La finanza comportamentale, o behavioral finance, è un valido aiuto per gli investitori in un momento di grande volatilità e incertezza per i mercati finanziari e per l’economia reale. Seguire le regole della finanza comportamentale aiuta a controllare le emozioni e ad adottare modelli decisionali che portino a non distruggere ricchezza, buttando all’aria portafogli di investimento impostati per essere redditizi nel lungo periodo.
Tutti vogliono essere sicuri che le decisioni di investimento prese abbiano l’impatto atteso in base all’obiettivo e al rischio. Ma perché questo avvenga bisogna essere sicuri dell’architettura scelta all’inizio. La behavioral finance parte proprio da qui, dal concetto di architettura dell’investimento, affermando che tutti possono diventare bravi architetti a patto di saper controllare le emozioni, ricordandosi che anche non decidere è una scelta giusta in alcune fasi di mercato.
Che cos’è la finanza comportamentale
Per arrivare alla pratica bisogna prima di tutto conoscere la teoria. La finanza comportamentale abbina psicologia ed economia ed è una scienza con oltre 50 anni di storia. I primi ad occuparsene sono stati gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky che per primi sono arrivati a definire la teoria della perdita del punto di riferimento che valse all’esperto di neuroscienze Kahneman il premio Nobel per l’economia nel 2002. La teoria di Kahneman fa perno sulla naturale avversione al rischio dell’uomo che ci fa scegliere la cosa sicura in ogni occasione, non solo di investimento, e che difficilmente ci fa cambiare idea se non troviamo una spiegazione certa che arrivi dopo un’attenta riflessione. Se poi consideriamo che le perdite in portafoglio sono più dolorose dei guadagni è facile capire perché le emozioni diventino il principale motore delle scelte in tempi di grande volatilità. Guadagni e perdite come, ci insegna Kahneman, secondo la Prospect Theory sono valutati secondo il punto di riferimento che ogni investitore ha scelto all’inizio.
Come non cadere in trappola? Una strada la fornisce Richard Thaler che ha compiuto un passo in avanti rispetto a Kahneman e Tversky, e per le sue teorie ha vinto il premio Nobel delle scienze economiche nel 2017. Thaler ha reinterpretato la teoria del punto di riferimento mostrando l’importanza delle scelte quando si tratta di economia, sia che si parli di lavoro, sia che si tratti di investimento. Secondo la sua teoria il punto di riferimento è, ovviamente, soggettivo per ciascuno e da questo dipende la scelta di lavorare di più, e guadagnare in proporzione di più, o accontentarsi. Sui mercati finanziari il meccanismo non è diverso, ma c’è una componente in più a disturbare le scelte: si tratta della variabile emotiva, che Thaler chiama mental accounting, ovvero contabilità cerebrale, che muove le persone a vendere nel momento sbagliato. Se a questo poi aggiungiamo che, spesso, le persone preferiscono rimandare la decisione di investire a tempi migliori, abbiamo il quadro di come Thaler abbia dimostrato che la psiche umana influenza il funzionamento dei mercati.
In pratica, secondo la finanza comportamentale, gli investimenti finanziari, le oscillazioni dei prezzi delle azioni e perfino le crisi finanziarie sono frutto delle scelte delle persone e, spesso, sono irrazionali. In un momento come questo, dopo la doccia fredda sui mercati, e consapevoli che l’incertezza durerà ancora a lungo, seguendo la teoria di Thaler l’unica vera arma di difesa è il realismo che deve portare a verificare la bontà della propria architettura di investimento, rimettendo mano al portafoglio solo se serve ad essere coerenti con i propri obiettivi di investimento di lungo termine e il proprio grado di rischio.
Farsi guidare dalla finanza comportamentale negli investimenti
Passando dalla teoria alla pratica, la finanza comportamentale dà una serie di indicazioni che possono aiutare gli investitori a tenere la barra dritta anche quando sul mare dei mercati finanziari c’è la tempesta. Partiamo dall’ipotesi che i mercati azionari sono efficienti: dal momento che tutti gli investitori hanno le stesse informazioni e analizzano i dati nello stesso modo, le loro previsioni dovrebbero essere identiche o simili. Pertanto, secondo la teoria, non è possibile produrre rendimenti che battono costantemente il mercato poiché i prezzi di mercato riflettono tutte le informazioni note in un dato momento e l’unico modo in cui gli investitori possono generare rendimenti da mercato è attraverso l’acquisto di investimenti più rischiosi.
In realtà molti investitori battono costantemente il mercato per periodi molto lunghi. L’esempio più famoso di tutti, è il gruppo di investimento Berkshire Hathaway di Warren Buffett, il teorizzatore del “compra e aspetta”. Quindi, dato che è chiaramente possibile battere il mercato e costantemente, come si può fare? È qui che entra in gioco la finanza comportamentale che cerca di spiegare i movimenti del mercato azionario esaminando le emozioni e il comportamento degli investitori cercando di mettere in luce soprattutto gli errori che gli investitori tendono a ripetere ogni volta che si presenta una situazione di choc sui mercati. La conoscenza di come e perché si commettono tali errori attraverso una certa comprensione della finanza comportamentale ci consente di prevenirli in futuro evitando le cosiddette “trappole della mente”.
Vediamo quali sono i comportamenti più comuni sui mercati finanziari che inducono a compiere errori e diventano trappole:
- L’eccesso di fiducia. in cui cadono più spesso gli investitori esperti colpevoli di riporre troppa fiducia nelle proprie capacità di previsione. L’eccesso di fiducia implica che gli individui sopravvalutino le proprie conoscenze o abilità. Gli investitori troppo fiduciosi difficilmente imparano dai propri errori in quanto non li vedono come un pregiudizio che influenza il loro processo decisionale. In altre parole sono ciechi ai propri fallimenti e, quindi, probabilmente ripeteranno i propri errori.
- Ancoraggio e adattamento. In questo caso gli investitori si innamorano della decisione iniziale che diventa l’ancora. Una volta gettata sul fondale l’ancora diventa il punto di riferimento da cui non staccarsi mai, adattando ad essa tutte le decisioni successive di investimento. Anche in questo caso, levare l’ancora avendo la capacità di capire che il punto di riferimento iniziale può essere spostato avanti o indietro vuol dire non restare in trappola.
- Dipendenza dalla cornice. La tolleranza al rischio degli investitori cambia con la direzione generale del mercato. Pertanto, gli investitori sono eccessivamente cauti in un mercato in calo e troppo fiduciosi quando le cose vanno bene. La lezione di Buffett dice di fare sempre il contrario: “Avere paura quando gli altri sono avidi e avidi quando gli altri sono paurosi”. Naturalmente, molti investitori fanno esattamente il contrario.
- Effetto morso del serpente. La tendenza a lasciarsi condizionare per le scelte future dagli eventi negativi del passato. Quando il portafoglio è in perdita si è soggetti al cosiddetto morso del serpente in cui di solito cadono le persone più sensibili e caratterizzate da una maggiore propensione al rimpianto di fronte a una perdita.
- Effetto disposizione, cioè la tendenza a vendere troppo presto gli investimenti in guadagno e a tenere troppo a lungo quelli in perdita, che generalmente si accentua durante periodi di crisi e di mancanza di fiducia a livello macroeconomico.
In che modo un investitore può superare queste trappole? La strada è una sola: l’autodisciplina e l’adesione all’architettura di investimento avendo bene in mente il proprio grado di tolleranza al rischio facendo un’attenta analisi di tre variabili ad esso collegate:
- Valutazione del rischio. Bisogna comprendere che il rischio è strettamente collegato al rendimento e se un asset – azione, obbligazione e così via – esprime un rendimento al di sopra della media di mercato è per definizione più rischioso.
- Quantificazione del rischio. La domanda da porsi è: qual è il prezzo che sono disposto a pagare per ottenere un rendimento del proprio investimento superiore alla media? In sostanza, le aspettative di rendimento devono essere realistiche dall’inizio e in base a queste va definita quanta parte del proprio patrimonio investire.
- Tolleranza al rischio. Per capire quanto si è disposti a correre un rischio per guadagnare investendo bisogna misurare prima di tutto quanto si è capaci a sopportare una perdita. Più si è disposti ad accettare che l’investimento fatto non consegua il risultato atteso e più si è disposti a rischiare.
In definitiva, la finanza comportamentale offre un metodo valido per sviluppare i propri criteri quantitativi per prendere le decisioni nel modo più obiettivo possibile. Questo approccio richiede anche l’accettazione nel lasciare andare alcuni investimenti che erano considerati infallibili, nel restare fermi quando non è il momento di agire, e soprattutto nel tenere lontane le emozioni dal processo decisionale. Tutti commettiamo errori di investimento. Accettarli, imparare da loro e cercare di prevenire il loro ripetersi è la base della finanza comportamentale e aiuta ad evitare di distruggere ricchezza.
Per valutare il rischio di portafoglio e bilanciare nella maniera migliore gli asset su cui investire (azioni, obbligazioni, liquidità), questo è il momento ideale per scoprire i vantaggi di un portafoglio modello ben equilibrato.
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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