Quando a novembre 2018 è stato siglato un percorso di intesa tra la Gran Bretagna e l’Unione europea in vista della Brexit attesa a marzo, in molti hanno pensato che il percorso non sarebbe stato senza ostacoli. E lo scetticismo è aumentato con il passare delle settimane e il profilarsi della scadenza del 21 gennaio, termine entro il quale il governo di Theresa May deve presentare i piani per gestire la situazione in caso di mancato accordo sulla Brexit. La ragione? La possibilità di un mancato accordo aumenta e tutti gli occhi sono puntati sul nuovo dibattito sull’accordo di novembre che i Comuni hanno in agenda dal 9 gennaio 2019 dopo il rinvio di metà dicembre 2018. Il voto di ratifica, secondo i piani del premier May, dovrebbe arrivare nella settimana del 14 gennaio, ma il percorso è davvero a ostacoli.

Secondo il consensus degli analisti di Bloomberg c’è un buon 50% di possibilità che il 29 marzo non ci sia nessun divorzio consensuale. C’è al momento solo un’intesa sui conti da pagare da pagare all’Unione europea, sui diritti dei cittadini e sulle relazioni future, ma non c’è chiarezza sul nodo del confine irlandese, che resterebbe aperto a tempo indeterminato. L’incertezza sulla conclusione della Brexit si ripercuote sui mercati, come ha ribadito la Banca Centrale Americana (FED) subito prima Natale quando, sfidando Donald Trump, ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto – il costo del denaro americano è ora fra il 2,25% e il 2,50% – rivendendo al ribasso le stime di crescita per gli Stati Uniti nel 2019 che dovrebbe attestarsi al +2,3% rispetto al +2,5% di settembre.

Tra le ragioni, c’è l’indebolimento della crescita globale e tra i rischi c’è la Brexit ma anche le trattative fra l’Italia e l’Ue. Secondo le stime della FED, in particolare, la Brexit non avrà un impatto così significativo sull’America, ma ha il potere di creare incertezza e aumentare la volatilità perché siamo di fronte a qualcosa che non è mai accaduto prima. «Nel corso degli ultimi mesi non abbiamo fatto mistero delle nostre preoccupazioni a proposito di una serie di ostacoli presenti sui mercati finanziari. La rotta presa dalla politica monetaria e commerciale statunitense, le tensioni tra la Commissione europea e la coalizione a capo dell’esecutivo italiano sul progetto di bilancio definitivo, senza tralasciare l’incertezza legata al percorso tortuoso della Brexit: tutti questi fattori sono in grado di influire significativamente sui rendimenti degli investitori nel medio periodo», ha detto Toby Nangle, Responsabile asset allocation globale e Responsabile multi-asset, EMEA di Columbia Threadneedle Investments. Ad essere più preoccupati sono gli investitori britannici che, secondo l’analisi di Karen Ward, Chief Market Strategist EMEA di J.P. Morgan Asset Management, si trovano di fronte a un grande enigma. «Una soluzione dell’attuale impasse causata dalla Brexit sarà positiva per l’economia, ma nel 2019 è destinata a comportare problemi per i Gilt e le azioni britanniche con vocazione internazionale» ha sottolineato Ward.

IDEE DI INVESTIMENTO

La domanda da farsi adesso è: cosa accade se la Gran Bretagna esce dall’Unione europea senza un accordo? La risposta istituzionale è che dal 29 marzo diventerà un cosiddetto “Paese terzo” che regola i propri rapporti con l’Unione sulla base delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La conseguenza per l’economia inglese sarebbe di un’impennata dei prezzi delle merci, una probabile svalutazione della sterlina almeno del 15% secondo gli analisti, una possibile perdita di circa 1 milione di posti di lavoro e di quasi il 6% dell’attuale PIL. Per un investitore europeo, la Brexit è uno spartiacque in una situazione non promettente, secondo l’analisi di Axa Investment Management, perché si intensificano i rischi per la politica europea. Le considerazioni da fare adesso sono:

  • Eventi come la Brexit sono una buona occasione per fare un check-up al portafoglio e bilanciare i pesi della componente valutaria, azionaria e obbligazionaria.
  • Da valutare una riduzione dell’esposizione del portafoglio verso la sterlina e se si scelgono aziende inglesi concentrarsi su quelle che hanno un potenziale di crescita a livello mondiale;
  • Vale sempre la regola di concentrarsi sui fondamentali delle aziende invece che sul flusso di notizie macroeconomiche e geopolitiche.

Per fare il check-up di portafoglio e scoprire come migliorare il tuo investimento in fondi visita il sito Online SIM.

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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