La più grande indagine sul clima condotta dalla Nazioni Unite chiamata People’s Climate Vote su un campione di 1,2 milioni di persone in 50 Paesi – esclusa la Cina – mostra che sono gli under 18, che non votano, i più grandi sostenitori delle politiche climatiche.
I giovani della Gen Z delle principali nazioni inquinanti nel mondo sono i più convinti sostenitori del fatto che il riscaldamento globale sia un’emergenza. In particolare, nel Regno Unito e in Italia sono i più convinti del fatto che ci sia un’emergenza climatica, con l’86% degli intervistati sotto i 18 anni a sostenere l’idea.
A livello geografico in generale, i più attivi sono canadesi, tedeschi e australiani ma nella top 10 figurano anche giapponesi, sudafricani, americani, indonesiani, polacchi, indiani e russi. In particolare, secondo il risultato del People’s Climate Vote, il 69% delle persone di età inferiore a 18 anni ritiene che il cambiamento climatico sia un’emergenza, contro il 58% di coloro che hanno più di 60 anni. Guardando i risultati a livello globale, senza limitazione di età, il 64% degli intervistati ritiene che il riscaldamento globale sia un’emergenza e, di questi, il 59% ha affermato che è necessaria una risposta urgente.
Quali sono le soluzioni? Conservazione della terra e delle foreste, potenziamento dell’energia rinnovabile e utilizzo di tecniche agricole rispettose del clima, investire di più in business e lavoro green e aumentare tutte le forme di mobilità elettrica (auto, biciclette, bus) sono state risposte preferite ma in molti ritengono giusto far pagare alle aziende l’inquinamento che producono, soprattutto nei paesi ad alto reddito.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il 2020 è stato registrato come uno dei tre anni più caldi della storia.
La questione climatica è stata, inevitabilmente, al centro di tutti gli annunci degli ultimi mesi: dalle elezioni americane fino ai piani di stimolo green europei, agli impegni di carbon neutrality sottoscritti da parte delle principali compagnie petrolifere.
Secondo l’analisi di Coline Pavot, Head of ESG Research di La Financiere de l’Echiquier il ruolo dei gestori è quello di stimolare il cambiamento anche in quelle aziende che fino ad oggi si sono dimostrate meno favorevoli ai processi ESG come, per esempio, le compagnie petrolifere.
Secondo l’analisi di Pictet Asset Management, la crescente consapevolezza, l’innovazione tecnologica, il rapido calo dei costi e una legislazione sempre più severa in materia di lotta all’inquinamento dell’aria e al cambiamento climatico spingono le aziende che investono sul clima. Nel settore automotive, per esempio, è in atto una trasformazione senza precedenti verso mobilità elettrica e guida autonoma, che è guidata dagli standard europei per le emissioni di CO2 fissati al 2025 e al 2030 che non lasciano altra scelta se non l’elettrificazione dei veicoli su larga scala.
Per investire sulle aziende che hanno a cuore l’ambiente sul mercato italiano esistono fondi azionari specializzati in ecologia (Categoria Morningstar Azionari Settore Ecologia):
- BNP Paribas Energy Transition Classe N Eur Acc ha un rendimento del 144,3% nel 2020 secondo dati Morningstar (+12% da inizio 2021). Si tratta di un azionario globale che investe non solo in energie ma anche in materie prime ed è stato lanciato nel 2013. Il primo settore in portafoglio sono i beni industriali (35,5%). Gli Stati Uniti (44%) sono il Paese più pesante.
- Schroder Global Climate Change Equity Classe A USD ha un rendimento del 36,7% nel 2020 secondo dati Morningstar (+4,70% da inizio 2021). Si tratta di un azionario globale che investe in società che beneficeranno degli sforzi volti a contenere o limitare l’effetto delle variazioni climatiche globali. Il primo settore in portafoglio sono i beni industriali (39,4%). Gli Stati Uniti (38,7%) sono il Paese più pesante.
- Vontobel Clean Technology Classe B ha un rendimento del 27,7% nel 2020 secondo dati Morningstar (+4,25% da inizio 2021). Si tratta di un fondo azionario globale nato nel 2008 che si focalizza su beni industriali e tecnologie pulite investendo in energia e materie prime. Il 47% del portafoglio è investito in America.
- Mirova Europe Environmental Equity Fund classe R Dis ha un rendimento del 25,5% nel 2020 secondo dati Morningstar (+5,45% da inizio 2021). Si tratta di un fondo azionario globale nato nel 2013 che investe su società che svolgono attività volte principalmente a risolvere problematiche ambientali. Beni industriali e materie prime sono i primi settori in portafoglio. L’Europa euro e non euro vale il 71%.
- Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund Classe BP Eur ha un rendimento del 20,1% nel 2020 secondo dati Morningstar (+4,77% a gennaio 2021). Si tratta di un fondo azionario globale nato nel 2008 che investe su società che si prevede beneficeranno, direttamente o indirettamente, dell’evoluzione delle problematiche ambientali, tra cui i cambiamenti climatici. Beni industriali e materie prime sono i primi settori in portafoglio. Gli Stati Uniti con il 65% sono il primo mercato.
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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