Vi ricordate di quando c’era il timore che scoppiasse una nuova bolla tecnologica? Era giugno, poco più di un trimestre fa. A lanciare la bomba tecnologica sul mercato era stata una ricerca di Goldman Sachs preoccupata dei prezzi alle stelle sul Nasdaq raggiunti dai titoli di settore. Da allora i prezzi non hai smesso di salire e il dibattito si è spostato su altro: sulla politica di Trump, per esempio, e sulle chance che la sua riforma fiscale possa passare al Congresso e dare una spinta all’economia; ma c’è anche un altro aspetti importante: il mercato ora sembra credere che la crescita costante e una basso livello di inflazione possano tranquillamente coesistere. La ragione? È proprio la rivoluzione tecnologica che ha generato piattaforme su servizi che fino a ieri avevano un costo decisamente superiore, a tal punto da incidere per sempre sulla dinamica dei prezzi e delle crescita.
Se si guarda all’America il dato è evidente: ultimi due trimestri, secondo quanto riporta Bloomberg, la crescita è stata superiore al 3%, anche tenendo conto dei gravissimi danni ambientali provocati dagli uragani, la ripresa del reddito del reddito della classe media è cominciata, mentre i prezzi di base per le spese di consumo personale è scesa al 1,3%. Questo significa che la produttività americana è ripresa e copre ambiti diversi rispetto al passato. Un esempio è Waymo, l’unità di Alphabet che si occupa di guida autonoma e fa capo a Google, che è talmente avanti con la tecnologia da potersi permettere quello che è stato definito il livello 5 di guida autonoma, ovvero il massimo, con test su strade vere e pubbliche, utilizzando modelli Fiat Chrysler e l’obiettivo di lanciare nei primi mesi del 2018 uno specifico servizio di trasporto “on demand” a guida autonoma nella zona di Phoenix (Arizona).
A fare concorrenza a Waymo ci sono già Uber e Lyft che hanno annunciato servizi analoghi a riprova che i business figli della tecnologia come quelli di Google, Amazon, Facebook e Apple hanno cambiato la manera di produrre e consumare e sono diventati principali depositari delle informazioni che ci riguardano e delle attività quotidiane. Amazon, per fare un esempio, non è più solo un rivenditore online di libri low cost, ma è ormai un’azienda leader nell’intelligenza artificiale e nella logistica, anche grazie alle consegne con droni, oltre che un enorme supermercato che punta sui prodotti biologici, con una strategia di business mirata ai consumi geografici e l’obiettivo di diventare monopolista in un modo diverso. Cosa significa? Una volta era normale che un monopolista controllasse i prezzi e si guardasse bene da farli scendere. Adesso è esattamente il contrario: si compete su prezzi al ribasso.
IDEE DI INVESTIMENTO
Le aziende tecnologiche hanno dimostrato che il loro modello radicale di prezzi bassi, quote di mercato elevata e una continua ricerca per migliorare la qualità li manterrà profittevoli per molto tempo a venire. E sono forse il pezzo mancante per spiegare l’attuale scenario definito dagli economisti “Goldilocks Economy”. «Siamo in una fase caratterizzata da crescita, bassa inflazione, bassi tassi di interesse, bassa disoccupazione», ha sottolineato Alfonso Maglio, responsabile Ufficio studi di Marzotto Sim. «Un mondo quindi “quasi” teoricamente perfetto per investire con serenità, ma bisogna stare attenti a non sottovalutare il rischio». Secondo l’analisi di Marzotto Sim è proprio qui il punto critico: portafogli apparentemente diversificati sono, come non mai, esposti ad un movimento negativo delle principali classi di investimento che potrebbero avere tra loro una elevata correlazione. Cosa fare? Una possibilità è trovare asset realmente decorrelati rispetto alla maggiore parte degli asset del proprio portafoglio, come l’investimento in oro.
Non c’è dubbio, però, che il mercato stia finalmente vedendo che la tecnologia mantiene alcune delle sue promesse economiche ed è uno scenario più che positivo. «Osservando le valutazioni dei tecnologici, ci accorgiamo che molti dei giganti di questo comparto stanno crescendo rapidamente, attirando così valutazioni più elevate», ha detto William Davies, Responsabile Azionario Globale di Columbia Threadneedle Investments e gestore del fondo Threadneedle Global Select. «Ma se riteniamo che da qualche parte esista il rischio di ulteriori tecnologie dirompenti, non possiamo essere certi che questi giganti mantengano gli stessi flussi di liquidità anche tra cinque o dieci anni, perché non sappiamo se quella tecnologia specifica esisterà ancora in futuro, né quale sarà il contesto normativo».
- Fidelity Global Technology Fund Classe E (acc) rende il 23,1% da novembre 2012 a novembre 2017 (+19,21% da gennaio a novembre 2017). Il fondo è gestito da HyunHo Sohn e ha come obiettivo società che hanno sviluppato o svilupperanno prodotti, processi produttivi o servizi direttamente o indirettamente legati all’evoluzione della tecnologia. È investito all’87,9% in tecnologia e l’America è il primo mercato (69%). Alphabet e Intel sono tra i primi cinque titoli in portafoglio.
- Threadneedle (Lux) – Global Technology Class ZU rende il 24,75% da novembre 2012 a novembre 2017 (+26,32% da gennaio a novembre 2017). Il fondo è gestito da Paul Wick e investe almeno due terzi del proprio patrimonio in azioni di società con attività in tecnologia e in società legate alla tecnologia in tutto il mondo. È investito al 91% in tecnologia e l’America è il primo mercato (89%). Apple e Micron Technology sono tra i primi cinque titoli in portafoglio.
- Polar Capital Global Technology Fund rende il 23,84% da novembre 2012 a novembre 2017 (+35,88% da gennaio a novembre 2017). Il fondo è gestito da Nick Evans e investe nel lungo periodo in un portafoglio diversificato a livello mondiale di società tecnologiche. È investito all’83,1% in tecnologia e l’America è il primo mercato (71%). Facebook e Alphabet sono tra i primi cinque titoli in portafoglio.
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