Prima di entrare in un argomento tanto discusso quanto complesso quale quello relativo alle criptovalute, credo sia necessario fare po’di luce su alcuni concetti generali legati alla genesi e alle finalità della moneta che sono imprescindibili se si vogliono comprendere le sue moderne evoluzioni in forma digitale. Innanzitutto l’invenzione dei soldi è qualcosa di relativamente recente se si considera che grandi civiltà del passato come gli Assiro-Babilonesi, gli Antichi Egizi o i Fenici non ne fecero uso praticamente per grandissima parte della loro millenaria storia.
Con il baratto si presentavano non pochi problemi, primo tra tutti la coincidenza dei bisogni, elemento indispensabile per iniziare lo scambio di qualsiasi merce.
Se qualcuno che avesse avuto delle uova da vendere incontrava qualcun altro con un maglione di lana, lo scambio a gennaio avrebbe avuto valori ben diversi rispetto allo stesso baratto nel mese di agosto. Inoltre la deperibilità delle uova rendeva necessario il loro smercio in tempi brevi che molto spesso non coincidevano con la produzione di beni complessi come una barca o un paio di stivali. Nonostante le citate difficoltà, questo tipo di commerci continuò ancora a lungo, finché qualcuno non iniziò ad utilizzare alcuni beni non deperibili e di forma standardizzata come moneta naturale.
Proprio da alcuni di queste mercanzie quali certe derrate alimentari come il grano, oppure alcuni animali da allevamento, derivano molti termini in uso ancora oggi per definire il denaro. “Capitale” da capo di bestiame, “pecunia” da pecora, “grano” per indicare il frumento usato negli scambi. Eppure l’idea di utilizzare metalli preziosi nella forma di piccoli dischetti circolari fu introdotta solo nel VI secolo A.C. in Lidia, attuale sud della Turchia.
Ma fu unicamente a partire dal III-II secolo A.C. che si sviluppò in gran parte del mondo ellenico e nel sud Italia. Pertanto sono passati solo 2400 anni da quando esiste il denaro come lo intendiamo noi oggi. Affinché una valuta possa chiamarsi tale è necessario che risponda a tutte e tre queste funzioni: mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto. Ricordatevi bene di questa definizione perché sarà lo spartiacque tra ciò che può essere considerato denaro e ciò che non lo è.
Dal 1971 con la fine degli accordi di Bretton Woods, la moneta che si poggiava in larga parte sul suo valore intrinseco, per lo più dell’oro e dell’argento che la componevano, iniziò ad essere coniata sempre più in maniera virtuale. A partire dagli anni ’70 si sviluppano nuove tecnologie informatiche che hanno reso possibile il passaggio di ingenti somme da un lato all’altro del pianeta quasi senza costi, permettendo la nascita di moltissime innovazioni finanziarie tra le più disparate e speculative. Infine, con l’avvento di internet e lo sviluppo degli smartphone e dei tablet le possibilità si sono moltiplicate a dismisura, ma la crisi del 2007-8 che fu sostanzialmente una crisi di fiducia, ha innescato un meccanismo ormai irreversibile. Il fallimento di Lehman Brothers ed il conseguente tracollo dei mercati finanziari, che ha messo in ginocchio gran parte dell’economia tradizionale, hanno sancito una perdita di fiducia profonda nel sistema bancario che ha creato terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di forme di monete complementari in formato digitale.
Bitcoin: nel mondo milioni di persone usano monete complementari
Il denaro è al centro delle nostre vite, il suo reperimento è diventato per molti una vera e propria ossessione; non è più un mezzo, uno strumento che agevola gli scambi, ma un fine. L’idea di una moneta complementare fuori dal controllo degli Stati e delle banche Centrali non è nuova. Basti pensare che in diverse epoche le monete alternative hanno contribuito alla tenuta delle economie locali durante le grandi crisi. Durante la Repubblica di Weimar negli anni ’20, in Germania furono emessi i “Notegelt”, biglietti fiduciari stampati da varie istituzioni come ad esempio banche locali, municipalità, aziende private o statali.
È nato invece nel 1934, in seguito al crac del 1929, il WIR Svizzero, creato da una rete di imprese come sistema di credito reciproco, che ancor oggi è una tra le monete alternative di maggior successo con 60 mila piccole e medie imprese che lo utilizzano.
Non stupisce quindi che le monete locali o complementari abbiano guadagnato nuovo appeal dopo la crisi finanziaria del 2008. Si calcola che oggi nel mondo siano circa 5.000. In Italia esistono diversi progetti, il più famoso è senz’altro il Sardex, nato in Sardegna nel 2009 e poi replicato in altre regioni con l’obiettivo di sostenere l’economia locale. Il risultato, però, è andato ben oltre restituendo un’idea di comunità perduta, di appartenenza al territorio, che in molti casi ha dato la possibilità ad un’azienda di salvarne un’altra dal fallimento. Ogni giorno nel mondo milioni e milioni di persone utilizzano monete complementari, digitali o con supporto cartaceo, per acquistare beni e servizi. Con questo sistema le aziende che ne accettano il pagamento possono aumentare il proprio volume produttivo, stimolare l’acquisto di beni e sostenere l’economia locale.
La vera domanda oggi è: qual è il valore intrinseco della moneta? qual è il vero potere di acquisto della moneta? La risposta è molto semplice: qualsiasi cosa che scambiamo per acquistare o vendere beni o servizi. Per valore o potere d’acquisto della moneta si intende la quantità di beni e servizi che con essa si possono scambiare. Il valore intrinseco di una moneta è il valore dello strumento usato come moneta, in passato il suo contenuto di metalli preziosi, oggi la sua sicurezza digitale e l’infrastruttura informatica che ne garantisce gli scambi. Proprio da queste riflessioni è nato nel 2009 il Bitcoin. Questa invenzione riunisce almeno 4 branche differenti di sapere molto specialistiche: la crittografia informatica, la teoria dei giochi, la macroeconomia e la teoria della moneta e l’informatica dei sistemi. Nessuna di queste 4 materie ad oggi è insegnata in maniera integrata e simultanea in nessuna università del mondo, per questo chi parla di questa materia, me incluso, non può che averne una conoscenza parziale o influenzata dal proprio background educativo. Ciò non toglie che la Blockchain ed il Bitcoin siano tra le più stupefacenti innovazioni nel campo finanziario/informatico degli ultimi anni.
Totalmente digitale, basato su una tecnologia innovativa e molto affidabile che consente transazioni online senza dover utilizzare banche o intermediari finanziari, anonimo e sicuro, il Bitcoin è decentralizzato, non controllato da alcuna autorità, e si basa su un sistema di rete peer-to-peer che utilizza i vari partecipanti che compiono le transazioni e le depositano nei wallet o portafogli virtuali per garantirne la sicurezza. La frazione del Bitcoin si chiama Satoshi, dal nome del suo sedicente fondatore, Satoshi Nakamoto, che potrebbe non essere una persona fisica ma uno pseudonimo per celare un gruppo di programmatori legati a qualche misterioso centro di interessi. Qualunque sia la vera origine e l’obiettivo di questa innovazione è indubbio che si tratti di una delle invenzioni di maggior rilevanza degli ultimi anni. Sulla scorta di questo successo ne sono sorte molte altre, con differenti valori di scambio.
Ad oggi se ne contano più di 100 basate su algoritmi certificati e molto sofisticati. Il valore di una criptovaluta dipende da diversi fattori: molto importante è la quantità di transazioni e di depositi. Negli ultimi mesi se ne è parlato molto soprattutto per i balzi vertiginosi del Bitcoin e dell’Ethereum, le due criptovalute più scambiate e conosciute, che hanno raggiunto livelli altissimi. E proprio queste fluttuazioni ci riportano alla definizione di moneta dell’inizio del mio articolo. È possibile considerare denaro uno strumento digitale che ha variazioni anche del 100% al mese? La risposta è sicuramente no. In tal caso nessuna delle 3 definizioni di moneta viene rispettata. Unità di conto: come si può scambiare un oggetto che ha un determinato valore con una moneta che un paio di settimane dopo vale il 50% in più o in meno di oggi? Mezzo di scambio: Decisamente no, oppure con enormi limitazioni vista l’impossibilità di far coincidere i valori durante lo scambio. Infine è possibile che diventi riserva di valore uno strumento che incorpora così tanta volatilità? La verità è che le criptovalute, in assenza di un regolatore serio che ne garantisca la stabilità e la ripetibilità delle transazioni, restano in balia di avidi speculatori o peggio ancora di criminali senza scrupoli che le utilizzano solo per la riservatezza negli scambi che garantiscono consentendo loro ogni tipo di scambio illecito senza alcun controllo da parte delle autorità di polizia.
Come sempre accade anche la più grande invenzione al mondo se non è controllata e regolamentata può trasformarsi in un pericolo pubblico. Concludo dicendo che il denaro è un mezzo e non un fine, simbolo di energia creativa legata al lavoro ed alla produttività umana. Le nuove tecnologie, utilizzando lo spazio virtuale, sono sostanzialmente infinite così come l’energia creativa dell’uomo. Per cui infinito potrebbe diventare il denaro così generato, slegato finalmente dallo sfruttamento delle risorse del nostro pianeta, che invece hanno limiti invalicabili non più sostenibili ai tassi attuali di crescita. La speranza è che le criptovalute possano soddisfare questa aspettativa di crescita infinita in un mondo finito. Per parafrasare il filosofo Plauto: «Le cose in cui non speriamo accadono nel mondo molto più spesso di quelle in cui speriamo».
Note
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