É arrivata la svolta storica della Banca centrale europea (BCE) che ha annunciato un rialzo di 25 punti il 21 luglio 2022. Questo con un ulteriore rialzo: l’ipotesi è di 50 punti base a settembre. Il rialzo unito al dato dell’inflazione americana, arrivata sopra l’8% ai massimi da 40 anni, ha fatto aumentare l’avversione al rischio sui mercati e ha travolto le Borse.
La ragione? La BCE ha comunicato un processo di normalizzazione dei tassi dai toni piuttosto aggressivo sulla scia di stime di inflazione superiore al 2%. Ai mercati non è piaciuta l’ulteriore riduzione della crescita economica al 2,1% (dal 2,3%) nel 2023. L’attesa è compatibile con un’inflazione che nel 2022 si dovrebbe fermare al 6,8% per poi scendere al 3,5% nel 2023.
Quali sono state le conseguenze?
- Sul fronte obbligazionario, oltre alla salita dei tassi con il Bund ormai prossimo all’1,5%, abbiamo visto un allargamento degli spread che ha colpito soprattutto il Btp che è arrivato sopra il 3,8% di rendimento con uno spread sopra i 230 punti base.
- Sul fronte azionario i mercati hanno reagito con una brusca flessione per i timori di un eccessivo inasprimento delle politiche monetarie a detrimento di crescita e consumi con un impatto diretto sui multipli aziendali.
I punti chiavi per gli investitori
Sono tanti i dubbi del mercato sulla manovra della BCE che arriva in un contesto economico in rallentamento. Vediamo quali sono i punti chiave per un investitore secondo le analisi di Abrdn, AcomeA, Pictet Asset Management, Schroders, Federated Hermes, Candriam, Carmignac, Ersel:
- Il livello di inflazione atteso dalla BCE è eccessivo: in media si attendono un’inflazione a fine 2023 intorno al 4,7% circa.
- I mercati vedono una BCE dalle idee confuse perché accanto all’innalzamento dei tassi è arrivata anche la fine dei programmi di sostegno all’economia (acquisto di obbligazioni, sostegno ai finanziamenti delle banche verso le imprese).
- Ambiguità sul messaggio, il rischio di una politica più restrittiva. Dopo il primo rialzo a luglio, la BCE ha lasciato intendere di voler alzare i tassi fino a 75 punti base entro settembre 2022 per portare il tasso sui depositi (-0.50%) in territorio positivo. L’obiettivo è un tasso neutrale ma il messaggio non è netto e c’è il timore di un ulteriore inasprimento della politica monetaria.
- Il ritorno del rischio politico. È ancora presto, ma con le elezioni, considerate cruciali, che si terranno l’anno prossimo in Italia, Spagna e Grecia, il rischio politico potrebbe tornare a interferire con il modo in cui la BCE deve impostare la politica monetaria.
- Il contesto operativo nei prossimi mesi sarà di una volatilità costante e nessuno sa quanto possa durare. La prudenza è d’obbligo, l’indicazione è farsi guidare dai fondamentali.
Ascolta il podcast che fa il punto della settimana a cura di Patrizia Ferro del Team Financial Advisory di Ersel.
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Note
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