Dicono che Mark Zuckerberg abbia già messo gli occhi sul nuovo fenomeno editoriale che arriva dall’Europa. Si chiama Blendle, è una start up olandese che, a un anno dal lancio, conta già su 250 mila iscritti, due terzi dei quali under 35, e potrebbe aver trovato la formula miracolosa per vendere finalmente con profitto le notizie online.
Come? Con la stessa logica con cui si vendono i film, la musica o le app. Insomma, un sogno per molti editori, alla ricerca, finora vana, del modello di business vincente sulla rete, tra micropagamenti e paywall. E anche per Zuckerberg, il quale sta cercando di accreditare Facebook come fonte di notizie, grazie a accordi mirati con i grandi gruppi editoriali, il New York Times su tutti.
Un misto tra Netflix e Spotify delle news. Il caso Blendle fa discutere addetti ai lavori e anche grandi investitori, perché se l’idea fosse davvero quella giusta potrebbe trasformarsi presto in una macchina da soldi, esattamente come Facebook o Twitter.
Il New York Times e il colosso tedesco Axel Springer hanno già deciso di dare fiducia alla start up olandese che sembra essere riuscita laddove i colossi occidentali hanno fallito. Il funzionamento è molto simile a quello di iTunes: ci si iscrive con una quota tra i 10 e 30 centesimi di euro e si può leggere l’articolo che si vuole tra quelli pubblicati su tutte le testate che aderiscono al progetto. L’idea è così semplice da sembrare banale ed è venuta a un giornalista, Alexander Klopping, 27 anni, cofondatore del progetto che si è ispirato a Netflix, il provider di film online, e a Spotify, per ascoltare musica online, a pagamento se si sceglie la formula premium.
Il 70% degli incassi va agli editori. In pratica, è una piattaforma per accedere a tutti i giornali in maniera semplice, con una sola registrazione, un solo sistema di pagamento e, soprattutto, senza pubblicità. Per ora ci sono tutti i giornali olandesi, ma è cominciato lo sbarco all’estero in lingua inglese.
Gli introiti sono divisi non equamente: il 70% va agli editori, il 30% resta a Blendle. E il ritorno sembra essere interessante, visto che anche Wall Street Journal, Washington Post e The Economist hanno intenzione di unirsi all’avventura.
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