rispondere. Dal punto di vista economico, per calcolare l’impatto sui mercati, si può soltanto guardare al passato facendo un confronto con quanto accadde con la SARS nel 2002. Secondo l’analisi di Pictet Asset Management, allora i viaggi aerei tra Hong Kong e la Cina diminuirono del 75% e le vendite al dettaglio del 15% per l’intera Cina. Il virus impoverì le famiglie cinesi che nel 2003 ebbero un calo del reddito del 20% causato da diversi fattori: malattia, assenteismo, aumento della spesa per la prevenzione e assistenza sanitaria. Il picco della SARS durò pochi mesi e successivamente l’economia cinese rimbalzò in maniera importante recuperando in nei tre trimestri successivi quasi un punto percentuale di Prodotto interno lordo (PIL). La stessa cosa potrebbe accadere con il Coronavirus e il ribasso di oggi potrebbe quindi essere visto come un’occasione di acquisto e non di fuga dalle Borse cinesi, ma non è possibile sapere adesso se la durata del picco del Coronavirus sarà la stessa della SARS o terrà l’economia cinese in scacco più a lungo e, soprattutto, non è facile operare oggi su questo mercato sia che si voglia vendere o comprare titoli.
C’è da considerare però che la Cina di oggi non è la stessa del 2002. Allora il Paese aveva una crescita media annua del PIL intorno al 10%, oggi la crescita annua si è dimezzata. Al momento, infatti, secondo il consensus degli analisti di Bloomberg l’impatto del Coronavirus sul PIL cinese è di una frenata di almeno un punto percentuale nel 2020 con una previsione che adesso è di una crescita intorno al 5% nel 2020 contro il 5,9% atteso solo un mese fa. Il mercato cinese è il primo a essere colpito dal virus, ma più a lungo durerà l’epidemia e più gli effetti si sentiranno sugli altri mercati soprattutto dopo l’isolamento imposto alla Cina e ai viaggiatori cinesi (Stati Uniti, Italia, India, Australia, Indonesia, Singapore, Israele, Russia, Nuova Zelanda e Filippine). Gli analisti di RBC hanno stimato che un calo del 10% dei consumi cinesi nella prima metà del 2020 si tradurrebbe in una riduzione del 2% dei ricavi in particolare per le società del lusso e in un colpo a profitti annuali fino al 4%.
IDEE DI INVESTIMENTO
La Cina e i mercati emergenti sono i più colpiti dagli effetti del Coronavirus soprattutto nel breve termine. Guardando al passato e agli effetti della SARS i ribassi che sono appena cominciati su questi mercati possono rappresentare un’occasione di acquisto per un investitore di lungo termine. Nella seconda metà del 2003 tutti i mercati asiatici si normalizzarono completamente e la crescita rimase robusta durante l’anno successivo. L’indice MSCI Cina calò dell’8,6% dall’inizio fino al picco della pandemia di SARS del 2003 (picco di riferimento 25 marzo – 24 aprile 2003) e rimbalzò del 14,7% un mese dopo il picco e del 31% a 3 mesi, dato il contenimento del virus. L’indice MSCI Asia ex Japan aveva fino ad allora sottoperformato di circa l’11% rispetto al -3% registrato fino al 29 gennaio, ma recuperò la sottoperformance in 52 giorni. L’MSCI Asia ha rallentato un mese dopo il picco dell’infezione. Questa volta, secondo l’analisi di Gary Greenberg, Head of Global Emerging Markets di Hermes Investment Management, a la fase di normalizzazione potrebbe richiedere più tempo, ma adottando una prospettiva triennale, Cina, Taiwan e Hong Kong dovrebbero riprendersi e il prossimo mese dovrebbe offrire una buona opportunità di acquisto, mentre è meglio restare fuori dalla Tailandia. A favore delle azioni mercati emergenti in questa fase di mercato giocano anche i prezzi che sono più convenienti rispetto ai mercati globali in particolare nel settore tecnologico.
Per investire sui mercati emergenti con un’ottica di lungo termine, la scelta migliore è un fondo azionario specializzato su queste Borse (Categoria Morningstar: Azionari Paesi Emergenti)
La Top 5 dei fondi azionari Paesi emergenti
Prodotto | Rendimento 1y | Rendimento 3y |
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Morgan Stanley Emerging Leaders Equity AH EUR | 27,34% | 8,79% |
Capital Group Emerging Markets Growth Fund (LUX) Xd | 26,85% | 9,06% |
>Nordea 1 - Emerging Markets Focus Equity Fund Classe BP Eur | 23,34% | 11,47% |
Nordea 1 - Emerging Stars Equity Fund Classe BP Eur | 22,63% | 10,91% |
Lazard Developing Markets Equity Fund A Dist EUR | 21,32% | 8,85% |
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Note
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