Quando le luci dei Giochi Olimpici di Rio si accenderanno il 5 agosto 2016, Mark Mobius ci sarà. Il guru dei mercati emergenti, executive chairman di Templeton Emerging Markets Group (gruppo Franklin Templeton Investments) è stato uno dei pochi a insistere sulle potenzialità del Brasile e del suo mercato, quando anche i più temerari si tiravano indietro.
Mobius anche oggi ripete: “Ci siamo stati e ci siamo: pensiamo che le opportunità siano enormi, il Paese è progredito eccome se si pensa che nel 1990 l’inflazione era al 2000%”. Adesso l’inflazione è intorno al 7% (era al 10,7% nel 2015) e il consensus degli analisti, secondo dati Bloomberg, ipotizza che il livello dei prezzi possa scendere al 5,4% nel 2017.
A stupire però non è tanto la ripresa del Paese che corre verso le Olimpiadi quanto il record assoluto della Borsa brasiliana, la migliore del mondo da inizio anno trainata proprio dai titoli delle aziende coinvolte nello scandalo corruzione che ha travolto il Governo di Dilma Rousseff. Proprio sui guai di Dilma aveva puntato un anno fa Mobius prendendo la strada giusta. E adesso? Per il gestore di Templeton il vento non è cambiato, anzi. Quando le luci dei Giochi di Rio si spegneranno è atteso il processo di impeachment per Dilma e il momento di incertezza è di nuovo quello giusto per investire sul Paese.
Wall Street crede nella svolta del Brasile nel 2017
Wall Street crede a una svolta decisa del Brasile nel 2017 che starà anche vivendo la peggiore recessione economica dal 1930 ma, oltre al record della Borsa, può contare anche sulla valuta più forte del mondo in questo momento: il real si è apprezzato del 17% contro dollaro da inizio anno. I grandi gestori americani hanno puntato forte sulla crisi politica, anche se non hanno completamente escluso un ritorno del leader spodestato Dilma Rousseff, e non si aspettano miracoli dal suo vice presidente Michel Temer, che sarà il presidente ufficiale una volta che l’impeachment sarà finito. Non sono affatto escluse nuove elezioni che potrebbero arrivare entro fine anno.
Attualmente, il tasso di interesse del Brasile si attesta al 14,25% (era al 7% nel 2013), mentre il rendimento dei titoli a dieci anni è di circa 12,25% e attrae i capitali esteri in cerca di rendimento sulle obbligazioni spingendo il rendimento dei fondi. Non a caso, i migliori fondi obbligazionari al momento sono GIF Brazil Bond E EUR (+44% da gennao) e Aberdeen Global Brazil Bond (+31,6% da gennaio) entrambi specializzati nei titoli carioca. La spirale al rialzo dei tassi è stata innescata dalla banca centrale brasiliana che voleva combattere l’inflazione. Se, come dicono le previsioni, l’indice dei prezzi sta andando in discesa, ora la banca centrale si troverà a dover fare fronte alle richieste da parte delle imprese di tagliare i tassi per stimolare l’economia, rendendo i bond meno redditizi.
IDEE DI INVESTIMENTO
I money manager hanno visto nel processo di estromissione di Dilma il segnale di una nuova spinta per il Paese e, ironicamente, le aziende che sono state viziate da scandali di corruzione che stanno conducendo il rally. Il Bovespa è cresciuto del 25% da inizio anno, mentre aziende coinvolte nelle indagini, una decina con il gigante petrolifero Petrobras e la più grande centrale elettrica brasiliana Eletrobras in testa, hanno guadagnato il 41%. E non a caso i fondi azionari specializzati sul Brasile sono al secondo posto per rendimento da inizio anno dopo i fondi che puntano sui metalli preziosi.
Ecco dove investono i migliori tre da gennaio a luglio 2016:
- Deutsche Invest I Brazilian Equities LC rende il 56,30% da gennaio 2016 ed è gestito da Florian Tanzer e Luiz Ribeiro. Il primo settore in portafoglio è la finanza (41%) seguito dai beni di consumo (19%).
- Hsbc Gif Brazil Bond Classe E Eur rende il 53,39% da gennaio 2016 ed è gestito da Lee Ray. Il primo settore in portafoglio è la finanza (30,86%), seguono i beni di consumo difensivi (20,77%).
- Aberdeen Global Brazil Equity Fund A2 rende il 52,53% da gennaio 2016. La finanza è al primo posto (28,9%) mentre i beni di consumo difensivi e ciclici sono il secondo settore in portafoglio entrambi con un peso del 19%.
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